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Paolo Foschi per il "Corriere della Sera"
Il blitz di Marino su Acea, controllata al 51% dal Comune, rischia di aprire un caso diplomatico sull'asse Roma-Parigi. Il sindaco l'altro ieri ha intimato con una lettera-diffida ai vertici dell'azienda di convocare l'assemblea dei soci entro il 6 maggio, per discutere la riduzione del numero dei consiglieri, il taglio dei compensi e le nuove nomine.
E' stata questa la risposta del sindaco al cda, che il giorno precedente aveva fissato la data dell'assemblea per il 5 giugno, rinviando al 2 aprile la definizione dell'ordine del giorno, in attesa di chiarimenti da Marino stesso su alcuni aspetti tecnici. Il cda aveva comunque aperto alle richieste del sindaco, nonostante i soci francesi di Suez, supportati dal parere legale del rinomato studio Gianni, Origoni, Grippo e Cappelli, avessero proposto di opporre una serie di questioni di legittimità sulle istanze di Marino.
Lo strappo del sindaco rischia adesso di far saltare le aperture del board (che era stato nominato negli ultimi giorni della giunta Alemanno) e chiudere ogni rapporto fra il Campidoglio e i soci francesi (che detengono il 12.8%), mentre Caltagirone (16.3%) è su una posizione più moderata.
La linea dei francesi è chiara: non ci sono ragioni per la revoca dei consiglieri, considerati i risultati positivi conseguiti sotto la guida dell'amministratore delegato Paolo Gallo. Il sindaco Marino non ha infatti mosso contestazioni formali tali da motivare una «giusta causa» a carico degli amministratori.
E non ci sono ragioni per ridurre il numero dei consiglieri almeno fino alla scadenza del mandato. Inoltre ci sono da risolvere una serie di questioni prettamente procedurali che - secondo i legali di Suez - vanificherebbero le richieste di Marino. Senza considerare che la revoca senza giusta causa degli amministratori potrebbe costare fino a 7 milioni di euro (perché le retribuzioni sono comunque dovute fino al termine del mandato).
Secondo quanto trapela da fonti finanziarie, Suez è pronto a portare Marino in tribunale e sta valutando la possibilità di presentare un esposto alla Consob. Inoltre il gruppo transalpino, quarto al mondo nell'energia e partecipato dallo Stato francese, ha intenzione di giocare la carta della diplomazia.
«La nostra quota in Acea è una partecipazione finanziaria, non ci interessano le motivazioni politiche che spingono il sindaco di Roma, ci interessano solo le politiche industriali e i risultati, che con questa gestione sono ampiamente soddisfacenti» dice una fonte all'interno del gruppo. «Se la politica interviene così pesantemente su una partecipazione in Italia di una società francese, il governo francese sarà costretto a chiedere al governo italiano di rispettare gli investimenti delle aziende francesi, altrimenti sarà costretto a rivedere la politica degli investimenti in Italia».
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