
DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ…
1 - LA CRISI PREME E TELEFONICA SMANIA PER MOLLARE IL FARDELLO DI TELECOMITALIA E PER TROVARE UN'ALTERNATIVA BERNABE' E' VOLATO IN GRAN SEGRETO A PECHINO DOVE HA INCONTRATO I VERTICI DI CHINA INVESTMENT CORPORATION E DI UN ALTRO FONDO DI SINGAPORE
Gli uscieri di TelecomItalia non sono affatto sicuri che Franchino Bernabè faccia un salto a Vipiteno e sulle nevi del Trentino per rimuovere dalla testa il fardello delle preoccupazioni.
Al capo di Telecom le vicende de "La7", dove Enrichetto Mentana e Gad Lerner rivaleggiano con i nuovi arrivi come le ballerine del Bolshoj, interessano fino a un certo punto, e per adesso non ha intenzione di esaminare gli effetti della "bomba" lanciata stamane da quel sito disgraziato di Dagospia con l'annuncio delle dimissioni di Milena Gabanelli. Franchino sa benissimo che prima o poi il "canaro" Giovanni Stella busserà alla sua porta per la firma sul contratto (già pronto) della giornalista che rovina le notti ai manager e ai politici, ma è troppo furbo per non capire che non è il momento di scavare buche al governo Monti sul quale ha espresso sin dall'inizio un giudizio positivo.
Al limite gli interessa di più la cessione dell'emittente televisiva, ma finora non sembra che sul tavolo dell'advisor Mediobanca siano arrivate proposte interessanti per fare la Grande La7. Resta quindi del tutto aperto il problema di fare cassa in tempi rapidi per mettere un po' a posto il bilancio di Telecom che pur avendo alleggerito di oltre 1 miliardo l'indebitamento, soffre la concorrenza aggressiva degli altri gestori di telecomunicazioni.
Gli uscieri sono consapevoli che questo è il problema di fondo, ed è per questa ragione che hanno cercato di capire se aveva fondamento il rumor percepito e rilanciato da Dagospia su un viaggio del loro capo in Cina e in America. Adesso finalmente hanno la certezza che nei giorni scorsi Franchino è andato in gran segreto a Pechino dove ha incontrato i vertici di China Investment Corporation, il fondo sovrano fondato nel 2007 che gestisce un patrimonio di circa 410 miliardi. à molto probabile che nella sua missione Bernabè abbia incontrato Lou Jiwei, l'ingegnere informatico che dopo la specializzazione in studi econometrici è salito al vertice del fondo cinese.
Già nel mese di settembre questo simpatico cinese, che è considerato una delle personalità più importanti della finanza mondiale, era stato a Roma e aveva incontrato alcuni rappresentanti di grandi imprese manifestando l'interesse del suo fondo a investire in 50 grandi aziende presenti in Italia e nel mondo.
Franchino ha sempre creduto nella forza del Dragone e non a caso è riuscito ad entrare anni fa nel consiglio di amministrazione di China Petro, il colosso dell'energia gialla. Adesso sembra che abbia sondato il gigante orientale e un altro fondo di Singapore per trovare un'alternativa a Telefonica, la società spagnola che detiene la maggioranza in Telco, la scatola che controlla Telecom. Secondo gli uscieri è arrivato il momento di sciogliere i rapporti con il gruppo presieduto da Cesar Alierta perché da Madrid sono arrivati segni di inquietudine.
La concorrenza degli italiani con gli spagnoli sul mercato sudamericano (dove Telecom con il mitico Luca Luciani macina risultati strepitosi) è diventata sempre più critica. D'altra parte nei patti parasociali che furono stipulati nel maggio 2007 tra i soci di Telco, è scritto a chiare lettere che sulle azioni italiane c'è un "primo diritto" di prelazione che spetta agli italiani i quali potranno a loro volta proporre "nuovi primari investitori". L'ingresso dei cinesi e del fondo di Singapore dovrà tener conto comunque dei vincoli esistenti nel Patto di sindacato, un'armatura che a questo punto anche gli spagnoli di Telefonica potrebbero essere interessati a smontare per non versare altro sangue nelle casse di Telecom.
