Autostrade, Conte: Proposta da parte di Aspi o pronti a revoca
(LaPresse) - La vicenda Autostrade "si trascina da troppo tempo. Ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati. Quindi o arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a La Stampa. Quando? "Entro questo fine settimana", ha risposto il premier.
1 – La Consulta: lecito estromettere Aspi dalla ricostruzione a Genova
CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
Giovanni Negri per “il Sole 24 Ore”
In una giornata caratterizzata dalle polemiche per l' affidamento ad Autostrade della gestione del nuovo Ponte di Genova, almeno fino alla revoca della concessione, arriva a sera il comunicato della Corte costituzionale che considera legittima l' esclusione della società da tutta l' opera di costruzione. Una decisione che complica certo il percorso per chi, all' interno della maggioranza, punta ancora a un accordo con Aspi.
PAOLA DE MICHELI GIUSEPPE CONTE
Le motivazioni saranno depositate solo tra qualche tempo, ma intanto la Consulta fa sapere che la decisione del Governo di non affidare ad Aspi la ricostruzione del Ponte Morandi si giustifica per l' eccezionale gravità della situazione, tale da spingere l' Esecutivo, in via precauzionale, a non coinvolgere nei lavori proprio la società che era incaricata della manutenzione del Ponte stesso.
Ne trae soddisfazione il premier Giuseppe Conte che, dalla Spagna, fa sapere come la sentenza della Consulta «ci conforta sulla piena legittimità della soluzione normativa che a suo tempo venne elaborata dal Governo». Gli fa eco il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per il quale «la Consulta ci ha dato ragione, non era illegittimo estromettere i Benetton dalla ricostruzione del Ponte di Genova. Adesso pensiamo a fare giustizia per le famiglie delle 43 vittime».
LUIGI DI MAIO ATLANTIA
Ieri sul tavolo della Corte erano approdate le questioni sollevate dal Tar della Liguria su numerose disposizioni del decreto legge n. 109 del 2018 (Decreto Genova) emanato dopo il crollo del Ponte Morandi. Il decreto ha affidato a un commissario straordinario le attività di demolizione integrale e ricostruzione del Ponte, oltre all' espropriazione delle aree interessate.
Inoltre, al commissario è stato affidato il compito di individuare le imprese affidatarie, impedendogli di rivolgersi alla concessionaria Aspi e alle società da lei controllate o a lei collegate. Infine, il decreto impugnato ha obbligato Aspi a sostenere tutti i costi relativi, sia sul fronte della ricostruzione sia su quello degli espropri.
giuseppe conte paola de micheli
La Corte ha giudicato infondate le questioni sollevate sull' esclusione di Autostrade dalla procedura negoziata per la selezione delle imprese cui affidare l' operazione di ricostruzione e inammissibili quelle sull' obbligo di farsi carico di tutte le spese.
Di diverso avviso era stato il Tar che, con una raffica di ordinanze, aveva messo nel mirino una serie di elementi del Decreto Genova. In particolare, a venire contestata era stata la tenuta giuridica delle ragioni alla base dell' esclusione di Aspi, il decreto infatti metteva in evidenza come non si poteva escludere una forma di responsabilità della società concessionaria nel disastro del 14 agosto del 2018 e andasse di conseguenza evitato «un ulteriore indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali».
nuovo ponte genova 2
Ragioni che al Tar erano sembrate in conflitto con il parametro di ragionevolezza cristallizzato nell' articolo 3 della Costituzione: «Infatti, l' enunciata impossibilità di escludere che all' origine dell' evento si collochi un grave inadempimento della concessionaria autostradale non equivale ad affermare che la stessa sia responsabile in relazione al mancato assolvimento degli obblighi di manutenzione idonei, in ipotesi, ad evitare il crollo dell' infrastruttura».
nuovo ponte genova 1
L' esclusione in altre parole sarebbe stata fondata non tanto sull' accertata responsabilità per il crollo del viadotto del Polcevera, ma su una semplice ipotesi, fondata sulla «non certa irresponsabilità» della società.
crollo ponte morandi genova foto lapresse
Tanto più grave la scelta poi, sostenevano le ordinanze di rinvio, a tenere conto che il Governo ha imposto alla concessionaria di finanziare l' intervento di ripristino, senza predeterminare alcun parametro quantitativo al riguardo e senza prevedere la restituzione delle somme versate, nel caso la responsabilità per il crollo del ponte dovesse essere esclusa.
