DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1. ALITALIA E’ LA MPS DEI CIELI
Vittorio Feltri per Libero Quotidiano
Alitalia è di nuovo con le ali a terra. Non ce la fa più a decollare ed è un miracolo se respira ancora. È l' immagine dell' Italia burocratica e statale incapace di vivere di mezzi propri. Qui da noi si predica che in economia comanda il mercato, ma al tempo stesso si chiama in causa lo Stato ogni volta che un' azienda su cui sventoli il tricolore è in crisi e minacci di chiudere. È successo al Monte dei Paschi di Siena, che si è divorato decine di miliardi senza dire perché, e senza confessare a chi ha regalato capitali ingenti, e ora succede ad Alitalia che già in passato si era segnalata per imbecillità gestionale, riducendosi in bolletta nera.
Da circa dieci anni la cosiddetta compagnia di bandiera si illude di rinascere e per ben due volte ha trovato degli sciocchi che si sono illusi di rivitalizzarla. Il primo visionario un po' cieco che la foraggiò fu Silvio Berlusconi che, smentendo Romano Prodi, impedì di cedere la baracca semidistrutta ai francesi, che erano disposti a versare circa 2 miliardi per acquisirla, addossandosi oneri mostruosi.
Il Cavaliere, in procinto di vincere le elezioni, alzò la cresta e pose il veto alla vendita, adducendo motivi patriottici. Disse che vendere gli aerei sarebbe stato un suicidio per il nostro turismo. Cosicché si impegnò a strapagare il personale in esubero e a finanziare il rilancio dell' azienda con denaro pubblico, in parte. E fu un flop.
Perché il turismo è comunque calato di brutto (per mancanza di organizzazione e coordinazione) e la compagnia, pur foraggiata senza risparmio, è sopravvissuta a stento e malamente per un lustro ed è poi affondata miseramente in un mare di debiti.
Si è subito pensato a un secondo e velleitario rilancio del baraccone coinvolgendo addirittura gli arabi, avvezzi a guadagnare perfino coi voli. Non ho mai creduto che il tentativo potesse avere successo, ma nella circostanza ho avuto per venti minuti la sensazione che ci fosse uno spiraglio perché non fallisse. Sbagliavo.
E non mi si dica che alla topica sia estraneo l' organico umano dell' impresa, le cui pretese ereditate dai tempi d' oro del sindacalismo vorace hanno perpetuato la crescita delle spese folli. Un esempio emblematico: tra i piloti (autentici divi) c' è chi abita a Marbella e con l' appoggio dei rappresentanti dei cosiddetti lavoratori insiste affinché gli venga offerto gratis il trasferimento a Roma o dove parte l' aereo su cui è chiamato a svolgere la propria opera.
Mi rendo conto: è ridicolo o almeno paradossale, ma risponde a verità. Una compagnia costretta a sopportare simili oneri non campa a lungo, e in effetti la nostra è sul punto di tirare le cuoia. Merita di crepare senza lasciare rimpianti tra gli utenti consapevoli che l' Alitalia è sempre stata considerata un ente assistenziale dai dipendenti e non un luogo in cui guadagnarsi stipendi ragionevoli.
RENZI E MONTEZEMOLO TRA LE HOSTESS ALITALIA
Naturalmente la responsabilità del crollo non va attribuita soltanto al personale. Pesa anche una amministrazione pressappochista che, invece di imitare Ryanair, i cui bilanci sono in perfetto ordine e il servizio che svolge è eccellente nonché a buon mercato, non ha smesso di calpestare le orme impresse dagli statalisti d' antan che provocarono i primi e duraturi disastri.
Siamo così giunti al terzo decesso di Alitalia e temiamo che lorsignori del governo agiscano nei confronti della compagnia di bandiera esattamente come hanno agito per Monte dei Paschi, ossia utilizzino soldi pubblici per tamponare le falle. Sarebbe un altro calcio sferrato tra i denti dei cittadini.
2. ALITALIA, IL GOVERNO APRE AI SINDACATI RINVIATO LO SCIOPERO GENERALE
Nicola Lillo per la Stampa
Non c' è ancora un piano di rilancio condiviso né il numero esatto di esuberi in Alitalia, ma il governo da giorni dice che i lavoratori non dovranno pagare le colpe della gestione dell' azienda. Una posizione, ribadita più volte, che viene confermata dall' incontro di ieri al ministero dello Sviluppo economico tra i ministri Calenda e Delrio e i sindacati di categoria. Il governo ha voluto dimostrare ai rappresentati dei lavoratori che il dossier è seguito con una particolare attenzione e che il tema lavoro è prioritario.
I due ministri hanno espresso la propria preoccupazione per la gestione dell' ex compagnia di bandiera, assicurando i sindacati che una volta presentato il piano tra due settimane verranno coinvolti anche loro nella discussione sugli esuberi, si parla di una forbice che va dai 500 ai 1.600 posti di lavoro a rischio. Ma è ancora presto per avere i numeri precisi.
Tutti i dettagli da digerire per sindacati e governo sono contenuti nel piano quinquennale da cui passa il futuro di Alitalia.
Il piano è complesso, così come lo è la materia. In 158 pagine sono spiegate le strategie con cui l' amministratore delegato Cramer Ball conta di rilanciare l' azienda. Le linee guida sono chiare, e cioè riduzione aggressiva dei costi, rinegoziazione di partnership penalizzanti e il nuovo modello di business con il riposizionamento fra rotte di corto, medio e lungo raggio. Ma ora serve condivisione sui dettagli da cui dipende quello che sarà dell' azienda, che in questo 2017 doveva raggiungere l' utile ma che in realtà perde quasi un milione al giorno.
hogan cassano montezemolo renzi d'amico
Sul contenuto tecnico del piano si esprimerà un advisor esterno richiesto dai soci italiani, che sarà nominato nel prossimo cda atteso per lunedì. Di sicuro nel piano, spiegano alcune fonti, è messa nero su bianco l' ipotesi che nel futuro ci possano essere nuovi soci in Alitalia. Non è un mistero che negli ultimi mesi si siano intensificati i rapporti tra Etihad e Lufthansa e non si esclude quindi un possibile interessamento della principale compagnia tedesca.
All' incontro di ieri al ministero dello Sviluppo economico il governo, da quanto si è appreso, ha fatto notare di non avere l' abitudine di criticare i vertici di aziende private come ha fatto in recenti dichiarazioni, ma in questo caso l' intervento si è reso necessario per dire che certe cose non sono andate come ci si aspettava. E cioè che all' incontro al ministero dello scorso 9 gennaio l' ad Ball e il vicepresidente James Hogan si sono presentati senza un piano condiviso dai soci, le banche azioniste e creditrici Unicredit e Intesa Sanpaolo.
La tensione nel management dell' azienda è altissima, e si rincorrono le voci di un possibile passo indietro di Hogan, nel mirino dei soci italiani. E' lui l' uomo più in bilico ai vertici dell' azienda, controllata con il 49% da Etihad, e il suo futuro è ora nelle mani degli emiri. Intanto è stato differito lo sciopero generale del trasporto aereo di venerdì, mentre per il 23 febbraio rimane in programma quello dei dipendenti Alitalia.
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