Estratto dell’articolo di Luca Angelini per www.corriere.it
BENJAMIN NETANYAHU AL CONFINE CON GAZA
[…] Venerdì sera, Israele aveva parlato di una campagna militare coordinata di «aria, terra e mare». Il gabinetto ristretto di guerra nato negli scorsi giorni ha definito così i 4 obiettivi della campagna militare:
1. demolire il dominio di Hamas e la sua capacità militare;
2. rimuovere la minaccia terroristica dalla Striscia;
3. risolvere la crisi degli ostaggi;
4. proteggere i confini e i cittadini israeliani.
L’invasione di terra
Israele, da giorni, sta ammassando truppe al confine con Gaza. Mentre i bombardamenti sugli obiettivi di Hamas nella Striscia continuano, l’invasione di terra però non è ancora cominciata. Perché?
attacco israele striscia gaza
La risposta non è semplice. Molti osservatori hanno evidenziato come si tratterebbe di una campagna sanguinosissima, da entrambi i lati. La Striscia è tra le zone più densamente popolate del pianeta (2,3 milioni di persone in una striscia lunga 48 chilometri e larga, in media, 9), l’età media è molto bassa (circa il 40% ha meno di 14 anni, circa il 22% ha tra i 15 e i 24 anni), e Hamas ha negli anni costruito una rete di tunnel attraverso i quali potrebbe rendere l’operazione dell’esercito israeliano enormemente complicata.
bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 8
Una invasione di Gaza potrebbe anche scatenare una escalation del conflitto, con l’apertura di altri fronti. E come scrive Guido Olimpio: «L’attenzione è concentrata sulla parte settentrionale di Gaza, quella che Israele colpisce con maggiore durezza e dovrebbe essere sgombrata. Tuttavia, non va trascurata la zona sud: Hamas dispone di infrastrutture militari, rifugi, depositi; ci sono i tunnel che passano sotto il confine con l’Egitto; il movimento l’ha usata per il training dei miliziani.
L’esodo di migliaia di civili verso la parte meridionale della Striscia ha messo in salvo – forse – una parte della popolazione. Al tempo stesso i guerriglieri potrebbero aver sfruttato il caos per muovere in sicurezza propri dirigenti e perfino qualche ostaggio».
BENJAMIN NETANYAHU AL CONFINE CON GAZA
Quali fronti potrebbero aprirsi?
Ascoltiamo le parole di alcuni protagonisti: «C’è il rischio di una escalation di questo conflitto, l’apertura di un secondo fronte nel nord» - cioè in Libano: dove si trovano i fondamentalisti di Hezbollah, alleati di Hamas - «e ovviamente del coinvolgimento dell’Iran», ha detto ieri Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale Usa.
«Se l’entità sionista decide di entrare a Gaza, i leader della resistenza trasformeranno le forze di occupazione in un camposanto. L’Iran non può rimanere spettatore», ha detto Hossein Amir Abdollaian, ministro degli Esteri iraniano.
bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 9
«Biden non vuole la guerra con l’Iran. E Teheran non cerca lo scontro diretto con gli Stati Uniti. È un rischio remoto, ma non può essere escluso del tutto. La situazione potrebbe sfuggire di mano», ha poi detto Charles Kupchan, politologo ed ex consigliere di Barack Obama, intervistato sul Corriere da Giuseppe Sarcina.
Gli Usa hanno inviato in zona una seconda portaerei Usa: la decisione è da leggere, per il segretario di Stato Usa Antony Blinken, «non come una provocazione, ma come un deterrente: nessuno faccia nulla che espanda questo conflitto o che aumenti l’aggressione a Israele da alcuna direzione».
[…]
distruzione a gaza dopo i raid israeliani
Blinken aveva telefonato al suo omologo, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, chiedendo di usare l’influenza di Pechino per la de-escalation. Ma mentre Blinken ha cercato di limitare le critiche a Israele dai Paesi arabi, i comunicati della Repubblica Popolare affermano che Wang ha detto al suo omologo saudita che «le azioni di Israele sono già andate al di là dell’autodifesa e che dovrebbe ascoltare gli appelli della comunità internazionale e del segretario generale dell’Onu e fermare la punizione collettiva del popolo di Gaza»; e all’omologo iraniano che «la causa principale della situazione israelo-palestinese è che il diritto del popolo palestinese di avere uno Stato è stato messo da parte per molto tempo».
nuova esplosione di un deposito di hezbollah in libano 1
I morti, e gli sfollati
Intanto — riporta il corrispondente da Israele Davide Frattini — i morti per i bombardamenti a Gaza sarebbero già oltre 2.750, con un migliaio di dispersi.
I morti israeliani per gli attentati sono stati 1.400; i feriti, 3.900; quasi duecento i rapiti.
Almeno 600 mila palestinesi si sono spostati dal Nord della Striscia, facendo seguito all’ordine di evacuazione lanciato da Israele. Una nota dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa parla di una «catastrofe umanitaria inedita: Gaza è strangolata».
Nella Striscia - che Israele ha chiuso in un «assedio totale» - mancano ormai acqua ed elettricità; gli ospedali hanno ancora poche ore di autonomia, grazie ai generatori. […]
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