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    “INVITAI TINA TURNER NELLA MIA SUITE, MI PORSE LE LABBRA E IO SPARAI TRE COLPI DI PISTOLA IN ARIA" – ADRIANO ARAGOZZINI RACCONTA LA STORIA D'AMORE CON LA TIGRE DEL ROCK: “POTEVA ESSERE UNA STORIA DA UNA BOTTA E VIA, È DURATA DUE ANNI. INSIEME CI SIAMO FATTI UN SACCO DI RISATE. UNA VOLTA ENTRA IN CAMERA UN FIGLIO SUO E DI IKE, NERISSIMO. IO ERO A LETTO E MI SONO VERGOGNATO, E LEI MI SPIEGA: "GLI HO DETTO CHE…”


     
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    Estratto dell'articolo di Marinella Venegoni per “la Stampa”

     

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    Della storia d'amore con Tina Turner si sapeva. Adriano Aragozzini, sulfureo patron del Festival di Sanremo a cavallo fra gli ‘80 e i ‘90, l'aveva raccontata nella sua autobiografia del 2017, «Questa sera canto io». Ma adesso che Tina se n'è andata, Adriano sommerso di telefonate ha la voce rotta dal pianto, e anche i più scettici si debbono arrendere a un racconto lungo e dettagliato, e alla memoria prodigiosa di questo indomito quasi ottantacinquenne che fu manager, fra i ‘70 e i ‘90, di tutto il mondo della musica che contava: da Modugno a Gino Paoli, da Tenco a Patty Pravo, più la Lollobrigida.

     

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    Intanto, caro Adriano, siamo sicuri che Tina Turner sarebbe contenta delle sue rivelazioni?

    «Ci siamo sentiti prima che scrivessi il libro, le raccontai e dissi che avevo questo progetto. E lei rispose: "ma certo, scrivilo" con una risatina. Era di una simpatia straordinaria, spiritosa, con la battuta sempre pronta. Insieme ci siamo fatti un sacco di risate. Spesso gli artisti vengono dipinti come non sono: anche Luigi Tenco era una persona affabile, un uomo di scherzi e sorrisi. Diventava serio solo quando doveva conquistare una donna: si metteva cupo in un angolo e loro correvano».

     

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    Come l'aveva conosciuta?

    «A metà dei ‘70 scritturai Ike&Tina Turner per l'Italia, versai il 50 per cento del dovuto ma all'ultimo minuto non vennero. Successe una seconda volta: finché, mentre sono a New York, scopro che fanno un concerto al Waldorf Astoria e la sua agenzia - memore dei bidoni - mi dà un posto in prima fila. All'ora dello show, Tina esce sul palco e dice: "Ike sta male, il concerto non si farà". Mi portano dietro le quinte, me la presentano, le racconto la storia, le do il mio biglietto da visita e le dico: "Quando sarai sola ti scritturerò". Nel ‘75, sempre a New York, un lunedì mi chiama il manager: "Tina mi dice di dirle che giovedì debutta a Las Vegas da sola". Vado e resto basito: era una forza della natura, in miniabito, con 4 ballerine e coriste pazzesche. Al party dopo lo show mi abbraccia e mi dice: "Hai visto che mi sono ricordata?"».

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    Poi lei la scrittura, e Tina viene finalmente in tour in Italia

    «Era il ‘77, apriva al Covo di Santa Margherita poi Carpi. Successone ma io non ci vado perché ho da fare. Chiede di me, mi manda a dire che se non vado ad ascoltarla a Rimini non canta. Vado, lei ordina la cena sulla terrazza di camera sua. Dico: mi autorizzi a fare una pazzia? Lei pensa che voglia baciarla e invece io tiro fuori la rivoltella e sparo tre colpi in aria. Paura, poi risate, poi: "Ma perché porti la pistola?"».

     

    E ormai l'amore che si prende il suo spazio.

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    «Ci rivediamo la sera dopo a Roma, andiamo a cena a Trastevere, mi abbraccia e mi accarezza la schiena. Poteva essere un one shot, è durata due anni. Mesi dopo mi chiama da Londra e io vado: e lì nasce la storia vera, dice che mi vuole per il suo compleanno a Los Angeles. Ci vado, le porto un gioiello antico meraviglioso. Viveva in una villa tutta di cristallo, in camera aveva un Buddha enorme e mi dice che era appena diventata buddista. Il mattino dopo entra in camera un figlio suo e di Ike, nerissimo. Io ero a letto e mi sono vergognato, e lei mi spiega: "Gli ho detto che mi sono innamorata, e lui è tutto contento".

    (...)

     

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    Finito l'amore, ma non l'amicizia.

    «Quando veniva in Italia la incontravo sempre. Mi mandò una foto della casa di Zurigo, un villone circondato da un muro enorme. Mi disse che il marito era una persona straordinaria. È vero: molto carino, poco tedesco. Proprio lui me l'ha passata al telefono qualche tempo fa, ma non parlava quasi. Stava già molto male, aveva un sacco di problemi ai polmoni, ai reni, l'ictus. Aveva di tutto».

     

    E qui la voce si spezza. Al telefono dalla sua villa di Palombara Sabina il prode Aragozzini tace, poi riprende quasi parlando a se stesso: «Non avrei mai pensato dopo tanti anni di provare un simile dolore».

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