APPLE SI ARRENDE AL MERCATO E PRODUCE L’IPHONE LOW-COST PER RIACCIUFFARE SAMSUNG

Mattia Ferraresi per "Il Foglio"

L'infallibile rotazione annuale delle mele di Cupertino porterà nelle tasche degli utenti un nuovo iPhone, lancio prevedibilmente rumoreggiato da tempo e fissato informalmente dal portale All Things D per il 10 settembre.

L'evoluzione dello smartphone di Apple procede in modo lineare, introduce variazioni più o meno brillanti su un tema consolidato, e in questo caso il 5S - questa la sigla di cui si mormora insistentemente - promette un software più veloce, nuova grafica, nuovo schermo, batterie più durature, fotocamera più sofisticata e - se la mela sarà matura - un sistema di riconoscimento delle impronte digitali che è un grosso salto in avanti nel campo della sicurezza e dell'autenticazione, con ampie implicazioni per gli acquisti online e via dicendo.

A prescindere dai miglioramenti più o meno rivoluzionari, questa è la storia che conosciamo già. Non altera il cammino dell'iPhone verso l'autoperfezionamento né cambia il posizionamento di Apple nel mercato degli smartphone. Ciò che invece non si sa, ma che con sempre più insistenza viene ripetuto nei circoli della tecnologia, è che il 5S sarà accompagnato da un altro prodotto più economico, un iPhone di serie inferiore per colmare al ribasso la distanza con Samsung e gli altri player tecnologici che montano Android.

I telefoni con il sistema creato da Google occupano il 79 per cento del mercato degli smartphone, mentre Apple ha sperimentato una lunga flessione che l'ha portata attorno al 13 per cento. Il board di Apple non è soddisfatto della performance e ha cominciato tempo fa a fare pressione sull'amministratore delegato, Tim Cook, perché tiri fuori qualcosa di nuovo dal cilindro invece di limitarsi a potenziare l'esistente.

Chiedono - e al coro si aggiungono milioni di consumatori - che si torni all'epoca delle innovazioni rivoluzionarie, delle visioni e dei cambi di paradigma, ovvero l'ambito di predicazione del messianico Steve Jobs; l'alternativa è allinearsi, rincorrere le filosofie altrui, colmare il gap, tagliare i prezzi, uscire dall'elitaria comfort zone concessa a chi sa di avere il prodotto migliore e accettare il corpo a corpo nell'arena.

Per vocazione filosofica e destino Apple non ha mai accettato di volare a bassa quota. L'iPhone ha cambiato il mondo non a dispetto del suo prezzo spropositato, ma proprio grazie all'allure da "designed in California" che promanava dalla prefezione formale che Jobs aveva in mente. L'iPhone è l'oggettivazione di una filosofia produttiva che non si fa influenzare dalle aste al ribasso o dalle rincorse delle idee altrui, procede per la sua strada e si compiace di guardare gli altri dall'alto in basso. E' l'incarnazione di uno stile di vita, forse persino di un ideale, che procede per balzi verso la "next big thing" e il prezzo sull'etichetta riflette tutti questi valori non monetizzabili.

Evocare uno sdoppiamento della linea produttiva significa che la mela è tentata dal trasformarsi in un produttore di tecnologia qualunque, certamente un produttore molto accorto nel mettere a sistema i benefici dell'economia di scala, ma anche un inseguitore, non un apripista.

Perché mentre dalle parti di Cupertino si baloccavano convinti in qualche modo di poter fondare le proprie fortune sul perfezionamento progressivo di un'idea, dalle parti di Mountain View sfornavano un sistema operativo di primissimo livello; e quando lo sforzo ingegneristico di Google incontra l'efficienza coreana di Samsung, il risultato è facilmente prevedibile, anche al di là delle dispute sui brevetti che per il momento danno ragione alla mela. Il punto è la rivoluzione copernicana di un'azienda che non ha costruito la sua grandezza sui telefoni a buon mercato.

IL CUPIO DISSOLVI DI BLACKBERRY
Il giornale Techcrunch dice che l'iPhone low-cost "ricorderà molto l'iPod touch di questa generazione", una specifica deprimente per chi spera che Apple sia ancora legata al core business di produrre quello che ancora non immaginiamo, non di inseguire le filosofie degli altri, per quanto efficaci sul mercato.

La mela non rischia il cupio dissolvi che assedia BlackBerry, compagnia un tempo dominante che si è affievolita sotto il peso della sua incapacità di sfornare prodotti innovativi. BlackBerry è arrivata a cercare un salvatore perché non ha saputo adattarsi al mercato, ma l'anima di Apple è nella capacità di ispirare rivoluzioni tecnologiche e culturali, non quella, pur nobile, di produrre telefoni a basso costo.

 

 

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