balzac
Jessica D'Ercole per “la Verità”
Aveva ragione Honoré de Balzac quando, in Les illusions perdues (1837) scriveva che «l'avarizia comincia dove la povertà finisce». A darne prova, i grandi spilorci che nel corso dei secoli non si sono mai smentiti. Nessuno col passare del tempo è diventato generoso, tutti però hanno accumulato ricchezze. A cominciare da Catone il Censore (234-149 avanti Cristo), intellettuale e politico di spicco della Roma repubblicana, che ben si guardava dallo spendere il suo ingente patrimonio personale: viveva in una casa piccola e malmessa, consumava pasti frugali e macinava chilometri in carrozza alla ricerca di vini scontati anche se scadenti.
Ingvar Kamprad-Ikea
Fino ad arrivare a Ingvar Kamprad (1926-2018), meglio noto come Mister Ikea, per anni secondo l'uomo più ricco d'Europa. A chi gli dava del tirchio Kamprad rispondeva: «Che male c'è confrontare i prezzi sulle bancarelle e scegliere le cose più convenienti? O andare al mercato prima della chiusura, quando fanno gli sconti?».
John Elwes (1714-1789), il deputato del parlamento britannico che ispirò Charles Dickens per il personaggio di Ebenezer Scrooge in Canto di Natale (1843). Elwes, rimasto orfano di padre a soli 4 anni, ereditò un ingente patrimonio e diversi poderi. Seguendo i consigli dello zio Harvey Elwes, sin da giovane aveva imparato a vivere con un centinaio di sterline l'anno. Era solito barattare carcasse con i macellai per uno scellino. Mangiava il cibo anche se putrefatto per non buttarlo.
charles dickens
Quando andava a Westminster, in sella a un magro cavallo, su un magro cavallo, si faceva bastare un uovo sodo. Per risparmiare candele andava a dormire al tramonto. Non accendeva il fuoco per non consumare legna. Indosso portava solo abiti logori, in testa la parrucca di un mendicante che trovò appesa in una siepe. Una volta in pensione vagava come un medicante tra le sue proprietà ormai in rovina perché non voleva spendere soldi per mantenerle.
Negli ultimi anni della sua vita era riuscito a dimezzare le sue spese: passò da 110 sterline l'anno a 50. Morì il 26 novembre 1789 con i suoi unici abiti. Tuttavia se Elwes era avaro con sé stesso, non lo era affatto con gli altri, pare prestasse ingenti somme ad amici e familiari. Nel suo testamento lasciò ai suoi due figli 500.000 sterline, al nipote prediletto 300.000: 800.000 sterline di allora equivalgono a circa 50 milioni di euro di oggi.
ALBERTO SORDI PH LUXARDO
Ermocrate (metà V secolo -407 avanti Cristo) era così avaro che nel proprio testamento s'istituì erede di sé stesso. Alberto Sordi (1920-2003) poco incline a far doni alle donne, riusciva, per contratto, a ottenere gli abiti indossati sul set (cappotti, giacche, pantaloni, camicie, cravatte, pullover, pure canottiere e slip). Consumava i cestini sul set per non spendere la diaria, collezionava preziose bottiglie di vino mai consumate in compagnia, si asteneva volentieri dal dare feste e ricevimenti, salvo poi provare a scaricarli dalla dichiarazione dei redditi. Ma quando invitava a cena Franca Valeri «pagava sempre il conto».
paul mccartney
Paul McCartney (1942), nel 2001, al party che organizzò per il compleanno della moglie costrinse gli ospiti a pagarsi le bevande. Luciano De Crescenzo (1928-2019) in un'intervista rivelò: «Sono avaro e per non farmene accorgere mi sto rovinando. Ogni volta che vado a pranzo con degli amici voglio essere sempre io quello che paga per tutti».
Rod Stewart (1945) dopo aver cenato in un ristorante di Los Angeles se ne era tornato a casa, il conto in mano per controllarlo. Quando s'accorse di aver pagato una bottiglia d'acqua che non aveva consumato, tornò al locale e si fece restituire i soldi. Madonna (1958) pur concedendosi molti lussi, tiene tutti i conti sott'occhio: «Quando mando i domestici a fare la spesa, voglio controllare che abbiano speso il giusto e analizzo tutti gli scontrini».
Rod Stewart
Gianni Morandi (1944) imparò sin da bambino l'arte del risparmio: «Sono sempre stato parsimonioso, passato anche per avaro. Figlio di contadini, avevo mandato a memoria la lezione di mio padre: metti sempre da parte i soldi delle tasse perché prima o poi te li chiedono. Io gli eccessi delle star non li ho mai capiti. Mi diverto con poco: una maratona, un giro in jeep per il bosco».
