Carlo Tecce per il “Fatto quotidiano”
BEPPE SALA
Beppe Sala, non oggi, tra un po'. Beppe Sala, senza la tessera del Pd, però attorno al Pd. Beppe Sala, ispiratore di un partito che copra il versante ambientale e sociale. Con il voto da qui a un anno, non oltre per ragioni di fragili equilibri, di resistenza di una classe dirigente non all' esordio, di stanchezza fisica nonché politica: è il sindaco di Milano l' uomo che allarga e completa i dem di Nicola Zingaretti segretario e Paolo Gentiloni presidente.
BEPPE SALA
Beppe Sala pianifica con discrezione - e le rituali smentite - un progetto/movimento/cartello elettorale per proiettare la sua gloria milanese in Italia, per seminare in uno spazio di consensi che cresce incolto e che è attiguo ai dem. Ha l' ambizione. Ha il supporto. Ha il tempo. Così pure da commissario Expo - ora aspetta la sentenza di primo grado per l' inchiesta, dopo la richiesta di condanna a 13 mesi - si era già preparato a raccogliere il testimone di sindaco da Giuliano Pisapia.
Adesso può contendere a Zingaretti e Gentiloni una porzione del centrosinistra o ratificare un accordo col Nazareno. Più plausibile la seconda ipotesi. Già dirigente di azienda, tra Pirelli e Telecom, Sala frequenta il comune di Milano dall' epoca di Letizia Moratti, e la provenienza era il giro di Silvio Berlusconi. Più di un decennio, con vari cambi di muta e, dopo la carriera di manager, al vertice di Milano, però sempre Milano, che soddisfa, di certo lusinga, forse non basta.
BEPPE SALA MATTEO SALVINI
Ai politici capita spesso di soffrire di claustrofobia, di sentirsi oppressi in un luogo o in una divisa, di convivere troppo con un' immagine pubblica che risente di esagerazioni, iperboli, piaggeria. Questo è il momento di Sala. Il mandato di sindaco scade nel giugno del 2021, Sala ha promesso ai milanesi, ovvio, che non lascia le opere incompiute, ma è altrettanto ovvio che la fine della legislatura nel 2019 e nel 2020 gli offre un' occasione non ripetibile: fare politica non soltanto a Milano.
BEPPE SALA MANIFESTAZIONE ANTIRAZZISTA MILANO
Zingaretti era un giovane comunista, Sala s'è laureato alla Bocconi. Hanno un buon rapporto, non solido, ma funziona per le reciproche esigenze. Zingaretti ha bisogno di ampliare il campo del centrosinistra per "assimiliazione", non per "scissione". La politica non è una scienza esatta, però ha familiarietà con la matematica e soprattutto la logica, dunque un' uscita dal Nazareno di un Carlo Calenda per fondare un ennesimo partitino non toglie né aggiunge. Sala è un tipo cauto, non si sporge mai troppo, sa che può cadere per eccesso di ego, come quelli che si candidano a tutto e non vincono niente.
giuseppe beppe sala manifestazione antirazzista milano
Tant' è che adesso, al prologo del futuro, dice che è disponibile a sostenere chi fa politica per incentivare i "temi sociali e ambientali". Sala non è un iscritto del Nazareno, ma ormai è un riferimento (civico) che si contrappone ai gialloverdi, a Matteo Salvini oppure a Giorgia Meloni, anche se utilizza un vocabolario - come successo con la proposta per il "Daspo per i rom" - poco consono al garantismo lessicale dei dem.
BEPPE SALA E ATTILIO FONTANA
Sarà vero che il centro della politica è disabitato e un motivo ci sarà e che, per dirla con Massimo D' Alema, la sinistra deve ricominciare dai vecchi valori, ma la vocazione maggioritaria del Partito democratico non esiste più e, come ripete Sala, il Nazareno in solitudine non tornerà mai al potere. Ecco il patto di Sala con "Zinga". Da qui a un anno, non oltre.
beppe sala carlo calenda
Per Beppe Sala, che può sottrarsi a una complicata replica da sindaco di Milano. Per Nicola Zingaretti, che è riuscito a mantenere il respiro dei dem anche se non scoppiano di salute. Per Paolo Gentiloni, che potrebbe tentare di correre da premier (senza misurarsi proprio con Sala). E Matteo Renzi? È tra i dem, non si vede, forse si percepisce, se saluta Sala&C. non si disperano. Che si decidano. Da qui a un anno, non oltre.
2 - SICUREZZA: SALA, RAGIONIAMO DASPO URBANO PER NOMADI
BEPPE SALA GIOVANNI TRIA BONOMI ASSOLOMBARDA
(ANSA) - Per quanto riguarda la problematica degli insediamenti abusivi di rom e nomadi a Milano "stiamo cercando di capire se si può lavorare bene con un Daspo" urbano e "ne stiamo discutendo anche con il prefetto", Renato Saccone. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine della colazione con i cittadini del Municipio 7, che si sono lamentati della presenza di insediamenti abusivi nel quartiere.
Il Daspo urbano "sarebbe relativo ad alcuni spazi perché poi alla fine ritornano sempre nello stesso punto e bisogna trovare delle formule affinché non ritornino - ha detto ancora Sala -. Effettivamente vediamo che là dove ci sono i cittadini giustamente si lamentano, bisogna trovare delle formule diverse". A Milano "ci sono 3 mila nomadi, io non è che sono contrario alla chiusura dei campi - ha concluso - ma chiuderli vuol dire che saranno ancora più in giro".