ALITALIA VOLA A PARIGI PER SPINGERE L’ACCELERATORE DELLA FUSIONE CON AIR FRANCE - ROBERTO COLANINNO, ROCCO SABELLI, E IL DIRETTORE GENERALE CORPORATE DI INTESA SANPAOLO GAETANO MICCICHÈ SI SAREBBERO INCONTRATI CON JEAN CYRIL SPINETTA - E ADESSO VIENE IL BELLO: I “PATRIOTI” ITALIANI MESSI INSIEME DAL BANANA E DA PASSERA VOGLIONO IL CONTROVALORE DELLO LORO AZIONI IN DENARO MA AIR FRANCE e' in bolletta

Rosario Dimito per Il Messaggero

Alitalia vola a Parigi per spingere l'acceleratore della fusione con Air France. Un summit ad altissima quota: Roberto Colaninno, Rocco Sabelli, Gaetano Miccichè, partiti dal capoluogo lombardo si sarebbero incontrati con Jean Cyril Spinetta. La composizione del tavolo spiega l'importanza della posta in gioco. Accanto ai tre manager apicali delle due compagnie, spicca la presenza di Miccichè.

E' il direttore generale corporate & investment banking di Intesa Sanpaolo, regista del progetto Fenice che nell'estate 2008 fece risorgere il vettore italiano di cui la banca è uno dei principali soci con l'8,85%. La sua presenza dà la misura della valenza della missione francese il cui esito sarebbe comunque interlocutorio. La delegazione italiana sarebbe rientrata a Milano in serata.

L'incontro sarebbe avvenuto a pochi giorni dal consiglio di Alitalia, in calendario martedì 20 a Roma che esaminerà il preconsuntivo 2011. I numeri non sarebbero ancora definitivi, si aspetta fino all'ultimo giorno per compilare le tabelle. Il primo scorcio di dicembre non sarebbe andato benissimo, la crisi fa sentire i suoi effetti negativi. Il pareggio operativo, come annunciato da Sabelli circa un mese fa, viene rinviato di un anno: nel 2011 il risultato dovrebbe attestarsi tra 15 e 5 milioni in rosso con una perdita finale di 60-70 milioni.

Le prospettive però e non solo per Cai ma per l'intero trasporto mondiale sono tutt'altro che rosee perchè l'andamento del settore è legato a filo doppio al ciclo economico. Con la recessione in atto, come sottolineato l'altro giorno da Confindustria e da Corrado Passera - oggi Superministro economico e fino a poco fa ceo di Intesa - sarebbe opportuno correre ai ripari.

A tutto ciò si aggiunga che la pattuglia dei 24 "patrioti" anche a causa della crisi, ha iniziato a mostrare sempre più la voglia di voltare pagina e di anticipare i tempi del rompete le righe. Quando a gennaio 2009 Air France entrò in Alitalia col 25% in azioni B versando 322 milioni, fu rimodellato lo statuto. L'art 8 stabilisce che «ai soci ordinari - quindi non il vettore parigino - spetta il diritto di prelazione» sulla circolazione delle azioni detenute.

Questo lock up decade da gennaio fino al 28 ottobre 2013 quando il trasferimento può avvenire anche a terzi, quindi ad Air France. «La mia idea è che queste grandi aziende dei servizi a livello mondiale sono destinate ad una sempre più importante concentrazione», ha detto qualche giorno fa Miccichè, aprendo quindi all'integrazione.

«Alla fine del 2012 scade il vincolo che blocca l'attuale azionariato nei rapporti di forza che ha oggi e quindi all'inizio del 2013 si valuterà il da farsi», ha aggiunto per non mettere in anticipo la carne sul fuoco. E Colaninno: «In questa Europa in cui i gruppi industriali devono integrarsi, anche Alitalia deve diventare più grande, bisogna trovare il modo».

Già proprio le modalità dell'integrazione contribuisce a far muovere coi piedi di piombo Spinetta. Air France che tre anni fa valeva 4 miliardi, ora ne vale appena uno così come il valore di Alitalia si è ridotto. In un'operazione carta contro carta, il peso dell'azionariato francese - in prima fila lo Stato - rischia di diluirsi di più.

Gli italiani tutti insieme infatti, verrebbero ad avere oltre il 15% e potrebbero far pendere la governance a loro favore all'interno della Superholding che vedrebbe la luce, sotto la quale si allineerebbero le tre società operative: Alitalia, Air France e Klm. Spinetta avrebbe ascoltato i tre interlocutori riservandosi una risposta.

 

 

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