GIANNI MORANDI
Maria Sole Agnelli (1925) parsimoniosa e furba. Scrive Marco Ferrante in Casa Agnelli. Storie e personaggi dell' ultima dinastia italiana: «A Londra va in giro in metropolitana e in double deck. Narrazioni famigliari lasciano intendere che ogni tanto indossi borse false di Vuitton. "Chi mai penserebbe", avrebbe confessato, "che io vada in giro con una cosa non vera!"».
maria sole agnelli
Giulio Einaudi (1912-1999) offriva in dono falsi. Una volta regalò un quadro a Francesco Forte: «Siccome era tirchio lo feci vedere a un amico storico dell' arte per farlo autenticare, e infatti mi confermò: non è originale».
Paolo Villaggio (1932-2017) nel ricordo di Anna Mazzamauro: «Troppo tirchio, non pagava mai niente a nessuno. Una volta lo incontro all' aeroporto di Venezia, finge di non riconoscermi, ci resto malissimo, lui capisce di aver esagerato: "Dai, andiamo a pranzo all'Harry's bar". Va bene. Ci sediamo, ordiniamo. Al momento del conto, il bel gesto: "Non ti preoccupare, ci penso io". Poco dopo ho scoperto il trucco: la ricevuta l'ha messa a carico della produzione cinematografica».
paolo villaggio fantozzi
Juan Alberto Schiaffino (1925-2002), straordinario calciatore, formidabile avaro. Ricordava Nils Liedholm che «era impossibile anche farsi pagare un caffè». Non aveva una fuoriserie e neanche un'utilitaria. Quando era al Milan agli allenamenti si faceva accompagnare da un suo allievo.
Daniele Luttazzi (1961) non tira mai fuori il portafogli. Ai tempi di Mai dire gol, ricorda Giorgio Gherarducci della Gialappa' s, «tutti i protagonisti dovevano entrare in scena e scazzottarsi. Luttazzi, all' ultimo momento, lasciò in camerino la parrucca di Panfilo Maria Lippi - il suo personaggio - e scappò. In maniera abbastanza vile. Il giorno dopo, a pranzo, c' eravamo tutti. Anche i tecnici. Quando si trattò di pagare, ci mettemmo d' accordo e gli dicemmo: "Ora paghi tu". Non aveva mai pagato una lira in vita sua, credo sia la persona più tirchia del mondo. Era il minimo. Ci rimase male, e disse: "State scherzando, vero?". Lo rifarei anche adesso».
DANIELE LUTTAZZI
Beppe Grillo (1948) pare sia solito girare in tuta senza tasche per non avere soldi da spendere. Non pagava mai niente, tanto che i suoi amici gli consigliavano: «Offri qualche caffè ogni tanto, risparmierai col cardiologo».
Mike Bongiorno (2004-2009) nel ricordo di Gigi Vesigna: «Nell'ambiente era soprannominato "L'uomo dal braccio corto" per la sua esagerata parsimonia. Ma una volta mi sorprese. Eravamo nel bar degli studi della fiera in Rai (ora smantellati) e mi invitò a bere un caffè. Ordinò e, nel prendere il resto, una monetina gli cadde nel cestino sotto la cassa. Cercò un po' sul pavimento, poi afferrò il grande cestino di metallo e lo rovesciò in terra, cercando col piede tra i tovagliolini e, quando trovò la sua moneta, si rialzò tranquillo e bevemmo il caffè. Parecchi anni dopo, in una puntata di Porta a porta dove ero con Sabina Ciuffini, ospite di Bruno Vespa proprio per celebrare Mike, Bruno mi chiese se conoscessi almeno un difetto di Bongiorno: raccontai l'episodio del bar e Mike, subito: "Però il caffè l'ho pagato io!"».
paola baralee mike bongiorno 8
Patricia Highsmith (1921-1995) era capace di guidare 100 chilometri per comprare gli spaghetti dove costavano meno. Sean Connery (1930) tolti i panni di James Bond, aspettava religiosamente i saldi per comprarsi un paio di calzoni, riparava da solo la sua casa malconcia di Acton, negli estremi sobborghi di Londra, per non sprecare denari. Salvador Dalì (1904-1989), la sua fama cresceva di pari passo con la sua avarizia. La sua passione per i soldi gli costò l'anagramma Avida dollars, ideato dal genio di André Breton. A ricordare quanto fosse taccagno anche la sua musa Amanda Lear: «Mai un regalo, non mi ha mai dato niente, neanche un quadretto, solo dei fiori».
Tobey Maguire FOTO BY TERRY RICHARDSON
Tobey Maguire (1975) coltiva da solo le rose del suo giardino per regalarne mazzi alle ragazze che corteggia: «Così non devo sborsare centinaia di dollari dal fioraio». Gregory Peck (1916-2003) ogni volta che c' era da mettere mano al portafogli si sentiva male. Era così tirchio da esserlo persino con i soldi degli altri. Nel 1958 quando ci furono da pagare i 47.500 dollari per il party del film The big country soffrì tantissimo, anche se a saldare il conto fu William Wyler. «Vissero infelici perché costava meno» (Leo Longanesi).