2- I 116 MILIARDI DISTRIBUITI TRA 14 BANCHE ITALIANE DEVONO SERVIRE PER COMPRARE NUOVI BTP ALLE TERRIBILI ASTE BTP DI GENNAIO E MARZO OPPURE ANDRÃ A BENEFICIO DI QUEI DISGRAZIATI IMPRENDITORI CHE SI SUICIDANO PER LE RESTRIZIONI DEL CREDITO E L'AUMENTO SPROPOSITATO DEI TASSI DI INTERESSE (A FRONTE DELL'1% DI INTERESSE CON CUI DRAGHI HA DISTRIBUITO PER L'EUROPA QUASI 500 MILIARDI LA BANCA SELLA HA PORTATO ALL'11,40% I SUOI TASSI SULLO SCOPERTO DELLE AZIENDE)
Se volevate fare gli auguri di Natale a Mario Draghi, dovevate recarvi al numero 29 di Kaiserstrasse, una delle principali strade di Francoforte dove oltre al quartier generale della finanza si trovano abitazioni borghesi e un'infinità di pornoshop.
Qui si trova la sede dell'ESRB (European Systemic Risch Board), l'importante organismo di controllo e di vigilanza delle banche europee, e non a caso accanto al Governatore della BCE ci sarà anche Andrea Enria, il 51enne bocconiano che a gennaio è diventato capo dell'EBA, l'organismo che nelle ultime settimane ha bastonato le banche italiane.
Durante la conferenza stampa Draghi potrà spiegare il regalo di Natale che la BCE ha fatto ieri alle banche europee aprendo i rubinetti del credito per 489 miliardi. La manovra consente a 523 banche europee e a 14 istituti italiani di attingere liquidità a un tasso dell'1%, una colossale iniezione che dovrebbe servire per rianimare e difendere il mondo del credito.
Numerosi osservatori ritengono che questo inatteso Babbo Natale sia la manifestazione più evidente della grave crisi di liquidità che attraversa le banche, mentre per altri la pioggia dei miliardi dovrebbe servire per aiutare le imprese e le famiglie.
In Banca d'Italia, dove ieri si è festeggiata la nomina del baffuto Salvatore Rossi a vicedirettore generale, si respinge la tesi che i 116 miliardi distribuiti tra 14 banche italiane debbano servire soprattutto per comprare nuovi Btp alle terribili aste che lo Stato ha in programma tra gennaio e marzo. A dubitare di questo intento di tipo difensivo sono proprio alcune delle banche italiane che ieri sono state martellate dalle telefonate di via Nazionale che fremeva affinché istituti come IntesaSanPaolo, Unicredit e MontePaschi cogliessero i regali di Francoforte.
Adesso sarà curioso verificare con mano se davvero si tratta di un'iniezione vantaggiosa per le casse dello Stato, oppure andrà a beneficio di quei disgraziati imprenditori che si suicidano per le restrizioni del credito e l'aumento spropositato dei tassi di interesse.
Certo, a fronte dell'1% di interesse con cui Draghi ha distribuito per l'Europa quasi 500 miliardi promettendo di ripetere l'operazione tra pochi mesi, appare sconcertante l'impudenza con cui alcune banche italiane stanno inviando letterine natalizie in cui annunciano alle piccole imprese una lievitazione spropositata dei tassi. E se non ci credete prendetene una a caso, ad esempio Banca Sella, che ha portato all'11,40% i suoi tassi sullo scoperto delle aziende.
Oggi a Francoforte Draghi, Enria e gli altri governatori delle banche centrali si saluteranno con un serioso "rompete le fila", mentre migliaia di piccoli imprenditori rivolgeranno alle banche l'inutile appello "non rompeteci le ossa".
3 - SI SCRIVE GIULIO TERZI DI SANT'AGATA, MA SI DEVE LEGGERE FRANCESCO PAOLO FULCI
Nei corridoi della Farnesina è sempre più forte la sensazione che le redini del ministero non siano del tutto nelle mani di Giulio Terzi di Sant'Agata, il diplomatico bergamasco che da Washington è stato richiamato per guidare il dicastero nel governo dei Professori.
Di questo ambasciatore 65enne si conosce il tratto gentile che ha manifestato anche la settimana scorsa a palazzo Giustiniani quando con grande cordialità ha salutato Tarak Ben Ammar, Lamberto Dini e Beppe Pisanu prima della presentazione dell'ultimo libro sul Mediterraneo di Giancarlo Elia Valori.
