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    BANCHE ITALIANE, CHE SOFFERENZA! LA FEDERAL RESERVE BOCCIA I NOSTRI ISTITUTI DI CREDITO: “SONO MESSI SOTTO PRESSIONE DALLA PREVISIONE DEL PEGGIORAMENTO DELL’ECONOMIA ITALIANA, I BASSI MARGINI SUI TASSI E LE PREOCCUPAZIONI SULLA QUALITÀ DEI LORO PORTAFOGLIO CREDITI” - UNICREDIT KO


     
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    Ugo Bertone per “Liberoquotidiano

     

    ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK

    «Nel corso del dibattito sulla stabilità finanziaria si è preso atto che, sebbene la posizione delle banche Usa sia solida, le banche europee, soprattutto quelle italiane - come dimostra il brusco declino delle quotazioni - sono messe sotto pressione dalla previsione del peggioramento dell' economia, i bassi margini sui tassi e le preoccupazioni sulla qualità dei loro portafoglio crediti».

     

    Questo si legge nei verbali della Fed pubblicati mercoledì sera (ora italiana). E non è difficile collegare il ritorno delle vendite, violentissime, di ieri sui titoli delle banche italiane, ai timori ventilati dalla Fed: niente che le Borse già non conoscessero, ma fa impressione vedere che l' Italia torna a essere evocata come un rischio per «la stabilità finanziaria». E a rincarare la dose sono arrivati giovedì i verbali della Bce che, senza citare l' Italia, hanno comunque sottolineato che sulle banche incombe ancora l' allarme rosso: gli stress test, insomma, hanno creato scompiglio ma senza fornire certezze sulle banche.

     

    federal reserve tassi interesse federal reserve tassi interesse

    E così i mercati hanno presentato il conto: Piazza Affari, la Borsa peggiore, ha lasciato sul terreno il 2,2% circa, ma le aziende di credito hanno perso più del 4%, tre volte tanto il resto d' Europa. Sotto tiro in particolare Unicredit, più volte sospesa al ribasso prima di chiudere con un calo del 6% abbondante.

     

    A questi livelli, l' istituto rischia di uscire dal paniere dello Stoxx 50, la serie A della maggiori società europee. Per giunta, la revisione del paniere a fine agosto potrebbe decretare anche la retrocessione delle Generali. La finanza italiana, con l' eccezione di Intesa, rischia di finire in B.

     

    TORRE UNICREDIT TORRE UNICREDIT

    La bufera su Unicredit, colpevole di non aver ancora comunicato le prossime mosse per rafforzare il capitale, non è infatti isolata. Perdite pesanti anche per Intesa (-3,8%) mentre Ubi, Bper, Banco Popolare e Bpm, promossi a pieni voti agli stress test, arretrano del 4% e più. Perde poco più del 2% Mps, già sotto tiro per le indagini su Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.

     

    La banca di Siena è parzialmente protetta dal divieto di vendita allo scoperto che intralcia le manovre della speculazione. Ma la frana è ormai cosa fatta: non sarà facile raccogliere 5 miliardi di nuovo capitale per una banca che a questi prezzi vale in Borsa 670 milioni.

     

    C' è da domandarsi, a questo punto, chi abbia ragione: chi sostiene (ministro dell' Economia Padoan in testa) che le banche italiane sono solide o gli investitori internazionali che annusano aria di mattanza ai danni di un sistema già stremato per l' aiuto fornito alle banche venete e per il prossimo intervento di Atlante 2 sulle sofferenze di Mps. Gli ottimisti hanno buoni argomenti. La crisi, innanzitutto, non è solo italiana.

    mps titoli di stato 4 mps titoli di stato 4

     

    Anzi. A togliere il sonno ai vigilanti europei è Deutsche Bank (-3,7%) su cui incombe una montagna di derivati, ma non vanno meglio i colossi francesi o svizzeri. Inoltre, è fuori discussione che le banche nostrane, a forza di iniezioni di capitale e pulizia nei conti, sono oggi più presentabili del 2011-12.

     

    Ma non mancano i segnali d' allarme. Oggi, a differenza di 5 anni fa, il sistema può contare sull' ombrello Bce che protegge i titoli di Stato. Per questo, la speculazione ha dirottato le sue energie sui titoli delle banche che detengono il 40% circa dello stock del debito di casa nostra. Inoltre, rispetto ai concorrenti europei sui bilanci delle banche italiane gravano 190 miliardi di crediti in sofferenza, il 17% dei prestiti in essere, contro il 3-5% di Francia e Germania. E l' economia non riparte, come ha mostrato il dato sul Pil del secondo trimestre, inchiodato a zero.

    accantonamenti sofferenze bancarie accantonamenti sofferenze bancarie

     

    Sofferenze Bancarie DEF Sofferenze Bancarie DEF

    A questo si aggiunge l' incertezza politica, l' ingrediente più sgradito ai mercati che hanno già armato il proprio arsenale: i contratti di opzione collegati alle vendite sulle banche italiane sono ai massimi dal 2013, come ha rilevato Bloomberg. E, come dimostra il ribasso di ieri, la speculazione sta già passando all' incasso.

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