Amedeo La Mattina per "La Stampa"
Oggi Berlusconi torna a Roma per tentare di sedare la rivolta dei «lealisti» che hanno in Fitto il loro punto di riferimento. A Palazzo Grazioli vedrà separatamente l'ex governatore pugliese, Angelino Alfano e altri protagonisti di una spaccatura senza precedenti. Così come senza precedenti è l'impotenza del Cavaliere, ex leader carismatico, di imporre una mediazione a quello che finora è stato un partito personale.
Silvio berluSta valutando di fare un appello pubblico (un videomessaggio per il sito di Forza Italia oppure un comunicato) all'unità: dividersi è il peggiore dei mali, diffonde tra gli elettori l'immagine di una guerra fratricida, con la conseguenza, già registrata nei sondaggi, di una netta perdita di consensi a favore della sinistra. E comunque, «sono sempre io il leader del partito e del centrodestra: Letta ed Epifani se ne facciano una ragione. Mi cacceranno dal Senato, forse andrò ai servizi sociali (tra l'altro oggi dovrebbe incontrare alcuni responsabili delle comunità ndr), ma non mi cancelleranno dalla vita politica».
BERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALIUna promessa e una minaccia. Berlusconi non vuole togliere il disturbo. Gli è venuto un travaso di bile quando ha visto sulla prima pagina del «Corriere della Sera» la vignetta di Giannelli titolata «servizi sociali»: lui che spolvera una poltrona sopra la quale campeggia un grande ritratto di Alfano, mentre il suo è appoggiato a terra.
«Ecco il messaggio che sta passando - dice Saverio Romano, lealisti di Fitto - quella vignetta vale più di dieci editoriali». E su questo messaggio i ribelli anti-Alfano stanno portando avanti una battaglia cruenta che vede defilati i falchi Verdini e Santanché e in prima fila esponenti come Gelmini, Carfagna, Prestigiacomo, Bergamini, Gasparri, Matteoli, Bernini e tutti coloro che si sentono esclusi dai nuovi assetti dentro il partito. Sono coloro che dicono di non accettare il comando di Alfano senza regole democratiche e un congresso.
angelino alfanoAccusano il segretario di volere un neocentrismo per archiviare Berlusconi e il centrodestra. «Alfano e i suoi amici hanno paura di misurarsi con il consenso della base, sono i furbetti del quartierino, stavano per farsi i gruppi senza dirci niente, poi si sono dovuti fermare perché Berlusconi ha deciso di votare la fiducia al governo».
Gelmini spiega che non vuole trattare «poltrone su cui accomodarsi e fare la stampella alla sinistra, ma un confronto a viso aperto». Poltrone che secondo i «lealisti» sono state offerte loro: a Fitto per esempio sarebbe stato proposto di fare il capogruppo o il responsabile organizzativo. E lui avrebbe rifiutato.
LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATODall'altra parte smentiscono che ci sia state offerte formali: fino a quando non verrà rimessa nel cassetto questa «offensiva scomposta» non ci potrà essere un dialogo. Tanto a Berlusconi non passa per l'anticamera del cervello concedere il congresso. «Che facciamo il partito delle tessere, eleggiamo segretario Labocetta che a Napoli ha 100 mila tessere?», osservano velenosi gli alfaniani.
MARA CARFAGNA LAURA RAVETTO MARIASTELLA GELMINI FOTO LAPRESSE Guglielmo EpifaniE poi, attacca Cicchitto, «smettiamola di dire che vogliamo una svolta neocentrista. Non inventatevi i bersagli. Alfano è stato chiarissimo su una linea politica fondata sul bipolarismo». Basta con il «logoramento congressuale - dice il ministro Lorenzin - che mette in causa il governo». Ma come, replica Bernini, «il dibattito è lecito quando si tratta di archiviare il nostro leader; diventa un'eresia quando si tratta di rafforzare un centrodestra unito intorno a Berlusconi, non subalterno alla sinistra».
AnnaMaria Bernini