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DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
1 - CHE FRULLA NELLA TESTA ASFALTATA DEL BANANA? CHE SIGNIFICA IL SUO BUONISMO VERSO IL GOVERNO MONTI?
Anche i colonnelli e i pretoriani di più stretta osservanza non riescono più a capire che cosa passi nella testa di Berlusconi, il Cavaliere senza cavallo che appare sempre più sorridente e rilassato dopo l'uscita da Palazzo Chigi.
Sembra quasi che si diverta a prendere in giro l'universo, e a sorprendere è soprattutto il sostegno "pieno e leale" che dichiara nei confronti del suo successore. Perfino in quello che fino a poco tempo fa era il cerchio magico del suo potere, si sentono spiazzati dall'invito a lasciar lavorare il professore della Bocconi e si chiedono a quale carro Berlusconi voglia attaccare la sua stella.
Che la stella sia caduta per la poltrona del governo non c'è alcun dubbio, e di questo sembra esserne convinto anche lui quando dice ironicamente che riprenderà la presidenza del Milan, ma l'enigma della sua strategia futura rimane intatto perché nessuno crede che si ritirerà nei giardinetti di Arcore a scrivere le sue memorie.
Anche di fronte alle vicende giudiziarie ostenta indifferenza e noia come avvenuto nei giorni scorsi quando ha fatto finta di addormentarsi nell'aula del tribunale di Milano durante il processo Mills che a febbraio sarà prescritto. E per quanto riguarda gli altri appuntamenti davanti ai giudici per le pruriginose vicende di Ruby ripeterà il ritornello di un incidente diplomatico con Mubarak.
Nemmeno i "barbari" della Lega, riconvertiti all'opposizione, sembrano spaventarlo più di tanto perché è convinto che i vari Maroni e Calderoli non potranno votare in Parlamento contro le misure di Monti che a suo dire sono identiche a quelle formulate nella famosa Lettera inviata a Bruxelles. Di sicuro Berlusconi ha fatto suo il motto del più grande scrittore e sceneggiatore del â900, Enrico Vanzina, che in un suo libro ha scritto "pochi ricordano, pochissimi dimenticano", ma questo sublime aforisma non gli impedisce di guardare al 2013 con una certa calma che gli consente di costruire l'ultima fase della sua carriera politica.
Certo, quelle fotografie scattate ieri a Bruxelles dove i vari Rehn e Juncker mettono le mani sulle spalle di SuperMario provocano qualche fitta al cuore, ma a farlo sorridere sono i vuoti di memoria di economisti come ad esempio Giacomo Vagiaco che ieri sera nel salotto di "Ballarò", dove Alfano ha bacchettato i professori sullo spread, si sono dimenticati di ricordare che se il Cavaliere fosse rimasto al suo posto oggi lo spread sarebbe il doppio di quello che è. A questo punto l'unica cosa certa è che l'ex-Presidente Patonza ha spiazzato le falangi dei suoi pretoriani e ha trasmesso la parola d'ordine di abbassare i toni.
Quando qualcuno ha insinuato che si sarebbe dimesso per i presunti avvertimenti di Putin sui suoi rischi personali, il Cavaliere non ha alimentato le voci di un possibile attentato, e nemmeno il fuoco acceso dal quotidiano "Libero" e dal Tg di Enrichetto Mentana sulla presunta affiliazione di Monti alla massoneria, ha avuto effetti particolari. D'altra parte i rapporti con Putin e quelli con la massoneria sono tasti delicati per uno che ha fatto affari segreti e colossali dentro la dacia dell'amico Vladimir, e che nel 1978 ha preso la tessera numero 186 della P2.
Il risultato di questa vaselina distribuita a piene mani è che giornalisti come Sallusti, Feltri e Belpietro sono letteralmente spiazzati e si trovano con le armi spuntate di fronte al buonismo filogovernativo del loro padrone. Il copione trasgressivo e insolente non funziona più nemmeno per Giuliano Ferrara e per chi come lui ha sempre costruito intorno a Silvio una rendita di posizione.
