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Sara Bennewitz per “la Repubblica”
Pur di avere il via libera alle nozze tra Wind e H3g, che salvo intoppi dovrebbero celebrarsi i primi di settembre, il colosso russo-cinese sceglie di dare l’esclusiva a Free per cedere frequenze e licenze in modo da andare a ricostituire il quarto operatore in Italia.
La società che fa capo a Xavier Niel è diventata famoso in Francia per aver conquistato un gran numero di clienti con tariffe a basso costo che hanno messo in crisi le rivali, a cominciare dall’ex monopolista d’Oltralpe Orange. Dopo che la Ue ha bloccato le nozze tra Telia e Sonera in Danimarca e tra O2 e H3g in Inghilterra, Wind e H3g hanno cercato fin da subito di stabilire un rapporto collaborativo con l’Antitrust per trovare una quadra che garantisse il successo dell’operazione.
In proposito il nuovo commissario Ue Margrethe Vestager è sempre stata molto determinata, soprattutto sul comparto della telefonia, a fare in modo che gli interessi dei consumatori venissero tutelati più di quelli delle aziende telefoniche.
E così, dovendo scegliere tra Fastweb - che in Italia è presente solo con la telefonia fissa - e un nuovo entrante come Free, Wind e H3g devono aver pensato che introdurre un nuovo operatore fosse il modo migliore per assicurarsi il via libera da parte di Bruxelles.
Tuttavia gli analisti ritengono che scegliere Free per occupare il posto che finora è stato ricoperto da 3 potrebbe essere un passo falso, perché il gruppo francese per conquistare un mercato che è già fortemente presidiato e con un tasso di penetrazione tra i più alti del Vecchio continente, dovrà ancora una volta fare leva sulla convenienza delle offerte. L’arrivo di Niel in Italia avrebbe poi una serie di ricadute a cascata su tutti gli altri operatori.
Per prima cosa, chi come Tim o Vodafone sperava che il matrimonio tra Wind e 3 avrebbe consolidato il mercato stabilizzandolo su prezzi più normali, dovrà attrezzarsi a fare i conti con un nuovo e agguerrito concorrente. In secondo luogo lo scorso autunno Niel aveva rilevato a titolo personale delle opzioni per salire fino al 10% di Telecom Italia, e ora bisognerà capire cosa farà l’imprenditore con quei derivati che, se venissero esercitati, lo trasformerebbero nel secondo azionista di Telecom, dietro la francese Vivendi (socia al 25%).
In proposito, fonti finanziarie riferiscono che verosimilmente i derivati potrebbero essere smontati per non creare interferenze tra il futuro quarto operatore e l’ex monopolista tricolore. Tuttavia finché non sarà deciso il destino di queste opzioni, l’andamento dei titoli Telecom potrebbe essere soggetto a turbolenze.
Infine, con l’arrivo di Niel, di fatto, ci sarebbero in Italia due operatori francesi, vale a dire Free e Vivendi-Telecom, uno anglosassone (Vodafone), uno russo-cinese (Wind-H3g) e uno svizzero (Fastweb). Un simile presidio sarebbe dannoso anche per gli operatori mobili virtuali, che già stentano a proliferare a causa della forte competizione. E tra questi il primo a pagare le conseguenze potrebbe essere Poste Mobili, che a sua volta era in cerca di consolidare la sua presenza sul mercato ma ora potrebbe faticare a trovare un compratore.
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