Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia
Filippo Testini per Il Paese Sera – www.ilpaesesera.it
bruno conti
«Di Bruno ce n’è uno e viene da Nettuno» intonavano i tifosi della Roma quando vedevano Conti calcare il campo. Un coro che richiama la sua città natale, definita “la Capitale del baseball in Italia”, perché non c’è un bambino che non sia cresciuto giocando a questo sport nella località marittima.
E uno di questi è proprio l’ex ala destra, ora coordinatore tecnico delle attività di identificazione e sviluppo dei giovani calciatori della società giallorossa, che sta decidendo in questi giorni il suo futuro: il contratto scade il 30 giugno. Bruno spera di restare e continuare a coltivare, seppure con un punto di vista diverso, la passione per cui ha lasciato l’amato baseball. Ancora oggi lo segue, quando può, e in occasione dell’European Champions Cup, la maggiore manifestazione continentale per club, con Parma e la padrona di casa Bologna a rappresentare l’Italia, racconta la sua storia a Il Paese Sera.
Calcio, ma anche baseball. Come è nata la passione per questo sport?
«Vivendo a Nettuno non mi fermavo mai. D’inverno giocavo a baseball e d’estate a calcio. Era un discorso più legato alle stagioni. Ho iniziato con la società “Black Angels-S. Francesco”, poi mi si è presentata l’occasione con il club di Nettuno e, successivamente, con il fatto che c’era un campetto vicino casa, ho iniziato a giocare a calcio».
de rossi totti bruno conti
Perché ha smesso di correre per il “diamante” e si è lanciato nell’avventura di calciatore?
«Ho smesso di giocare a baseball quando sono stato chiamato dalla Roma, feci un provino per la Primavera e mi presero. Prima, però, venne il Santa Monica in città e anche loro, dopo un test, mi volevano in squadra. I dirigenti erano disposti anche a portarmi in tournée in America, ma mio padre diceva che ero troppo piccolo e ho dovuto rifiutare».
riccardo silva con maldini vieri e bruno conti
Chi è nato a Nettuno per forza di cose ama il baseball, peccato però che la società non ha vinto molto in questi ultimi anni.
«Sono cresciuto ai tempi della Simmenthal Nettuno con Bruno Laurenzi e Giorgio Costantini, quando si vinceva tutto. Ora è diverso, anche per un discorso economico. Spero che la nuova proprietà del Nettuno si ingrandisca e ottenga al più presto i risultati che tutti i tifosi si augurano e meritano».
Cosa potrebbe accomunare baseball e calcio?
«È chiaro che giocando a baseball, grazie al mio grande maestro Alfredo Lauri che era un lanciatore come me (ride, ndr), l’ho visto sempre come uno sport di inventiva. Mi ha insegnato la palla lenta, la curva, il drop. Un po’ come la finta a rientrare nel calcio. Insomma ci vuole intelligenza ed inventiva in tutte e due gli sport».
È in corso l’European Champions Cup, la sta seguendo?
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«Non sto riuscendo a farlo perché siamo impegnati con l’USA Academy (l’Accademia di calcio giovanile dell’As Roma, ndr), ma non appena avrò un po’ di tempo la vedrò in differita. Non mi perdo mai un competizione di baseball».
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