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    IL GOVERNO VA A PUTTANE – ARRIVA LA PROPOSTA DI LEGGE DELLA LEGA DI RIAPRIRE LE CASE CHIUSE. COSA NE PENSANO I 5 STELLE? IN PASSATO I GRILLINI HANNO PRECISATO CHE IL TEMA NON È STATO INSERITO NEL CONTRATTO DI GOVERNO MA LA BASE PENTASTELLATA LA PENSA COME IL CARROCCIO – I SENATORI LEGHISTI SOTTOLINEANO GLI "INTROITI" DERIVANTI DALLA "TASSAZIONE" DELLE PROSTITUTE REGOLARIZZATE...


     
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    Salvatore Dama per “Libero quotidiano”

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    Se si spaccano anche su questo tema, i Cinquestelle potrebbero accusare la Lega di mandare tutto a puttane. E per una volta avrebbero ragione. Perché di questo si tratta: il Carroccio rispolvera una vecchia idea che ciclicamente finisce al centro del dibattito, la riapertura delle case chiuse. Matteo Salvini è un sostenitore della proposta. Alla Camera c' è un' iniziativa di legge leghista per l' esercizio domestico della prostituzione. Ora ne arriva una analoga anche al Senato.

     

    Cosa ne pensano i Cinquestelle? Già in passato i grillini hanno precisato che il tema non è stato inserito nel contratto di governo. Dunque non è una priorità del governo. La base pentastellata, però, ha dimostrato di pensarla come il leader leghista. Nel 2016, tra le prime leggi votate dai simpatizzanti attraverso la piattaforma Rousseau c' era proprio il via libera alla riapertura delle case di tolleranza.

    CLIENTI E PROSTITUTE NEI BORDELLI ANNI CINQUANTA CLIENTI E PROSTITUTE NEI BORDELLI ANNI CINQUANTA

     

     

    Insomma, l' argomento potrebbe attrarre più consenso in Parlamento di quello che si pensi. Facendo leva su questa sensazione, il senatore Gianfranco Rufa lo scorso 7 febbraio ha presentato il suo disegno di legge per chiedere la legalizzazione della prostituzione. «Si tratta», ha spiegato all' Adnkronos il firmatario della proposta, «di una battaglia storica della Lega, che ha promosso questa iniziativa più volte nelle ultime legislature». Il ddl, che reca «disposizioni in materia di disciplina dell' esercizio della prostituzione», risponde, secondo Rufa, a un' esigenza di «decoro civile e morale».

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    Ripristinare la marchetta «è un gesto di civiltà nei confronti delle prostitute che si trovano per strada, per il decoro e l' immagine delle stesse strade», precisa il senatore leghista, che sottolinea anche una questione non secondaria, ovvero gli «introiti» derivanti dalla «tassazione» delle prostitute regolarizzate.

     

    PRECEDENTE «È l' ennesima volta che presentiamo questa legge: questo significa che ci crediamo». Il testo del disegno di legge, spiega ancora Rufa, «ricalca» quello a prima firma Bitonci presentato alla Camera il 5 aprile dell' anno scorso. La proposta abroga i primi due articoli della legge Merlin e prevede il via libera all' esercizio della prostituzione nelle abitazioni private (vietandolo «in luoghi pubblici o aperti al pubblico»), con l' istituzione presso la questura di un registro a cui sono tenute a iscriversi tutte le persone interessate a esercitare il mestiere.

     

    È punito con una multa da mille a diecimila euro chiunque eserciti la prostituzione in luogo pubblico e chiunque ricorra alle prestazioni sessuali delle prostitute che esercitano in strada.

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    Vengono inoltre inasprite le sanzioni per chi compie atti sessuali con un minore in cambio di denaro e per chi si macchia del reato di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.

     

    LA SALUTE La proposta di legge leghista prevede pure interventi «di carattere preventivo e sanitario». Chiunque eserciti la prostituzione è tenuto a «sottoporsi ad accertamenti sanitari ogni sei mesi e a esibire, a richiesta dell' autorità sanitaria o di polizia, l' ultima certificazione sanitaria ottenuta». Inoltre «chiunque eserciti la prostituzione è tenuto a interromperne l' esercizio nell' ipotesi di accertamento positivo di patologie a trasmissione sessuale».

     

    Infine c' è la parte fiscale: «I redditi derivanti dall' esercizio della prostituzione sono soggetti a un' imposta sostitutiva delle imposte sui redditi determinata con decreto del ministro dell' Economia e delle finanze, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge».

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