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(ANSA) - I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere (per uno agli arresti domiciliari), emessa dal GIP del Tribunale del capoluogo pugliese, su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di cinque soggetti ritenuti responsabili, quattro, di "induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ai danni di persona tossicodipendente" e il quinto di "detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti".
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Le indagini, coordinate da questa Procura della Repubblica, nascono dalla denuncia di scomparsa presentata, nel mese di novembre dello scorso anno, dalla madre di una studentessa, poco più che ventenne, che aveva raccontato ai Carabinieri di temere per l'incolumità della figlia e di essere preoccupata del fatto che potesse essere stata costretta a prostituirsi da persone poco raccomandabili con cui si accompagnava. Il giorno successivo, però, le ricerche erano state sciolte, perché la figlia si era messa in contatto con la madre, rassicurandola che andava tutto bene.
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Ma il racconto della donna era rimasto impresso ai militari dell'Arma che hanno voluto vedere chiaro sulle reali condizioni della giovane. Il segnale d'allarme, che confermava i timori della madre, è avvenuto a dicembre, quando i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Bari hanno visto, nei pressi della stazione ferroviaria di Bari, a bordo di un'autovettura in sosta, la ragazza in compagnia di un giovane.
Quest'ultimo ha riferito di averla incontrata dopo aver risposto a un annuncio di incontri pubblicato su una piattaforma web e, per potersi appartare con lei per un'ora e mezza, di aver pagato la somma di 120 euro a un uomo. A questo punto, sotto la direzione di questa Procura della Repubblica, sono partite le investigazioni, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri mediante pedinamenti, attività tecniche e raccolta di dichiarazioni testimoniali.
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E' emerso che uno degli indagati, 25anni, approfittando dei sentimenti che la giovane provava nei suoi confronti, l'avrebbe ridotta in uno stato di assoggettamento e, convivendo con lei, l'avrebbe indotta a prostituirsi in varie località delle province Bari, Bat e Brindisi. Le indagini hanno documentato che il giovane aveva pubblicato su una piattaforma web diversi annunci diretti a procacciare clienti alla "propria fidanzata", con i quali prendeva accordi diretti sulle modalità di tempo, di luogo e per il prezzo della prestazione.
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Da quanto emerso dall'attività investigativa, il giovane gestiva personalmente questi guadagni che utilizzava per le proprie esigenze di tossicodipendente, lasciando la ragazza, anche lei con problemi di droga, priva di sostentamento alimentare, tanto da spingerla a ulteriori prestazioni per potersi garantire l'acquisto di cibo e inducendola a prostituirsi anche a notte fonda. Questo stato di cose è continuato per mesi, anche quando si è scoperto che la giovane era rimasta incinta.