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Gli uscieri di Finmeccanica sono arrivati a piazza Monte Grappa quando era ancora buio e prima ancora di leggere le notizie sulla tempesta perfetta che si sta abbattendo su Giuseppe Orsi, hanno smanettato con l'ipad sui siti del "Financial Times" e del "Wall Street Journal".
Con grande sorpresa hanno scoperto che la bibbia della City ha organizzato per il 12 novembre un Summit all'hotel Marriott di Milano sul tema "Le nuove strade per la crescita", e l'attenzione è salita quando hanno scoperto che ad aprire i lavori sarà Mario Monti. Scorrendo il programma hanno saputo che oltre al presidente del Consiglio sono previsti gli interventi di imprenditori e banchieri come Gabriele Galateri, Mauro Moretti e Alessandro Profumo, ma sono quasi svenuti quando hanno letto che il panel prevede anche, oltre alla partecipazione di Corradino Passera, quella del comandante supremo Giuseppe Orsi.
Dopo lo sbandamento iniziale gli uscieri si sono ripresi rapidamente e hanno ironizzato sulla lungimiranza del "Financial Times" al quale evidentemente è sfuggita la bufera degli ultimi mesi. Nessuno di loro crede che il 12 novembre il ceo di Finmeccanica sarà ancora in sella e ritengono semplicemente assurda l'idea che Monti (definito oggi dallo stesso Financial Times "prossimo a diventare l'uomo per tutte le stagioni") possa sedersi allo stesso tavolo con quello che Dagospia (prima ancora dell'editorialista Massimo Riva di "Repubblica") ha chiamato "l'ultimo boiardo".
Gli uscieri sanno innanzitutto che al Quirinale sono estremamente irritati per l'evoluzione di questa vicenda e dai corazzieri si è appreso che Napolitano starebbe scaldando il telefono con telefonate a Palazzo Chigi in cui chiede a Monti di liquidare Orsi per mettere fine a uno spettacolo vergognoso. L'imbarazzo è enorme e chiaramente il Professore di Varese non sa quali pesci prendere, ma gli uscieri hanno anche capito che la lettera dei giorni scorsi in cui Orsi, dopo aver chiesto inutilmente un appuntamento con il Governo, avrebbe messo a disposizione il suo mandato, è uscita dalle stanze di Palazzo Chigi dove invece di prendere decisioni definitive si preferisce far cadere gocce di acido sulla testa del "prigioniero" piacentino.
La versione che è stata fatta circolare a proposito di questa missiva insisteva sul fatto che Orsi avrebbe dato la sua disponibilità ad abbandonare una delle due cariche. In realtà pare che abbia ragione "la Stampa" di Torino quando scrive che l'amico di Maroni e di "Comunione&Fatturazione" non ha affatto ventilato un passo indietro, ma si è limitato a illustrare la situazione del Gruppo in vista della riunione dell'8 novembre in cui il Consiglio di amministrazione di Finmeccanica dovrà valutare il bilancio e le dismissioni per restare a galla.
Sembra comunque che uno dei motivi che bloccano le decisioni del premier sia rappresentato dal costo della buonuscita per Orsi e il suo intero staff che secondo alcune fonti girerebbe intorno ai 5-7 milioni.
I centurioni della comunicazione di Finmeccanica guidati da Carlo Maria Fenu e dal mite Marco Forlani che rimpiange di non essere andato a lavorare in Confindustria, continuano a sostenere con ostinazione commovente che Orsi è assolutamente tranquillo e che la tempesta perfetta di ieri, con le manette all'ex-direttore commerciale Paolo Pozzessere, non basterà a scrollare dai rami più alti la figura di un presidente-amministratore delegato che guida un'azienda accusata di corruzione internazionale.
A loro conforto aggiungono un'analisi dello stato d'animo che sembra attraversare i livelli più alti del Governo. In qualche anfratto di Palazzo Chigi hanno saputo che il Professore di Varese, a costo di passare da SuperMario a MinusMario, non intende mandar via nessuno per un semplice avviso di garanzia. Dietro questo attendismo ormai incomprensibile gli uscieri di piazza Monte Grappa vedono con chiarezza uno scontro politico dentro il Governo dove sulla decapitazione di Orsi si fronteggiano il pallido Vittorio Grilli e Corradino Passera.
Per quanto riguarda il primo, Grilli, si dice che dopo la palata di fango a proposito delle consulenze all'ex-moglie sia semplicemente disgustato e che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, intenda accelerare il ribaltone. Per la prima volta nella sua vita il ministro è stato "toccato" sul piano personale quando per decenni gli era stato ritagliato il profilo di un tecnocrate competente, gradito agli ambienti internazionali e assolutamente integerrimo.
Il disappunto di Grilli pare che sia così alto da aver confidato che al termine dell'esperienza di Governo intenderebbe andar via dal teatrino sconcio dell'Italia per planare con il suo curriculum strepitoso in qualche cattedrale della finanza mondiale.
Forse quello del pallido Grilli è lo stesso stato d'animo di Alessandro Pansa, il responsabile della finanza che con il ministro del Tesoro ha avuto fino a un certo punto un feeling piuttosto stretto, e adesso starebbe covando l'intenzione di lasciare il Gruppo per sbarcare in una grande banca italiana (si parla di Unicredit).
Questa voglia di scappare non sembra essere l'atteggiamento di Corradino Passera che ha manifestato ambizioni politiche inequivocabili e sulla vicenda Finmeccanica ha tenuto un atteggiamento a dir poco ambiguo. Prima ha incoraggiato la dismissione di Ansaldo Energia ai tedeschi di Siemens che hanno scelto come advisor Deutsche Bank, un colosso di fronte al quale personaggi come Passera e Giuliano Amato battono i tacchi.
Poi, per non dare l'impressione di tradire l'italianità già manifestata con la cordata dei patrioti italiani in Alitalia e Parmalat, ha lasciato correre le fantasie sul possibile intervento della Cassa Depositi e Prestiti insieme ad alcuni imprenditori italiani.
Resta il fatto che Corradino non si è mai sbilanciato nei confronti di un ricambio al vertice di Finmeccanica e, cosa ben più grave, non ha mai affondato le mani nel dossier per dare un mandato industriale alla terza azienda pubblica italiana. Eppure avrebbe avuto tutto il tempo per farlo e per evitare che l'attendismo di Monti e il disgusto di Grilli portassero Orsi fino alla soglia di una folle ricandidatura.
A quanto pare il ministro dello Sviluppo non ha tempo per mettere bocca su un tema dai contorni drammatici che tocca la politica estera del Paese. à di oggi la notizia che preferisce dedicare le sue attenzioni agli interessi personali e della sua famiglia perché - come si legge sul quotidiano "MF" - pochi giorni fa è andato a Como per partecipare all'Assemblea straordinaria di LarioHotels, la società (costituita dopo il rientro di capitali a Madeira) nella quale è azionista in prima persona con il 33% delle azioni.
MinusMario comunque sente che il tempo massimo per difendere il vertice di piazza Monte Grappa è scaduto, e se non vuole passare alla storia come un uomo per tutte le stagioni, nelle prossime ore dovrà prendere una decisione.
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