julen spagna
Più ci si avvicina al punto in cui si presume possa esserci Julen, il bimbo di due anni caduto in un pozzo artesiano in disuso profondo 110 metri e largo solo 25 centimetri nei dintorni di Malaga ormai 13 giorni fa, più aumentano le difficoltà. In meno di due settimane sono stati effettuati lavori di scavo che in condizioni normali richiedono tre mesi, ma si continua a lavorare con la massima velocità anche se da giorni, se non dallo stesso 13 gennaio, non vi sono speranze di trovare vivo il piccolo. Un impegno che l'intera Spagna ha preso con i genitori del bambino: «Dobbiamo trovarlo per loro», ripetono le centinaia di persone coinvolte nelle operazioni.
yulen bimbo caduto nel pozzo in spagna
Per evitare comunque cedimenti del terreno, gli 8 minatori della squadra di soccorso scavano con le mani in una situazioni infernale: in uno spazio angusto, con scarsa illuminazione e assicurati ai respiratori ad ossigeno: ogni turno di scavo, per quanto ridotto, è estenuante. Dopo aver scavato un pozzo parallelo a quello in cui è finito Julen, restava da aprire un varco nel "muro" di terreno largo quattro metri, ma anche qui sono sorti problemi tanto che è stato necessario ricorrere a microcariche esplosive, di quelle usate anche nei soccorsi delle speleologi intrappolati nelle grotte.
Il fatto è che di Julen non sono mai stati captati segnali di vita: una sonda, immessa quasi subito nel pozzo profondo 110 metri e largo al massimo una trentina di centimetri, si era bloccata a quota meno 78 metri a causa di una frana. Quindi nessuno conosce le condizioni del bambino, situazione completamente opposta a quella della vicenda di Alfredino Rampi, il bimbo caduto in un pozzo a Vermicino, i cui ultimi respiri affannosi furono addirittura trasmessi dalla Rai in una drammatica diretta tv.
yulen bimbo caduto nel pozzo in spagna