sinisa mihajlovic
Un divorzio doloroso, incomprensibile per alcuni, chiude una favola senza però scrivere il lieto fine. Sembrava impossibile, è accaduto. Il Bologna esonera Sinisa Mihajlovic. Dopo quasi quattro anni intensi, finisce un matrimonio con una simbologia potente, vissuta più fuori che dentro il campo. Prima un’intera città coinvolta, di cui è diventato cittadino onorario, poi il romanzo si è allargato all’Italia, ha sconfinato nel mondo: tutti spettatori scioccati e commossi dalla battaglia del tecnico. L’annuncio della leucemia l’11 luglio 2019, le lacrime in conferenza stampa, il club al suo fianco.
sinisa mihajlovic
Bologna è sempre stata nel destino di Mihajlovic, sotto le Due Torri ha preso il via la sua carriera di allenatore nel 2008, è tornato nel gennaio 2019 per sostituire Filippo Inzaghi, infilando quattro comode salvezze negli ultimi anni. La malattia ha sconvolto tutto: la sua vita, quella del club e della città. Lunghe assenze per curarsi, le visite della squadra in ospedale dopo le vittorie, i ritiri estivi e gli allenamenti gestiti dal suo staff, i ritorni a sorpresa in panchina come a Verona, i pellegrinaggi massicci in preghiera, dei tifosi e di gente lontana dal calcio, al Santuario di San Luca.
sinisa mihajlovic
La forza di Mihajlovic contro la malattia, una speranza per tanti. Un esempio vederlo lì in panchina a dispetto della sua imposta magrezza, del viso scavato, consumato da cicli di cure pesanti. Il club presente a supportare l’uomo, ma sempre meno contento del tecnico per i risultati. «Giudicatemi per il mio lavoro, non per la mia malattia», la reiterata richiesta di Mihajlovic a tutti, non solo ai dirigenti rossoblù. Ingeneroso oggi far passare il club per il cattivo della storia, non può essere così.
sinisa mihajlovic
I social si indignano, rimbalza la parola «vergogna», meno di una settimana fa fioccavano gli insulti per il tecnico, con la figlia Viktorija intervenuta con un post durissimo per difendere papà, carico e tranchant nel bollare i leoni da tastiera come «m… senza coraggio».
Mihajlovic era migliorato dopo il trapianto, a marzo la ricaduta. Alla fine dello scorso campionato il club avrebbe voluto già cambiare, ha scelto di andare avanti con lui, spaventato dall’impatto mediatico di una decisione impopolare. I tre punti nelle prime cinque giornate hanno fatto il resto. «È stata la decisione più difficile che ho preso da quando sono presidente del Bologna», le parole del canadese Joey Saputo. «Purtroppo si è resa inevitabile, nonostante il forte legame affettivo creato con la società e tutta la città in questi anni emozionanti e drammatici».
sinisa mihajlovic roberto de zerbi
Chi sostituirà Sinisa è l’ultimo rebus. Ci sono allenatori come De Zerbi che avrebbero accettato solo in caso di dimissioni, mai arrivate, nonostante il club abbia tentato una mediazione. Possibili arrivi Ranieri o Thiago Motta, probabile vedere domenica in panchina con la Fiorentina l’allenatore della Primavera Vigiani. La storia finisce così, era una favola, non lo è più.
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