Il garbo del diplomatico non sembra sufficiente ad arginare l'invadenza alla Farnesina di Francesco Paolo Fulci, l'ambasciatore in pensione dal 2000 che oltre ad essere presidente del Gruppo industriale Ferrero International si muove dietro le quinte del ministero con grande padronanza.
Alla tenera età di 80 anni Fulci è riuscito a mettere in ombra il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo che sperava di fare l'ambasciatore a Washington. E accanto all'ambasciatore in pensione si muove con grande disinvoltura Stefano Stefanini, il consigliere diplomatico di Giorgio Napolitano.
4 - SI SCRIVE PASSERA, SI LEGGE BERLUSCONI-LETTA (IL MEGA AFFARE DEGLI IMMOBILI DI BANCA INTESA CEDUTI AD DUO FARINA-BISIGNANI): ECCO IL PERCHE' DELL'ATTEGGIAMENTO FREDDO DEL "CORRIERE" DI BAZOLI E DE BORTOLI (CHE PUNTAVANO SU UN BOCCONIANO: CORRADINO PROVIENE DA MCKINSEY)
Per il risparmioso Corradino Passera e per l'arrampicante moglie Giovanna Salza le prossime feste non saranno molto diverse dalla vacanza di questa estate quando chiusi in una villa di Sabaudia, gentilmente offerta da Megalò Malagò, hanno scritto a quattro mani il dossier recapitato al Quirinale con le proposte di interventi per "salvare l'Italia".
Sembra infatti che il ministro dello Sviluppo stia preparando due documenti di grande impegno sulla politica industriale e sulle iniziative da intraprendere per le grandi infrastrutture.
Mentre la signora Giovanna sorveglierà il lavoro del marito dedicandosi agli ultimi preparativi in vista del parto del secondo figlio, Corradino avrà anche il tempo di ripercorrere il film delle ultime settimane che lo hanno proiettato di colpo sulla scena politica. L'analisi potrebbe servirgli per capire che forse è bene mettere un freno alla sovraesposizione e a quelle voci che già lo danno per futuro Papa dopo il bocconiano Monti.
All'ex-banchiere non sfugge l'atteggiamento piuttosto freddo di quel mondo milanese che ha nel "Corriere della Sera" e in Flebuccio De Bortoli i suoi capisaldi. L'accusa che corre sottovoce negli ambienti vicini al primo quotidiano italiano e al presidente di Intesa, Abramo-Bazoli, non è delle più tenere. C'è chi si spinge a considerarlo un traditore perché con un'incredibile piroetta è riuscito a stabilire un legame d'acciaio con l'ex-Presidente Patonza e il suo Richelieu, Gianni Letta.
Qualcuno spiega che il feeling con i due maggiorenti del centrodestra sarebbe nato nelle stanze di IntesaSanPaolo quando la banca si fece carico della colossale operazione con cui il tandem Bisignani-Farina rilevò un patrimonio immobiliare di dimensioni stratosferiche. Mettendo da parte queste dietrologie resta evidente la predilezione di Berlusconi e del suo Maggiordomo per l'ex-banchiere che è riuscito a cancellare di colpo l'ombra di Montezemolo.
Da qui l'atteggiamento freddo di Abramo-Bazoli e dei tecnocrati di provenienza McKinsey che sono stati spiazzati dai professori bocconiani guidati da Monti.
5 - MPS SOS: AL POSTO PEPPINIELLO MUSSARI, POTREBBE ARRIVARE MARCO MORELLI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che a Siena si fa sempre più insistente la voce secondo la quale ad aprile il boccoluto Peppiniello Mussari, l'amministratore delegato di MontePaschi, sarà costretto a lasciare la sua poltrona.
Al suo posto potrebbe arrivare Marco Morelli, il banchiere romano che prima di sbarcare a IntesaSanPaolo, è stato vicedirettore generale di MontePaschi fino al giugno 2008, ed è rimasto profondamente deluso dall'arrivo di Cucchiani, imposto da Guzzetti a Bazoli, sulla poltrona lasciata libera da Corradino Passera".
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