Estratto dell’articolo di Daniele Priori per “Libero Quotidiano”
mago forest melissa satta
È diventato un mago prendendo in giro i maghi. Poi però li ha conosciuti tutti e ci ha fatto amicizia. Proprio come è accaduto con i ragazzacci della Gialappa’s Band coi quali collabora da oltre vent’anni, anche se non gli sembra nemmeno un lavoro, tanta è l’amicizia e la spontaneità. Che poi vadano pure a braccetto con un successo consolidato è un vantaggio mica da poco, capace di rendere tutto ancor più bello. Una magia, all’incirca.
Di quelle che sa fare bene il Mago Forest, ovvero Michele Foresta, nativo di Nicosia, in Sicilia, dove vive ancora la mamma. Che da stasera in prima serata potrà rivedere l’amato figlio in tv, sugli schermi di Tv8 e SkyUno, dove prende il via la seconda edizione del GialappaShow di cui il Mago Forest è nientemeno che il conduttore.
marco santin mago forest giorgio gherarducci
«Ma tanto mia mamma guarda solo se sono pettinato e ben vestito. Poi si raccomanda che non faccia cose troppo pericolose in scena». Professione artista, di quelli veri. Allievo di Maurizio Nichetti, intrattenitore nei cabaret dei night club di Milano, poi di Parigi e di Londra. […]
Come è diventato Mago Forest?
«La storia è questa. Lavoravo in una radio a Nicosia negli anni 70, luna delle prime radio libere in un’Italia che vedeva anche arrivare il punk. Son finito alla radio perché a scuola facevo il cretino e fu subito chiaro che ero più bravo a intrattenere i compagni che i prof nelle interrogazioni. Sui 93.700 megahertz di Radio Nicosia facevo il Mago Gustavo. Parlava d’amore, lavoro, salute e non davo mai speranze alle persone che chiamavano. Naturalmente era tutto uno sketch.
Poi il mago Nelson, un altro ragazzo che era in zona, mi chiese di fare spettacoli insieme. Così io iniziai a copiare Mac Ronay un artista francese che vedevo su Studio Uno. Avevo 16/17 anni. Da lì in poi iniziai ad approfondire il ruolo del mago scemo. Adesso sono arrivato a frequentare i club e i congressi dei maghi in giro per il mondo». […]
mago forest e i comici di gialappas show
Zelig è praticamente casa sua.
«A Zelig facevo solo il mago. Ed è lì che mi hanno pescato quelli della Gialappa’s. Ero tra i comici fissi sin dalla prima puntata della prima edizione».
E la Gialappa’s dunque cosa rappresenta per lei?
«Io ero già un ammiratore della Gialappa’s prima di lavorarci assieme. Loro, vedendomi, hanno capito che potevo entrare in squadra e così ho iniziato a scorrazzare anche nell’attualità e nella satira di costume e ho scoperto che mi piaceva misurarmi con queste cose.
nino frassica mago forest
Con loro c’è molta sintonia. La maggior parte delle cose che facciamo in scena ci vengono naturali al punto che non sembra nemmeno che stiamo lavorando. Tra noi c’è una continua aria sfottereccia e nessuno tra noi si prende mai sul serio...».
Al punto che parte oggi la seconda stagione di GialappaShow e Sky già annuncia anche la terza a primavera. È un atto di fede o la certezza che tanto fate un tipo di comicità che non morirà mai?
«La comicità non l’abbiamo certo inventata noi. Penso che i meccanismi comici siano gli stessi dalle commedie di Eduardo odi Goldoni o anche prima. I meccanismi sono sempre gli stessi, cambiano argomenti. La celebrazione del paradosso resta l’obiettivo del comico, dissacrando in maniera irriverente».
gialappas show
Mi dica un elemento che secondo lei manca alla tv di oggi oppure quello che l’ha sorpresa particolarmente in positivo sul piccolo schermo negli ultimi anni.
«Credo si possa parlare di cicli. C’è stato il ciclo del Drive In, del Bagaglino, della Gialappa’s, di Zelig. Adesso è cambiato tutto. Quando iniziammo con la Gialappa’s la tv aveva ancora il tubo. Con il dovuto rispetto per la televisione generalista, non ci si può non accorgere di come è cambiato il modo di fruire della televisione tra i ragazzi. Ora per mantenere alta la soglia dell’attenzione tutti cercano di fare prodotti brevi come si fa sui social, anche questo è un modo di adeguarsi ai tempi.
mago forest renzo arbore 1
Anche noi al GialappaShow abbiamo tenuto la struttura storica con citofono e presentatore inadeguato, ma a tutti i comici abbiamo chiesto di portare prodotti nuovi che si possano spezzettare facilmente. Da una parte è buono così ci si annoia con più cose anziché con una soltanto. Anche perché credo che quello che manca di più oggi non sono i contenuti che sono tutti lì a disposizione ma la voglia di cercarli. Ricordo che io quando andavo all’estero passavo ore a cercare videocassette per conoscere artisti stranieri. Cose che oggi si trovano facendo un giro sulle piattaforme».
Lei artisticamente si è realizzato a Milano, lasciando la sua Sicilia. C’è spazio nel Mezzogiorno d’Italia per coltivare sul posto giovani talenti nel mondo dello spettacolo?
mago forest renzo arbore 2
«Non mi sento di dare consigli, posso dare solo cattivi esempi. In Sicilia però le dico che c’è un grande fermento musicale e comico. Ci sono locali e televisioni a Palermo e Catania con un sacco di comici anche bravi. Stessa cosa succede anche in Puglia, in Campania.
Quello che posso dire ai ragazzi è di uscire fuori dallo schermo e, appunto, non esercitarsi solo su YouTube, ma andare su un palco e provare a fare cose dal vivo perché aiuta moltissimo. Tutti quelli che conosco hanno iniziato facendo una gavetta che mentre la fai non te ne accorgi nemmeno ed è la cosa più bella».
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Il sogno o meglio la magia che, potendo, Mago Forest vorrebbe realizzare appena possibile?
«Il mio sogno nel cassetto era lavorare con la Gialappa’s. Per colpa loro non ho più sogni (ride, ndr). Mi ritengo davvero molto fortunato. Arrivando da un paesino aver lavorato con Renzo Arbore, la Gialappa’s, Zelig, molti anni anche da Fazio, aver fatto un paio di film con Abatantuono, dal punto di vista professionale mi rende davvero molto soddisfatto. Diciamo che adesso cerco di fare principalmente le cose che mi piacciono di più e che io stesso vedrei da casa».
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