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Cristiana Lodi per “Libero quotidiano”
Ripugna e inquieta quanto accaduto sul lungomare di Porto D' Ascoli: due bengalesi che vendevano rose, pestati a sangue da giovanissimi italiani perché non hanno saputo recitare il Vangelo. Un modo (inqualificabile) per ricordare i nostri connazionali che a Dacca per non essere torturati e uccisi barbaramente dai sette del commando dell' Isis, avrebbero dovuto dimostrare di sapere il Corano a memoria.
Un gesto sì deplorevole quello compiuto dal branco di San Benedetto del Tronto, ma al tempo stesso anche la prova che il fenomeno rischia di diventare (se già non lo è) fuori controllo.
Il fenomeno è la guerra di religione che sta dietro l' attentato dei terroristi islamici all' Holey Artisan Bakerye, come lo è per tutti gli altri precedentemente messi in atto dai fanatici di Allah e che sarebbe improprio definire in altro modo. Improprio se non ipocrita. Certo, molti esperti del tema insistono nell' affermare che «questa non è una guerra di religione» e la fede «è soltanto un pretesto», però nessuno spiega in cosa consista la differenza.
JIHADISTI DELL ATTENTATO A DACCA IN BANGLADESH
I due bengalesi, scrive il Corriere Adriatico che ha registrato il fatto per primo, l' altroieri all' ora di pranzo sono stati picchiati perché ai loro aggressori non hanno saputo recitare un rigo del libro che racconta la vita e quel che ha predicato Gesù di Nazareth. I due malcapitati che vendevano fiori alle coppie a cena in Riviera, sono stati ritenuti colpevoli per questo. Tradotto: ignoravano le basi su cui si fonda il cristianesimo.
I nove italiani al ristorante di Dacca, non sono stati risparmiati dalle sette belve provenienti dalle élite del Bangladesh, perché ignoravano il Corano dunque le basi dell' islam. Un pretesto. Li avrebbero ammazzati ugualmente, però i terroristi hanno loro chiesto di recitare i versetti prescritti da Allah. I sette fanatici dell' Isis, è emerso, sono in gran parte rampolli dell' establishment di Dacca; di quello stato del Bangladesh nato per secessione dal Pakistan quasi mezzo secolo fa.
LE VITTIME ITALIANE DELL ATTENTATO A DACCA IN BANGLADESH
E prima di diventare terroristi hanno frequentato gli istituti scolastici e le università più prestigiose della loro capitale e anche di Londra. Non si sa da chi fosse composto (se e dove abbia studiato) il branco di cui ha scritto il Corriere Adriatico e che sotto gli occhi di tanti testimoni ha pestato i venditori di fiori. Chi ha visto dice fossero giovanissimi: in un primo tempo avrebbero cominciato a schernire i bengalesi, poi dallo scherzo pesante il gruppo inferocito sarebbe passato al pestaggio più feroce.
BLITZ A DACCA PER LIBERARE GLI OSTAGGI DELL ISIS
I testimoni hanno chiamato la polizia. E i picchiatori sono fuggiti. Da una parte loro, dall' altra gli stessi bengalesi aggrediti e azzoppati. Un episodio che, come accade a ogni attentato messo a segno dai fondamentalisti islamici, ripropone l' inquietante domanda: possiamo coabitare con l' islam moderato (ammesso esista) o civile (ammesso sia possibile) senza guardarci alle spalle?
Circa 15 milioni di musulmani vivono in occidente senza ammazzare nessuno, scrive Farid el Asri, docente di islam politico all' università di Rabat e a quella belga di Louvain. Eppure, ammette, «anche il commando che ha colpito a Dacca si considera musulmano». Sappiamo tutti che c' è un problema nella definizione dell' identità islamica e di cosa sia il cosiddetto musulmano moderato, ma fino a oggi si è preferito chiudere gli occhi. Una specie di omertà simbolica.
BLITZ A DACCA PER LIBERARE GLI OSTAGGI DELL ISIS
Dopo l' 11 settembre, per esempio, si diceva che Osama non fosse un vero musulmano, invece nella sua visione (il terrorista dei terroristi) lo era eccome. E ci ha costretti a interrogarci su come leggesse il Corano. Infine un dato può essere illuminante: è il sondaggio condotto dall' istituto di ricerche Ipr sul giudizio e la reazione dei musulmani moderati agli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre:
su due milioni di musulmani residenti in Italia (di cui 800mila ormai cittadini italiani), l' 80 per cento condanna la strage, il 12 per cento la giustifica e l' 8 dice di non avere un' opinione in merito. Un musulmano su quattro, inoltre, pensa che la colpa degli attacchi sia degli occidentali. Che non conoscono il Corano?
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