Che significa allora tutto ciò? Che la pagina politica di Berlusconi è definitivamente chiusa e che nel fodero ha soltanto frecce spuntate nei confronti dei comunisti e di quel Carlo De Benedetti che ieri sera nel salotto della Gruber ha preferito massacrare la Marcegaglia piuttosto che lo stesso Cavaliere definito "non è un avversario, ma un oppositore"?
Qualcuno azzarda l'ipotesi che in realtà l'ex-Presidente Patonza abbia ricevuto dall'unico saggio tra i suoi pretoriani, Gianni Letta, il consiglio di lavorare con discrezione e astuzia guardando al 2013 quando Giorgio Napolitano (il vero nemico del Cavaliere) dovrà lasciare il Quirinale per far posto al XII Presidente della Repubblica.
L'impresa è ardua e appare oggi impossibile. Diventare padre della patria lasciandosi alle spalle l'enorme fardello di errori e di conflitti raccolti durante quasi un ventennio, è una sfida che va oltre qualsiasi immaginazione. Nel 2013 il Cavaliere avrà 77 anni ma chi come Gianni Letta lo conosce più di altri sa che il presidente del Milan desidera vivere a lungo per entrare in quei libri di storia dove ritiene che soltanto per colpa dei mercati il suo nome sia stato cancellato.
2 - SAVONAROLA PENATI SUGGERISCE DI PRIVATIZZARE FINMECCANICA AI PRIVATI. E FA FELICE MARCO DE BENEDETTI, IL FIGLIO DELL'INGEGNERE CHE LAVORA NEL FONDO CARLYLE
C'è un economista che in questi giorni è letteralmente scatenato.
Quando Alessandro Penati, docente alla Cattolica di Milano, appare in televisione con il suo pizzo e l'aria severa anche nelle famiglie corrono brividi di paura, la stessa sensazione che si prova nei centri del potere di fronte agli articoli scritti su "Repubblica" con la penna intinta nel vetriolo.
Negli ultimi giorni il barbuto professore ha scaricato una batteria di missili terra-aria nei confronti delle banche e oggi di Finmeccanica, e l'ha fatto con argomenti durissimi che fanno riflettere. Penati ha l'aria di un crociato che vuole dire la verità anche a costo di provocare turbamento e per amore della verità non si esime dalla marcia indietro quando ritiene di essere nel giusto. Così ha fatto ad esempio alla fine di ottobre a proposito di Marpionne che anni addietro aveva bollato come un abile gestore di un fondo di private equity.
Con una conversione repentina e per certi versi inspiegabile si è ricreduto e ha definito le sue critiche al manager dal pullover sgualcito "corrette, ma fuori luogo" aggiungendo che le polemiche su Fabbrica Italia "appaiono pretestuose".
Il professore della Cattolica non ride mai, tantomeno di fronte alla crisi delle banche italiane che ieri ha paragonato alle acciaierie degli anni '70 "con un prodotto a basso valore aggiunto". Per rafforzare il suo ragionamento ha elencato le ragioni che rendono terribilmente fragile il nostro sistema del credito che soffre di una liquidità per la zavorra dei titoli di Stato.
Il suo ragionamento arriva a dire che "la crisi di liquidità delle banche potrebbe trasformarsi rapidamente in insolvenza anche senza un default del debito pubblico perché il rendimento dei prestiti bancari", oggi mediamente del 3,5% in Italia si scontra con un costo della raccolta che per l'Italia va dal 6% a 3 mesi, al 7,5% a 3 anni. Quindi, conclude Penati, bisognerebbe tagliare drasticamente costi e investimenti in titoli di Stato, fare cassa vendendo banche del gruppo o reti di sportelli al miglior offerente, anche se straniero.
