Daniele Capezzone per “la Verità”
A colloquio con La Stampa, Giuseppe Conte sfoggia uno stile tardodemocristiano: negare, attenuare, smussare, diluire, nella speranza che nel frattempo le sabbie mobili della politica provvedano a inghiottire il conflitto politico.
Ecco un esempio della melina contiana: «Dobbiamo raccogliere tutte le istanze, ed è quello che stiamo facendo. Ci confronteremo e troveremo la formula per rinforzare questa azione di governo e per rilanciarla, anche in base alle priorità condivise». E ancora, altra fuffa: «Completeremo questo confronto con le forze politiche alla luce del sole, in piena trasparenza e chiarezza nei confronti dei cittadini».
GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
Traduzione: palla lunga, lasciamo trascorrere il tempo, e così sarà più facile smontare le (vere o presunte) trappole renziane. Un giorno un retroscena sul rischio di scioglimento delle Camere per spaventare i peones, un altro giorno uno spiffero dal Quirinale per dire no alla sostituzione dei ministri maggiori, un altro giorno ancora i dati drammatici del Covid, e fatalmente il tentativo di disarcionare Conte risulterà depotenziato. Questo il calcolo di Palazzo Chigi.
Senonché, nelle pieghe del colloquio con il quotidiano torinese, Conte non si è trattenuto fino in fondo, e, in tema di servizi segreti, ha infilato un paio di risposte che non pochi, nella sua stessa maggioranza, hanno trovato provocatorie. Ricordiamo l' antefatto: in particolare Matteo Renzi si era fatto portavoce di un diffuso malumore per l' intenzione di Conte di dar vita a un «istituto di cybersicurezza», in prima battuta ipoteticamente presieduto pro tempore dallo stesso Conte. Fin troppo chiaro il timore dei suoi critici: un premier che già da anni ha tenuto per sé la delega sui servizi punterebbe a estendere nel tempo la sua influenza sull' intelligence.
alessandro pansa
Nell' intervista, Conte un po' nega e un po' rifila un calcio negli stinchi al Pd, chiamando in causa il governo presieduto da Paolo Gentiloni: «Non scherziamo, per favore. Ho sentito parlare di "fondazione cibernetica di Conte". Bene, approfitto per chiarire che intanto non è un mio disegno ma è un progetto elaborato dal governo Gentiloni che era rimasto nel cassetto. Io l' ho recuperato solo perché in questi giorni si sta approvando una proposta di regolamento europeo che entrerà in vigore prima dell' estate e darà solo sei mesi ai Paesi membri per dotarsi di una struttura per la sicurezza cibernetica. Ma attenzione, qui stiamo parlando di ricerca, non di intelligence che è cosa totalmente diversa. [] L' aspetto operativo, cioè la difesa dagli attacchi cibernetici, non c' entra nulla».
conte vecchione
Dopo di che, in questo caso in veste di avvocato di sé stesso, Conte ha proseguito l' autodifesa: «Ho preso quella vecchia proposta rimasta nel cassetto e anzi l' ho resa persino più "istituzionale" perché nella versione originaria era una fondazione di diritto privato, mentre nella mia versione è una struttura in cui non c' è solo il rappresentante del presidente del Consiglio, ma anche dei ministri del comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Economia, Giustizia, Difesa, Interni, Esteri, Sviluppo) a cui abbiamo aggiunto anche i rappresentanti del ministro dell' Innovazione tecnologica e dell' Università. Anche questo testo, che non a caso ho voluto togliere dalla legge di stabilità, sarà sottoposto al Parlamento, ai partiti di maggioranza e di opposizione, in piena trasparenza come sempre».
giuseppe conte gennaro vecchione 1
E qui il premier mescola elementi veri e particolari che non pochi potranno invece contestargli. È vero che il progetto risaliva al gabinetto Gentiloni e a un' intuizione dell' allora capo del Dis Alessandro Pansa. Ma stavolta lo spirito di condivisione deve averlo visto solo Conte: in considerazione del fatto che un po' tutti sembrano essere stati tenuti all' oscuro o informati in extremis (Copasir incluso). Per il resto, che Conte tolga il tema dal tavolo della manovra non è una sua gentile concessione, ma una necessità politica, dopo che l' incendio è divampato. E che debba sottoporre il testo alle Camere è una necessità costituzionale, non certo un atto di cortesia.