2 – «Una giusta precauzione»
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
L' estromissione di Autostrade per l' Italia dalla demolizione dei resti e dalla ricostruzione del ponte Morandi è legittima perché decisa in una situazione di «eccezionale gravità».
luciana lamorgese paola de micheli giuseppe conte luigi di maio
Il governo che varò il «Decreto Genova» il 28 settembre 2018, a un mese e mezzo dalla tragedia, e il Parlamento che lo convertì in legge il successivo 16 novembre, scelsero «in via precauzionale di non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del ponte stesso»; e questo secondo la Corte costituzionale rende valida quella decisione.
Il verdetto è arrivato ieri sera dopo un' intera giornata di discussione; prima nell' aula del quinto piano del palazzo della Consulta attrezzata per le udienze «in presenza», con tutte le garanzie dettate dall' emergenza Covid, e poi in una camera di consiglio durata meno di due ore. In sostanza i giudici costituzionali hanno ritenuto che il legislatore, nell' immediatezza, si sia mosso come in autotutela escludendo chi, in quanto «manutentore» della struttura, poteva avere responsabilità nel suo cedimento.
luigi di maio alla commemorazione del crollo del ponte morandi 1
Senza violare i principi di ragionevolezza, né le garanzie sul «giusto processo» e a difesa della libertà imprenditoriale e di concorrenza. In attesa della sentenza che sarà depositata nelle prossime settimane, il comunicato emesso dalla Corte lascia intendere che hanno fatto breccia le ragioni esposte dall' Avvocatura dello Stato a difesa della legge, contro le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale amministrativo regionale della Liguria al quale si era rivolta proprio Aspi, la concessionaria Autostrade per l' Italia.
crollo ponte morandi genova foto lapresse 3
Tutto lecito perché «il principio della responsabilità oggettiva esiste», aveva spiegato l' avvocato Vincenzo Nunziata per conto del governo: «La presunzione della colpa in capo al custode di un bene in assenza di cause di forza maggiore è prevista dal codice civile», e nel caso del ponte Morandi il «custode» era proprio Aspi, l' ente societario con il quale il 14 agosto 2018 s' è rotto il rapporto fiduciario.
Perché secondo il legale del governo, la tragedia di due anni fa non ha colpito solo le persone e le famiglie convolte, bensì lo Stato in quanto tale; è stata compromessa la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni rivelatesi incapaci di garantire la sicurezza della circolazione. Di qui la decisione di tagliare fuori Aspi dalla ricostruzione, in base a norme eccezionali varate per fare presto. Assicurandosi però di fare bene.
LUIGI DI MAIO SCAMBIA IL PONTE DI RIPAFRATTA A PISA CON IL VIADOTTO MORANDI
Anche questo aspetto contestavano gli avvocati di Autostrade e quelli della società Pavimental, ammessa a presentare un' offerta ma senza possibilità di aggiudicarsi l' appalto perché controllata proprio da Aspi (in parte direttamente, e per il resto attraverso Atlantia): l' ente concessionario, in quanto tale, avrebbe potuto fare meglio di altri il lavoro. «Non a caso il collaudo e la gestione della nuova struttura sono stati affidati ad Aspi», ha spiegato l' avvocata Luisa Torchia.
Ma a parte ciò, gli «sconfitti» lamentavano molte violazioni nell' esclusione dalla trattativa privata (con l' obbligo, però, di risarcire gli espropriati e pagare le spese della nuova opera). «In nome dello stato d' emergenza non si può azzerare lo Stato di diritto», aveva ammonito il professor Massimo Luciani. E negli atti del collegio difensivo c' erano toni molto duri sui presunti diritti conculcati dal Decreto Genova: «Norme con intento punitivo», dettate da «retorica politica e ad uso mediatico»; in sintesi: «Un monumento all' inciviltà giuridica».
GIUSEPPE CONTE ALL INAUGURAZIONE DEL PONTE DI GENOVA
I legali di Aspi, come il Tar della Liguria, lamentavano un' anticipazione del giudizio sulle cause e le responsabilità del crollo: «Il legislatore s' è sostituto al giudice, imponendo norme afflittive sulla base di una presunzione di colpevolezza e spazzando via tutte le garanzie». Un giudizio sommario e anticipato, senza contraddittorio e senza garanzie. Ma, ha replicato l' Avvocatura dello Stato, Aspi non era un passante capitato per caso sul ponte. Il fatto che avesse degli obblighi, che sia indagata nell' inchiesta penale e «non possa nemmeno avvicinarsi» ai resti del ponte sequestrati dalla magistratura, ha inciso sull' estromissione.
crollo ponte morandi genova foto lapresse 2
Al pari della situazione di emergenza creatasi con il crollo. Il momento di «eccezionale gravità» in cui la politica ha fatto le proprie scelte si è rivelato determinante: sia su quelle decisioni sia sulla loro legittimità costituzionale certificata ora dalla Corte.