Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
dario franceschini foto di bacco (1)
Li ha vissuti quasi tutti i tentativi falliti di riformare la Costituzione. Ma stavolta Dario Franceschini pensa che potrebbe non finire come le altre volte. Quando ricostruisce i precedenti in cui i partiti provarono a modificare la Carta, conclude con un cenno autobiografico: «Mi sono fatto vecchio».
È un modo per strappare il sorriso ai compagni del Pd che stanno ad ascoltarlo, è un inciso che prelude al cuore del suo ragionamento: «Noi non possiamo dire solo no» alla mossa di Giorgia Meloni, che ha aperto questa nuova stagione di riforme in Parlamento. Al riparo da dibattiti pubblici, il dirigente dem riflette sullo scenario politico che si svilupperà nel corso della legislatura.
Franceschini resta convinto che la maggioranza terminerà il mandato. E partendo da questo presupposto, retoricamente si domanda se la premier faccia sul serio o se la sua sortita sia un espediente destinato ad essere accantonato.
DARIO FRANCESCHINI ELLY SCHLEIN GATTOPARDO MEME BY SARX88
[…] Meloni non ha molti margini di azione sulla politica economica, vincolata com’è dai conti pubblici e dai parametri imposti da Bruxelles. Allo stesso modo sulla politica europea, […] . E allora per lasciare un’impronta nel suo passaggio di governo le restano le riforme costituzionali. Insomma, fa sul serio.
Ma siccome il progetto che ha presentato «è troppo brutto per essere vero», vuol dire che dietro quel foglio «pasticciato» se ne nasconde un altro, bianco e pronto per essere usato in una logica di mediazione «anche» con pezzi delle opposizioni. La scrittura del testo definitivo quindi avverrà più avanti e per allora il Pd non potrà limitarsi a una logica di resistenza.
ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI
Anche perché alla forza che sprigiona il messaggio semplice della premier — quel «vogliamo dare agli italiani il potere di scegliere da chi farsi governare» — «non si può opporre solo la difesa del parlamentarismo».
[…] Perciò «più avanti» i democratici dovranno uscire allo scoperto. «Dopo le Europee», secondo Franceschini, quando si sarà posata la polvere dello scontro elettorale, che oggi impedisce di dialogare e mette in tensione anche il centrodestra: c’è Forza Italia che chiede infatti di portare avanti contestualmente la riforma della giustizia, c’è la Lega che rivendica le norme sull’Autonomia...
[…] Le parole dell’ex ministro della Cultura alimentano la discussione nelle riunioni. E c’è chi pensa sia necessario che Elly Schlein attivi il canale di interlocuzione che ha con la presidente del Consiglio: se parla (giustamente) di leggi a tutela delle donne, può parlare anche di materia costituzionale.
Non è dato sapere se sia già in corso un dialogo tra Palazzo Chigi e il Nazareno sull’argomento […]. Ma è importante che in futuro avvenga. Anche perché una simile iniziativa garantirebbe al Pd di ritrovare la centralità perduta. Darebbe fondamento allo slogan della segretaria, secondo la quale «l’alternativa di governo siamo noi».
giuseppe conte dario franceschini
E consentirebbe ai dem di rompere l’assedio di Giuseppe Conte, che fa e dice tutto e il suo contrario contando sulla memoria da «pesciolino rosso» dell’elettorato, che il giorno dopo dimentica quanto ha sentito il giorno prima. «Un segno dei tempi» che rende l’idea del tempo che tocca vivere nel Palazzo.
Al termine di ogni discussione Franceschini si raccomanda: teme che un dibattito anticipato nel partito irrigidisca le posizioni. Ma è convinto che il Pd sulle riforme non possa dire solo no, «perché se si innescasse un braccio di ferro con il centrodestra, loro potrebbero intestardirsi e andare fino in fondo con questa porcheria che chiamano premierato. E sarebbe un disastro per il sistema istituzionale del Paese».