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Daniela Polizzi per il Corriere della Sera
Per ora si tratta di incontri informali, più frequenti negli ultimi giorni. La volontà è riunire tutti attorno a un tavolo e negoziare un accordo che lasci ognuno con le mani libere, assicuri soddisfazione e dia prospettive di lungo termine all' Esselunga, fiore all' occhiello dei supermercati.
È con questo spirito che lavorano i legali degli eredi di Bernardo Caprotti. Ossia, l' avvocato Giuseppe Lombardi al fianco della vedova Giuliana Albera e della figlia Marina (eredi del 70% della cassaforte Superit), Roberto Casati di Cleary Gottlieb, al lavoro per Giuseppe Caprotti, e BonelliErede per la sorella Violetta. Ma c' è tanta strada da fare.
Violetta e Giuseppe non hanno finito la «mappatura» dell' eredità: il testamento non fornirebbe una fotografia completa del patrimonio. Potrebbero i due fratelli impugnare il testamento per lesione di legittima? Non è da escludere sei legali concludessero che l' eredità è ben più ampia. Ciò allungherebbe i tempi per una vendita, in particolare del 30% della cassaforte Superit che spetta ai due fratelli. Un accordo faciliterebbe, spiega chi lavora al dossier.
Anche perché Marina sembra non volere più vendere, forse non tutto, per dare continuità a un gruppo con ricavi in crescita attorno al 5% rispetto ai 7,3 miliardi del 2015 (ritmo superiore ai concorrenti). Lo statuto della cassaforte prevede diritti di «tag along», inseriti da Caprotti per salvaguardare gli interessi dei soci di minoranza. In pratica, nel momento in cui gli eredi universali dovessero negoziare gli aspetti economici per la cessione (anche parziale), alle quote degli altri due figli verrebbero riconosciute le medesime condizioni.
Qui potrebbero entrare in gioco gli investitori. Il cardine resta che ognuno degli eredi ha bisogno dell' altro. Con discrezione, si è candidato a un ruolo il banker Giovanni Tamburi, che valuta sempre investimenti in realtà con marchio forte e ben gestite, assicurandone le radici in Italia. Il perno sono le cento famiglie che partecipano al «sistema Tip». Ma che chiederebbero governance chiara e scelta del management.
GIULIANA ALBERA CON IL MARITO BERNARDO CAPROTTI E LA FIGLIA MARINA SYLVIA
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