ALI-TAGLIA O NO? - OGGI CONSIGLIO DELLA COMPAGNIA SU OFFERTA ETIHAD, CHE PER PRENDERSI IL CATORCIO CON LE ALI PONE CONDIZIONI DURE, SOPRATTUTTO SUGLI ESUBERI (DA 2.600 A 3MILA) - E RENZIE DA' L'OK AGLI ARABI DI MUBADALA IN PIAGGIO

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1. ALITALIA, I PALETTI ETIHAD E QUEL VIA LIBERA A MUBADALA
A. Bac. Per ‘Il Corriere della Sera'

Qualcuno dice che non è un caso che nell'ultimo consiglio dei ministri, tenutosi il Venerdì santo, accanto al ricco menù offerto dal decreto sul bonus degli 80 euro, sia stato inserito un altro decreto, questa volta del presidente del Consiglio, che regola l'uso dei poteri speciali del governo sulle quote di maggioranza di Piaggio Aero Industries, acquisite da parte del fondo emiratino Mubadala Development Company.

Il ceo di quel fondo è quello sceicco Khaloon al Mubarak, lo stesso che il premier Matteo Renzi incontrò a fine febbraio a casa di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, di cui il fondo Mubadala è azionista. Quell'incontro servì a rassicurare gli emiri di Abu Dhabi sulle intenzioni del premier, appena arrivato a palazzo Chigi, di rispettare gli impegni presi dal suo predecessore, Enrico Letta, circa l'esclusività della trattativa per cedere Alitalia.

Il decreto di venerdì mette un punto fermo a una vicenda iniziata nel 2006 quando Mubadala acquisì il 35% di Piaggio Aero, diventando azionista accanto all'indiana Tata. Partecipazioni che sono cresciute a novembre scorso in seguito a un aumento di capitale sottoscritto da entrambi gli azionisti. Il governo, esercitando i propri poteri speciali, venerdì si è espresso positivamente per l'acquisizione, indicando specifiche condizioni per la tutela delle capacità tecnologiche e industriali, della continuità di produzione.

Per una vicenda che si chiude, ce n'è un'altra da completare. Il consiglio di amministrazione di Alitalia si riunisce oggi proprio per finalizzare la partita dell'acquisizione da parte dell'emiratina Etihad che ha indicato condizioni «imprescindibili». Chissà che il via libera sulla Piaggio non fosse tra queste.


2. ALITALIA, OGGI IL CDA SUL DOSSIER ETIHAD - ATTESA LA RISPOSTA DELLA COMPAGNIA DEGLI EMIRATI DOPO LO SCAMBIO DI LETTERE DELLA SCORSA SETTIMANA
Luigi Grassia per ‘La Stampa'

Per l'Alitalia ogni giorno sembra quello decisivo e oggi potrebbe essere la volta buona perché il consiglio di amministrazione si riunisce alle 15 per discutere dello scambio di lettere che c'è stato la settima scorsa. La Etihad aveva posto condizioni molto stringenti per continuare la trattativa sul suo ipotetico ingresso nell'azionariato, i vertici di Alitalia avevano inviato una risposta, ma non si sa se poi ci sia stata una reazione dalla compagnia Abu Dhabi. E questo ping-pong non può andare avanti all'infinito.

Il negoziato è appeso a un filo perché già la prima lettera della Etihad suonava coma una specie di ultimatum: gli arabi manifestavano insoddisfazione su vari punti e chiedevano certezze. Se la risposta del fine settimana da parte di Alitalia verrà giudicata ancora evasiva è probabile che Etihad chiuda i giochi.

Il consiglio di amministrazione di Alitalia si riunisce nella sede dell'aeroporto di Fiumicino. Nella lettera-ultimatum la Etihad chiedeva garanzie sulla riduzione del personale (da 2.600 a 3.000 esuberi), la rinegoziazione del debito (si ipotizza un taglio di 400 milioni), il riassetto regolamentare con la liberalizzazione dell'aeroporto di Linate (a danno di Malpensa), la riduzione dei vantaggi per le compagnie low cost, l'impegno da parte del governo italiano a servire lo scalo di Fiumicino con l'alta velocità ferroviaria, e la garanzia che gli attuali azionisti terranno fuori il futuro socio Etihad da tutto il contenzioso legale pregresso.

Le condizioni sono molte e la soddisfazione di alcune non dipende da Alitalia. La discussione di oggi in consiglio di amministrazione si prospetta difficile. e pure al buio se per caso la risposta di Etihad non è arrivata.

Nel weekend sono state valutate diverse ipotesi su come risolvere la questione degli esuberi. L'Alitalia punterebbe a un pre-accordo con i sindacati, da presentare poi all'approvazione di Etihad, sulla cassa integrazione a zero ore per 1.000-1.100 dipendenti; secondo i vertici della compagnia italiana questo potrebbe soddisfare le esigenze di maggiore efficienza sollevate dalla compagnia araba.

La Etihad non gradisce le soluzioni intermedie, come la cassa integrazione a rotazione e i contratti di solidarietà, perché giudica che disarticolerebbero tutto il lavoro del gruppo. Alla ricerca di soluzioni indolori o il più possibile morbide per i dipendenti, si valuta anche come ricollocare una parte del personale di Alitalia in aziende pubbliche.

Una potrebbe essere la società Poste Italiane che ha alcune attività che si sovrappongono a quelle di Alitalia ed è interessata a trovare una soluzione ai problemi della compagnia aerea nel cui capitale è appena entrata con 75 milioni di euro.

Etihad non vuole tagliare il personale per il semplice gusto di ridurre i costi. In un primo tempo intende tagliare i voli a medio raggio che sono quelli meno remunerativi, anche perché risentono della concorrenza delle compagnie low cost e dell'alta velocità ferroviaria.

Al posto del medio raggio la Etihad vorrebbe per Alitalia più voli intercontinentali, che sono molto più remunerativi e al riparo dalla concorrenza di cui sopra. Quindi non si tratta di una strategia rinunciataria, anzi se la si applicasse l'Alitalia tornerebbe nel giro dei giganti internazionali del settore. Ma all'esordio il programma porterebbe a tagli di personale e di rotte.

 

 

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