Ernesto Menicucci per “il Messaggero”
Alle sei della sera, quando il sole sta per tramontare, l'unica Raggi visibile in Campidoglio è una sua sosia, reginetta della protesta delle femministe contro la sindaca. Lei invece, Virginia, è nel suo studio con affaccio sui Fori, davanti ad un manipolo di fedelissimi: gli avvocati che la difendono, lo staff nella forma più ristretta.
VIRGINIA RAGGI E LORENZO BAGNACANI
Gli audio dell'ormai ex ad di Ama Lorenzo Bagnacani sono in circolo sul web da circa tre ore e il timore che aleggia nello studio, e nelle stanze del Campidoglio, è uno solo: «Quanti altri audio verranno resi noti? E quali? Li possono utilizzare?», chiede la sindaca ai legali. Il fatto che i suoi colloqui con il manager della municipalizzata dei rifiuti fossero registrati, infatti, non la coglie di sorpresa.
Nè lei e neppure quelli del cerchio magico: «Lo sapevamo tutti che Bagnacani registrava con il suo I-pad: spesso li faceva sentire anche quei colloqui». Il problema, però, sotto la coltre del «va tutto bene», è capire quali file sono in possesso della Procura e anche della stampa.
VIRGINIA RAGGI ROMA FUORI CONTROLLO
L'IMBARAZZO M5S
Perché è evidente che, nel Movimento Cinque Stelle romano e nazionale, sembra di essere tornati ai primi mesi del mandato Raggi: lì erano le chat a preoccupare sindaca ed entourage, oggi è cambiato solo il supporto digitale.
Una ripetitività di situazione che imbarazza i vertici nazionali grillini, che ieri non si sono certo sperticati in difese della sindaca. Ufficiosamente, la vicenda viene bollata con «è una cavolata, il nulla», ma Luigi Di Maio con i suoi ha reagito quasi con un moto di stizza: «Con la Raggi è sempre così...», l'hanno sentito dire.
E, nel corso del pomeriggio, capo politico e sindaca si sono scambiati una serie di messaggi: «Com'è questa vicenda di Ama?», la domanda di Di Maio. «Riguarda il bilancio non approvato», la risposta. Per i pentastellati il tema era una chiaro: «Ma su Siri possiamo continuare ad attaccare?».
VIRGINIA RAGGI
Il rischio-boomerang era dietro l'angolo. Da oggi, i cinquestelle sono spiegano «tra l' attesa e l' irritazione». Gli esponenti pentastellati di spicco sono alla finestra: «Quell' audio è illegittimo ragiona uno di loro poi si vedranno gli sviluppi. Su questa vicenda non c' è un' indagine, se poi ci fosse si vedrà il da farsi». Raggi, con i consiglieri di maggioranza, tace.
LE CHAT INTERNE
Nessun intervento nelle chat interne, nè su questo, né su altri argomenti. Le opposizioni, Pd e FdI, chiedono che vada in aula a riferire, tre consigliere dem occupano simbolicamente l' aula Giulio Cesare, il presidente facente funzioni Enrico Stefàno (che ha preso il posto dell' arrestato Marcello De Vito) chiude un occhio e neppure le espelle dall' aula.
virginia raggi
Riti stanchi, di una stanca politica romana, dove certe scene con attori, protagonisti e ruoli diversi si ripetono da oltre un decennio. Virginia, al suo tavolo, prepara la strategia difensiva. Lei, e i suoi legali, si affrettano a far sapere: «La sindaca non è indagata». E ad alcuni consiglieri viene un dubbio: «Ma ci sono stati contatti con la Procura?».
Lei studia cosa dire, per quando andrà la sera a Piazza Pulita e per i giorni successivi.
L' imbarazzo, comunque, è tangibile. Anche per il linguaggio che emerge da quei colloqui: «Sì, ho detto delle parolacce perché sono incazz...», si sfoga Raggi su Fb. Mentre sul resto, la linea difensiva ripetuta anche ad alcuni dirigenti capitolini, è sempre la stessa: «Non ho detto nulla di strano. Bagnacani doveva approvare il bilancio, perché avevo fior di pareri legali che supportavano questa scelta. E quando dico che la città è una m... sto criticando il lavoro dell' ad di Ama».
VIRGINIA RAGGI
L' affondo, anche con i collaboratori, è tutto sugli alleati-avversari: «Se pensano di mischiare un chicco d' uva con tutto il grappolo, si sbagliano di grosso», la rincuorano i grillini. Dove il chicco sarebbe la vicenda Ama, il grappolo l' inchiesta sul sottosegretario leghista Siri. Raggi, a telecamere spente, insiste: «Non mi dimetto, non riusciranno a farmi cedere». Ma le ombre, sul rapporto sempre più complicato tra M5S e Lega, si allungano.