Francesco Verderami per il Corriere della Sera - Estratti
meloni gentiloni
«Sono impegnato fino a novembre del 2024». Prima o poi Paolo Gentiloni deciderà di adottare questa frase come messaggio della sua segreteria telefonica, perché non fa che ripeterla a ogni interlocutore che lo chiama per invitarlo a tornare. C’è chi lo vedrebbe bene come segretario del Pd, chi lo preferirebbe come federatore del futuro centro-sinistra (rigorosamente col trattino)
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Gentiloni oggi è considerato una sorta di «attaccatutto», il mastice necessario a incollare i pezzi di ciò che era e non è più, l’adesivo con il quale mettere insieme le speranze di tornare a Palazzo Chigi e tenere ancora il Quirinale.
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schlein gentiloni
E non è solo un problema di timing a rendere Gentiloni sospettoso, c’è anche il fatto che conosce il suo mondo e di quel mondo non si fida. Intanto nel Pd i segretari durano quanto i gatti in tangenziale, eppoi per quel ruolo — in caso di flop elettorale — si scalda già Stefano Bonaccini, che da presidente del partito gestirebbe il «dopo Schlein» fino al congresso.
È da vedere se una sconfitta porterebbe alle dimissioni l’attuale leader, che almeno una cosa la ripete sempre con chiarezza: «Il mio mandato dura quattro anni». Ma il punto non è questo: stavolta una debacle nelle urne non si risolverebbe con un semplice cambio di leader. Stavolta — come spiega un dirigente dem — «ci sarebbe il rischio concreto di una scissione del Pd».
PAOLO GENTILONI - URSULA VON DER LEYEN - THIERRY BRETON
In ogni caso Gentiloni non intende immischiarsi. L’aveva già spiegato prima dell’estate, quando smentì le voci di una sua candidatura alle Europee e si capì a cosa ambiva dopo l’esperienza a Bruxelles.
L’ex premier ha un altro profilo, quello del frontman che potrebbe rappresentare un’alleanza eterogenea. Come fece Romano Prodi ai tempi dell’Unione. Il Professore, che preferisce non dire in pubblico ciò che pensa in privato dell’attuale segretaria, conosce le caratteristiche di Gentiloni. Negli anni bruxellesi si è costruito un sistema di relazioni internazionali adatte al ruolo di premier: «E dopo aver attaccato l’inadeguatezza di Giorgia Meloni — sottolinea una fonte dem — il centro-sinistra non potrebbe copiare il centrodestra». Un benservito alle ambizioni di Elly Schlein. Anche perché il commissario europeo garantirebbe in Italia quella parte di imprenditoria legata al Pd e che è disorientata dalla linea radical della segretaria.
PAOLO GENTILONI URSULA VON DER LEYEN FRANS TIMMERMANS
Ecco a cosa servirebbe «l'attaccatutto». E proprio le aspettative del mondo industriale hanno indotto un pezzo di mondo politico ad amplificare le voci su un imminente ritorno in campo di Gentiloni. Voci sfruttate dai riformisti dem per esercitare pressioni su Schlein e imporle correzioni di rotta sul referendum contro il jobs act, sul conflitto ucraino e sugli investimenti nella Difesa. Anche per evitare di farsi strumentalizzare, l’ex premier resta due passi indietro, sebbene i suoi sostenitori lo proiettino fin d’ora verso scenari nazionali, sperando di accompagnarlo in ultimo anche al Quirinale.
MARIO DRAGHI PAOLO GENTILONI MATTEO RENZI MARIO MONTI UGO ZAMPETTI AL FUNERALE DI SILVIO BERLUSCONI
Come sottolinea un autorevole esponente dem, «la suggestione su Gentiloni rende l’idea della crisi del Pd e della ricerca già in atto di una alternativa. Però è tutto prematuro. E il rischio è che così si bruci il nome di Paolo».
«Paolo» però è in corsa, e gli attacchi di Meloni sono stati una (volontaria) investitura del commissario europeo, che di fatto ha già assunto il ruolo di competitor. La volontà di rimanere «impegnato fino a novembre del 2024» non smentisce ma accredita le voci: sia nella prospettiva che la legislatura si completi, sia che si vada a elezioni anticipate, arriverà il momento dell’«attaccatutto».
PAOLO GENTILONI PAOLO GENTILONI AL FESTIVAL DELL ECONOMIA DI TRENTO paolo gentiloni fedele confalonieri clemente mastella