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    BERGOGLIO LO SA? - LA CHIESA TEDESCA APRE ALLA COMUNIONE PER I DIVORZIATI CHE SI RISPOSANO – L’IRA DEL VATICANO: "NESSUNA AUTOREVOLEZZA"


     
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    Matteo Alviti per La Stampa

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    In Germania la chiesa cattolica fa un passo verso i fedeli divorziati che hanno scelto di risposarsi, cui presto concederà, nel rispetto di alcune condizioni, la possibilità di ricevere i sacramenti e occupare incarichi nei consigli parrocchiali. Il cambio di rotta arriva dalla diocesi di Friburgo, guidata dall'arcivescovo Robert Zollitsch, presidente della conferenza episcopale tedesca.

    «Si tratta di rendere visibile l'atteggiamento umano e rispettoso di Gesù nel contatto con le persone divorziate e con chi ha deciso di risposarsi con rito civile», ha spiegato il responsabile dell'ufficio per la cura delle anime di Friburgo, il decano Andreas Möhrle. «La fiducia e la misericordia di Dio vale anche per coloro il cui progetto di vita è fallito», ha chiosato Möhrle: «Vogliamo offrire un luogo aperto alle persone coinvolte, dove le si possa ascoltare e accompagnare».

    La svolta arriva tramite una lettera che ha il carattere di una direttiva valida per tutto il Paese, e che sarà inviata questa settimana ai religiosi della diocesi di Friburgo, la seconda per estensione in Germania. Non si tratta di una rivoluzione, l'indissolubilità del matrimonio non è in discussione. Ma la porta è aperta e la mano tesa verso chi, finora, era tenuto fuori. Fuori da incarichi nella chiesa; lontano dai sacramenti.

    Il nuovo corso arriva alla fine di un dialogo interno alla chiesa, circa sei mesi dopo il consiglio delle diocesi in cui si era discusso un ripensamento dell'atteggiamento nei confronti dei fedeli risposati. Era stata una lettera firmata da oltre 300 preti della diocesi di Friburgo ad aprire la questione: i religiosi, che hanno ottenuto molto sostegno dai fedeli, avevano chiesto di cambiare la disposizione di chiusura della chiesa.

    L’arcivescovo Robert ZollitschL’arcivescovo Robert Zollitsch PAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON LEO MESSI IN VATICANOPAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON LEO MESSI IN VATICANO

    «Appartengono alla chiesa», aveva già detto Zollitsch alla fine di settembre a Fulda, in occasione della conferenza episcopale. La chiesa tedesca si muove dunque nella direzione indicata da papa Francesco nell'intervista a «La civiltà cattolica», che Zollitsch aveva definito «un'impressionante testimonianza di fede».

    L'arcivescovo di Friburgo, dal 2008 al vertice della conferenza episcopale tedesca, è considerato un liberale, disposto alla mediazione, un religioso vicino alla gente. È noto il suo impegno per un avvicinamento tra la chiesa cattolica e quella evangelica in Germania. Nel 2008, in un'intervista allo «Spiegel», Zollitsch aveva anche invitato a non accostarsi al tema del celibato per i religiosi con un atteggiamento di divieto assoluto: la relazione tra il sacerdozio e il celibato, aveva detto, non è «una necessità teologica».

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    2. "NESSUNA AUTOREVOLEZZA"
    Paolo Rodari per La Repubblica

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    La notizia dell'apertura della diocesi di Friburgo ai divorziati risposati arriva in un Vaticano dove le nuove parole d'ordine sono «collegialità » e «confronto» a tutto campo. Il cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, guida del consiglio degli otto cardinali che con Francesco sta riformando la curia romana, lo dice chiaramente: «L'autorità del Papa nella Chiesa non è la monarchia assoluta. Non dice "qui comando io", ma è un autore che scrive ogni giorno una nuova pagina che si aggiunge a una Chiesa che è viva». E ancora: «Non dobbiamo avere paura di perdere nulla. Dobbiamo essere tutti autori di vita, servizio e amore ». Certo, un conto è il confronto, un altro è sancire aperture storiche, come sarebbe la concessione dei sacramenti ai divorziati risposati.

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    Non a caso, circa le notizie che arrivano da Friburgo, è padre Ciro Benedettini, numero due della sala stampa vaticana, a invitare alla cautela. E a dire: «Il documento della diocesi non ha autorevolezza. Non ci risulta, infatti, sia stato avallato dall'amministratore apostolico della diocesi (l'incarico di vescovo è scaduto lo scorso settembre), nonché capo della conferenza episcopale Robert Zollitsch. È un'iniziativa autonoma di un ufficio interno della diocesi ». Mentre è il portavoce della stessa Conferenza Matthias Kopp a trincerarsi dietro in un secco «no comment». «Se volete spiegazioni - dice - chiamate i responsabili del vademecum, ovvero gli uffici della diocesi di Friburgo».

    PADRE FEDERICO LOMBARDIPADRE FEDERICO LOMBARDI

    Il Papa ha comunque chiesto a più riprese una seria riflessione sui divorziati risposati. Dice padre Federico Lombardi, portavoce
    vaticano, che Francesco ha chiesto al nuovo segretario generale del Sinodo dei vescovi, l'arcivescovo Lorenzo Baldisseri, celerità per arrivare con «una certa urgenza » a «precisare e avviare la preparazione del prossimo Sinodo », a proposito del quale lo stesso Pontefice pensa a «un tema antropologico: la persona e la famiglia alla luce del Vangelo». In questo, ha aggiunto Lombardi, rientra il tema della «pastorale familiare, inglobando in questo anche i divorziati risposati». Ma fino a dove si spingerà il Sinodo nessuno può dirlo.

    TEOLOGO GIANNI GENNARI GIUSEPPE SCIACCA DON GIUSEPPE COSTATEOLOGO GIANNI GENNARI GIUSEPPE SCIACCA DON GIUSEPPE COSTA

    Gianni Gennari, teologo, negli anni Settanta docente di teologia morale alla Lateranense, dice: «Mi pare un pessimo servizio mettere in campo aperture dottrinali importanti sulla base di parole di Francesco messe fuori del loro contesto. Il Papa ha detto che occorre ripensare la disciplina anche nel merito della norma circa i divorziati risposati, e non che allora fa lo stesso, "primo" o "secondo" matrimonio che sia.

    GIANNI GENNARI DINO BOFFO E GIACOMO GALEAZZIGIANNI GENNARI DINO BOFFO E GIACOMO GALEAZZI

    Del resto anche Benedetto XVI aveva dichiarato, nero su bianco, che in particolari situazioni di conoscenza reciproca un pastore avvertito può consentire a dare la comunione a una coppia di risposati, ma la norma dottrinale resta quella ancorata al comandamento "non commettere adulterio", che è prassi bimillenaria della Chiesa cattolica. "Ripensare" non vuol dire automaticamente "rovesciare". Del resto nessun prete cattolico può permettersi di negare pubblicamente la comunione a qualcuno che venga a prenderla nella celebrazione eucaristica. È un fatto di coscienza sia dei fedeli che del pastore. Le vie di "fuga" facile non sono quelle giuste».

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