joe biden
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"
Nelle ore in cui Joe Biden combatte in Congresso per la sopravvivenza della sua agenda politica molti si chiedono come sia possibile che si rischi un naufragio del suo piano di rilancio economico e di interventi sociali e ambientali provocato da contrasti tra le diverse anime del suo stesso partito.
BIDEN SANDERS
Certo, i democratici moderati temono l'inflazione e l'instabilità finanziaria per eccesso di debito pubblico che potrebbero derivare dalle gigantesche spese messe in cantiere per opere pubbliche, sanità, sostegni alle famiglie, riconversione energetica. E, certo, ci sono anche misure controverse che potrebbero essere accantonate ma che sono diventate una bandiera per la sinistra radicale.
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Merita, però, di essere ascoltato Bernie Sanders, un radicale divenuto pragmatico nel lavoro comune con Biden sul programma di governo, quando dice che dietro ogni scontro in Congresso presentato come battaglia ideologica ci sono mucchi di dollari.
E il presidente col suo piano economico e con nomine nel campo della tecnologia e dell'antitrust chiaramente orientate alla regolamentazione dei giganti dell'industria digitale e a combattere i monopoli, ha scatenato la reazione delle tre lobby più potenti d'America: big oil, big tech e big pharma.
L'industria dei combustibili fossili sa che la transizione energetica è ormai inevitabile ma cerca di rallentarne il percorso.
LEGGI CONTRO BIG TECH
Quanto ai giganti tecnologici, un Biden impantanato sul bilancio è un Biden meno pericoloso: a parole si dicono favorevoli alle regole ma le vogliono molto blande e intanto accumulano centinaia di miliardi di dollari di profitti da utilizzare anche in battaglie legali contro le decisioni di agenzie del governo come la Ftc e per finanziare campagne con le quali cercano di convincere politici e cittadini di aver imboccato la strada della trasparenza e di una vera autoregolamentazione.
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Ma la più scatenata è l'industria farmaceutica: grazie all'assenza non solo di regole ma anche della possibilità di negoziare sui prezzi, gli Usa sono il suo Eldorado dove su molte medicine guadagna quello che vuole imponendo prezzi assurdi.
Sui 20 medicinali più venduti realizza 158 miliardi di dollari di profitti: 101 negli Usa, 57 nel resto del mondo. Ora è rivolta (sotterranea) contro il piano Biden che introduce prezzi negoziati, in linea con quelli praticati nel resto del mondo.
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