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"BIBI" SI E' MESSO TUTTI CONTRO: ANCHE I PAESI EUROPEI PIU' FILO-ISRAELIANI CRITICANO LE AZIONI DEL GOVERNO DI NETANYAHU A GAZA – TRA GLI STATI A FAVORE DELLA REVISIONE ALL'ACCORDO DI ASSOCIAZIONE UE-ISRAELE, CI SONO ANCHE PAESI SOLITAMENTE VICINI ALLO STATO EBRAICO - SOLO GERMANIA, ITALIA, UNGHERIA, REPUBBLICA CECA, GRECIA, CIPRO, BULGARIA, CROAZIA E LITUANIA SI SONO DETTI CONTRARI - I FUNZIONARI DEL SERVIZIO GIURIDICO DELLA COMMISSIONE STANNO ORA ESAMINANDO LA SITUAZIONE PER…
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
antonio guterres foto lapresse
Mentre il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, riconosce che i palestinesi stanno vivendo «il periodo più crudele di questo conflitto», crescono in tutta Europa le pressioni della società civile sui governi e sulle istituzioni per spingerle a intervenire con tutti i mezzi a loro disposizione - diplomatici, ma anche economici - con l'obiettivo di fermare l'azione del governo israeliano nella Striscia di Gaza.
E di conseguenza il numero dei Paesi che stanno assumendo un atteggiamento critico aumenta con il passare dei giorni, sino a includere Stati tradizionalmente filo-israeliani. Un'evoluzione che ha portato la Commissione europea a mettere mano all'Accordo di associazione Ue-Israele, su richiesta della maggioranza degli Stati membri.
benjamin netanyahu nella striscia di gaza
[…] Anche il governo tedesco, tramite un portavoce, ieri è intervenuto per esprimere preoccupazione sulla situazione umanitaria a Gaza, sottolineando che Israele «ha delle responsabilità che deve assolvere» e che i camion con gli aiuti entrano ancora «troppo poco, troppo tardi e troppo lentamente». Ai tavoli di Bruxelles, il governo tedesco non ha sostenuto la proposta di avviare un riesame dell'Accordo di associazione Ue-Israele, vale a dire il trattato che regola le relazioni politiche e commerciali tra l'Unione europea e lo Stato ebraico.
La proposta era stata avanzata più di un anno fa dai governi di Spagna e Irlanda, ma la Commissione non l'aveva mai presa in considerazione. Negli ultimi giorni, alla luce della situazione sul terreno, si è mossa la diplomazia dei Paesi Bassi, uno Stato tradizionalmente vicino a Israele, e l'iniziativa ha raccolto un sostegno crescente. Al Consiglio Affari Esteri di martedì scorso, l'Alto Rappresentante Kaja Kallas ha interpellato uno a uno tutti i ministri dei 27, chiedendo di esprimere la loro posizione. Soltanto Germania, Italia, Ungheria, Repubblica Ceca, Grecia, Cipro, Bulgaria, Croazia e Lituania si sono detti contrari, mentre la Lettonia si è astenuta. Diciassette Paesi, invece, hanno dato il loro via libera[…]
GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU
L'iniziativa è stata accolta con particolare soddisfazione dal governo spagnolo di Pedro Sanchez, il quale si trova però al centro di un paradosso: ai tavoli europei è visto come uno dei leader più "anti-israeliani", mentre in patria è accusato di essere troppo timido. Ieri oltre cento giuristi spagnoli hanno sottoscritto una lettera per sollecitare il governo spagnolo e l'Ue a interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali con Israele.
[…] I funzionari del servizio giuridico della Commissione stanno ora esaminando la situazione per stabilire un'eventuale violazione dell'articolo 2 dell'Accordo.
Il testo dice che «le relazioni tra le parti, così come le disposizioni dell'Accordo, si basano sul rispetto dei diritti umani e dei princìpi democratici, che guidano la loro politica interna e internazionale e costituiscono un elemento essenziale del presente accordo». Le violazioni del diritto umanitario internazionale vengono ormai denunciate da più parti: Saskia Kluit, relatrice all'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ha pubblicato una dura dichiarazione in cui sottolinea che «questi atti puntano nella direzione della pulizia etnica e del genocidio».
URSULA VON DER LEYEN BENJAMIN NETANYAHU
In presenza di una violazione dei diritti umani, la Commissione dovrà presentare delle misure. Per essere adottate, alcune richiederanno l'unanimità. Altre, quelle in campo commerciale, potranno essere approvate a maggioranza qualificata. Ma senza il via libera di Italia e Germania, le proposte rischiano di rimanere sulla carta perché potrebbero non esserci i numeri, motivo per cui Ursula von der Leyen - che sulla questione ha una posizione molto "tedesca" - intende muoversi con i piedi di piombo.
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