Sono parole che fanno rabbrividire e si accompagnano all'urlo di Giuseppe Vegas, il presidente della Consob, che oggi su "Repubblica" parla senza messi termini di "allarme banche per assenza di liquidità " con relativo rischio di fallimento del Paese.
Ma Penati, che sembra avere indossato i panni del Savonarola rispetto a quelli più curiali di Massimo Mucchetti, ne ha anche per Finmeccanica dove si chiede maliziosamente se la svolta (prevista per domani) possa portare al posto di Guarguaglini un uomo proveniente dalle Partecipazioni Statali (Gamberale) oppure un amministratore delegato come Orsi scelto in quota Lega e con buone aderenze in Comunione&Fatturazione.
A questo punto il professore non ha dubbi: meglio privatizzare e lasciare la ristrutturazione di Finmeccanica ai privati. Una conclusione drastica che piace molto al partito delle privatizzazioni e a Marco De Benedetti, il figlio dell'Ingegnere che lavora nel Fondo Carlyle, il più interessato allo spezzatino di Finmeccanica.
3 - ERA INEVITABILE CHE PRIMA O POI GLI UOMINI DI GOLDMAN SACHS IN ITALIA SI BACIASSERO CON QUELLI DELLA BOCCONI, LA MADRE DI TUTTI I SAPIENTONI.
Era inevitabile che prima o poi gli uomini di Goldman Sachs in Italia si baciassero con quelli della Bocconi, la madre di tutti i sapientoni.
Lo sposalizio è avvenuto nei giorni scorsi a Varese dentro la Liuc, Libera università Carlo Cattaneo di Castellanza, e anche se a molti studenti è sfuggito il senso della cerimonia, il significato di questo connubio tecnocratico è evidente. Il rettore Valter Lazzari, un piacentino 48enne, ha avuto la brillante idea di invitare per la relazione d'apertura Massimo della Ragione, partner di Goldman Sachs dal 2007.
Costui è conosciuto negli ambienti della finanza milanese, ha 41 anni e dopo 12 anni trascorsi a Londra a JP Morgan si è distinto per aver pilotato le più importanti operazioni bancarie fatte negli ultimi anni (tra queste la fusione Unicredit-Hvb, la cessione della BNL ai francesi di BNP Paribas e la privatizzazione del Medio Credito Centrale voluta da Giulietto Tremonti.
Nella sua relazione davanti agli studenti di Castellanza il rettore ha difeso la particolarità dell'invito all'uomo di Goldman Sachs respingendo le accuse complottiste nei confronti della merchant bank più importante del mondo e ha detto tra l'altro: "se vuoi capire, devi ascoltare chi ha una visione privilegiata dei fenomeni", poi ha aggiunto: "che cosa dovremmo dire del Presidente Napolitano che ha nominato Mario Monti, noto consulente di Goldman Sachs, oppure di quella grande personalità che è Mario Draghi alla presidenza della BCE? Facciamo solo il nostro lavoro, con un profilo sobrio".
E davanti agli studenti attoniti, ma non stupidi, ha concluso: "capisco che in questo momento il nome della banca d'affari americana possa balzare agli occhi ma io ho invitato prima di tutto un grande esperto come Massimo della Ragione perché il nostro compito non è quello di dividere i buoni dai cattivi, ma di dare una testimonianza privilegiata".
L'aspetto curioso di questo evento è che entrambi, sia il rettore che l'uomo di Goldman Sachs, sono legati alla Bocconi dove entrambi si sono laureati.
4 - ALLARME IN VATICANO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che in Vaticano molti prelati stanno seguendo con ansia le vicende del San Raffaele di Milano e la sorte di don Verzè.
Le domande inquietanti che girano nelle stanze d'Oltretevere sono queste: come è possibile che appena è entrato in gioco il Vaticano si sia suicidato il braccio destro Mario Cai?, e non c'è forse un'analogia tra questo evento e quello di tanti anni fa quando il banchiere Roberto Calvi fece la stessa fine frequentando certi ambienti avvezzi a determinate operazioni?".
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