Felice Cavallaro per il "Corriere della Sera"
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Hanno impiegato vent' anni per costruire e attivare il monoblocco di Villa Sofia, ma nella nuova area del vecchissimo ospedale palermitano l' ascensore dedicato ai pazienti in barella si sarebbe arrestato ieri per 15 minuti ritardando un intervento operatorio concluso con la morte di una donna di 62 anni, Giuseppa Gambino, arrivata poco prima colpita da infarto e sottoposta a coronarografia.
Un' affannata corsa domenicale per salvarla quella dei parenti ora infuriati contro medici e amministratori di Villa Sofia perché convinti che il tempo perduto in ascensore sia stato fatale. Di qui la denuncia ai carabinieri in servizio al pronto soccorso, poi l' intervento della magistratura e la decisione di procedere al sequestro della cartella clinica e, forse, all' autopsia, come sarà deciso in giornata.
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È un' altra tegola che s' abbatte su un ospedale dove il cattivo funzionamento degli ascensori è sempre stato considerato il male minore, nel caos di tante insufficienze, delle attese infinite al triage, delle liti fra parenti, medici e infermieri.
Ma stavolta nemmeno il direttore sanitario Pietro Greco riesce a spiegarsi cosa sia potuto accadere nel trasferimento della paziente fra l' ottavo e il settimo piano: «La signora è arrivata in ospedale dopo che da tre giorni stava male. Inviata per i primi esami in Cardiologia all' ottavo piano ed evidenziata la grave condizione del cuore, è stato deciso di procedere ad altri accertamenti, al piano di sotto...».
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Ma l' ascensore sarebbe stato risucchiato fino al secondo sotterraneo, bloccato al piano -2, per poi risalire al settimo. «Roba comunque di pochi minuti», minimizza Greco, convinto che non si sia arrivati al quarto d' ora ipotizzato nella denuncia dal fratello della paziente.
Quest' ultimo avrebbe riferito di avere appreso da uno dei medici per il momento senza nome per la cronaca che il cattivo funzionamento dell' ascensore era ben noto a tutti. Particolare fondamentale, ma non confermato dal direttore sanitario: «Si tratta di ascensori dedicati utilizzati solo dal personale.
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E per questo non ci spieghiamo perché si sia verificato il ritardo. Ma analizzeremo anche questo...» dice, annunciando la nomina di una commissione interna che dovrebbe indagare sui tempi impiegati per le cure, compreso il trasferimento in ascensore.
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Infinito lo sconforto dei familiari che avevano atteso per un' ora davanti alla sala operatoria l' esito di un complesso intervento infine effettuato dopo quel ritardo.
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Attesa culminata nella notizia del decesso, ripetevano sbigottiti ieri sera, raccolti fino alla chiusura della camera mortuaria attorno al corpo senza vita della signora Pina, come tanti chiamavano la donna che con la sua drammatica fine rilancia il tema della malasanità in un ospedale con vecchi reparti dove ascensori fatiscenti e spesso con cartelli «fuori servizio» costringono malati e parenti a ripiegare sulle scale.
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