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    1. BAYERN-BARCELLONA 4-0. GUARDIOLA È LONTANO. UN CICLO È FINITO. TITO VILANOVA STA PERDENDO E I MESSI-DIPEDENTI SONO SENZA GUIDA, IDENTITÀ, CERTEZZE. FORSE IL BARCELLONA POTRÀ RIMONTARE IL MILAN, MA RECUPERARE UNA SQUADRA VERA RIEMERGENDO DA QUESTO ABISSO DI ORIZZONTALITÀ, NO, NON ACCADRÀ PIÙ. NIENTE REMUNTADA 2. EPITAFFIO PER IL TIQUI TACA. NOIA ASPETTANDO MESSI CHE TUTTO RISOLVE. SOLO UNDICI SPETTATORI NON PAGANTI IN ELEGANTE BLAUGRANA PRECIPITATI IN UN CONSESSO DI MINATORI MARTELLANTI DELLA RURH. LA DIAGONALE. LA SOVRAPPOSIZIONE. I TERZINI CHE SCENDONO E CREANO LA SUPERIORITÀ. QUATTRO GOL


     
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    Bayern-Barcellona 4-0.Bayern-Barcellona 4-0.

    Una partita di piccoli segni che annunciano il diluvio. Di maglie rosse che arrembano con chirurgica insistenza. Di reti sbagliate da un metro da campioni assoluti. Come neanche all'oratorio. Di portieri che si fanno gol da soli. Di dinamica contro staticità. Di difese allegre sovrastate da un progetto tecnico che non è solo, ma è anche, strapotere fisico.

    Bayern-Barcellona 4-0.Bayern-Barcellona 4-0.

    Bayern-Barcellona 4-0. Guardiola è lontano. Un ciclo è finito. Tito Vilanova sta perdendo e i guerrieri sono senza guida, identità, certezze. Forse il Barcellona potrà rimontare il Milan, ma recuperare una squadra vera riemergendo da questo abisso di orizzontalità, no, non accadrà più. Niente remuntada. Epitaffio per il Tiqui taca. Solo undici spettatori non paganti in elegante blaugrana precipitati in un consesso di minatori della Rurh.

    Bayern-Barcellona 4-0.Bayern-Barcellona 4-0.

    I tedeschi hanno più voglia. È un'aggressione. Il muretto regge venti minuti. Poi ‪Müller ‬, quello che si chiama come Gerd, Gomez, Robben che sembra Maradona e il Bayern che somiglia all'Argentina del tempo che fu. Solidi, scorretti, geometrici, enormi, tenuti in piedi da un'idea, da uomini che si muovono in sincrono e sono sempre al posto giusto. La diagonale. La sovrapposizione. I terzini che scendono e creano la superiorità.

    BAYERN-BARCABAYERN-BARCA

    Da un lato si balla a ritmi altissimi. Nell'altro si cammina. Ora è facile immaginare nel pieno di un sommo godimento José Mourinho e Javier Marias. O dire che era tutto merito di Leo, il genio sovrannaturale, il Messi che tutto risolve. Ed è facilissimo sostenere, il giovane Dalai ci ha scritto un libro, che nella dittatura del possesso palla in attesa dell'inevitabile magìa del numero dieci la noia regnasse sovrana. Ingrati. Realisti.

    In finale va il Bayern. È la terza volta negli ultimi quattro anni. Mangiando wrustel, bevendo birra, agitando la sciarpa in curva, segnando vendemmie e ogni tanto, Buffon insegna, insultando gli avversari. Quasi tutto quel che identifica il calcio, in sintesi, gutturali a parte.

     

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