È uscito "Consigli per essere un bravo immigrato" di Elvira Mujcic: qui l' autrice italo-bosniaca ci spiega, con ironia, il senso del libro.
Elvira Mujcic
Se un giorno ci trovassimo davanti a una giuria e la nostra sorte dipendesse da come sappiamo raccontare la nostra vita? Se il diritto a ottenere documenti validi per un'esistenza legale fosse determinato da quanto la storia che raccontiamo risulta convincente? D'accordo, sembra un gioco orwelliano o peggio un episodio di una serie tv distopica, invece accade esattamente questo a chi riesce, dopo un tortuoso e lungo percorso, ad arrivare in Italia e fare domanda di asilo o protezione internazionale.
La Commissione territoriale è uno degli ultimi ostacoli nell'Odissea di un migrante e la richiesta che gli pone è quanto di più vicino alla letteratura ci sia oggigiorno. Tuttavia non è subito chiaro l' intento letterario, poiché l' iter è ingarbugliato in una lingua, il burocratese, che svilisce, disumanizza e soprattutto distorce.
migranti sul gommone
In questa lingua fantascientifica, la vita dell' essere umano prende il nome di modulo C3 ; la narrazione di sé è sinonimo di audizione con sfumature tendenti a un interrogatorio; e l' esito finale di questo gioco può essere di riconoscimento o di diniego. Che bella parola "riconoscimento", alcuni antropologi la propongono in sostituzione alla più spinosa "identità", e che conquista rara ottenere che il proprio vissuto venga ascoltato, visto, protetto. Decisamente meno entusiasmante ricevere l' etichetta di "diniegato" oppure "negativo".
Elvira Mujcic
Ma se le vite dei migranti sono un genere letterario, quali sono i criteri, le aspettative e gli stereotipi da rispettare affinché la storia possa funzionare? Sì, funzionare, perché non è con la verità che si ottengono i documenti, bensì con alcuni ingredienti ed espedienti narrativi imprescindibili, poiché unicamente alcuni tipi di vicende possono ottenere la protezione, però si chiede a tutti di presentarsi all' audizione e dunque cosa fare se non si ha avuto la fortuna di avere una vita abbastanza devastante da meritarsi l' Europa?
Nessuna paura, basterà spostare un pochino la realtà per farla aderire a un' idea e tenere a mente una serie di indicazioni per partecipare alla gara e, se si è nati sotto la buona stella, vincere una bella protezione internazionale.
migranti sul gommone verso la sea eye
- Il clima che domina l' audizione è all' insegna del sospetto, tutti bugiardi fino a prova contraria. Si ascolta con l' intento di frugare, sconquassare, verificare e smontare.
- La credibilità si basa su una serie di apparenze e idee su come dovrebbe essere un immigrato (non mettere su peso: non si sono mai visti profughi paffutelli; non vestirsi bene, non mostrarsi troppo resilienti).
- Si pretende che il migrante sia contemporaneamente il testimone e lo storico della propria esperienza; non basta che abbia vissuto, deve anche essere un osservatore attento che guarda agli eventi in modo distaccato e li riporti alla Commissione con la neutralità di un cronista di Rai Storia, riducendo biografie fatte di mappe caotiche e deviazioni a un racconto logico e lineare.
- La sua vita deve essere drammatica, costellata di morti e torture.
migranti
- La guerra è il tema migliore, vanno bene anche le persecuzioni per motivi politici e di orientamento sessuale.
- Tutto deve essere verificabile, se i rapporti delle organizzazioni internazionali certificano che c' è una persecuzione omosessuale in Nigeria, allora c' è, altrimenti no.
- La povertà no, non è un tema vincente, il diritto alla mobilità e al viaggio invece è senza ombra di dubbio un tema perdente.
- Sarebbe bene fornire un prova inconfutabile: il certificato medico, quasi certo il successo se attesta le ferite fisiche, mentre quelle interiori sono ingannevoli e difficilmente verificabili.
migranti climatici
- Il tono e lo stile devono essere adeguati, evitare ogni accenno di ironia e di leggerezza, non sono le risate ciò che ci si aspetta da chi è scampato alla morte.
Infine non c' è che da restare in attesa, ci vuole pazienza, la rabbia no, non è civile.
Resistere, in apnea, senza mai perdere di vista l' obiettivo e la convinzione che il riconoscimento dei documenti permetterà di smettere i panni di un modulo C3 e tornare alle sembianze umane.