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Mario Gerevini per il Corriere della Sera
PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'
Domanda da 2,1 miliardi di euro (il valore oggi della maggioranza assoluta di Mediaset): è scalabile il gruppo televisivo concepito 29 anni fa da Silvio Berlusconi e in Borsa da 20? Vincent Bolloré ha lanciato il guanto di sfida aprendo scenari ancora difficili da interpretare. Ma ci sono fatti, parole, numeri da cui non si può prescindere. E anche, secondo fonti di mercato, pacchetti consistenti di azioni Mediaset custoditi (per conto terzi? in gestione patrimoniale?) da alcuni big della finanza europea come Rothschild e Deutsche Bank. Fininvest da parte sua ha un asso nella manica, da giocare se la posta si alza fino a mettere in discussione il controllo delle sue tv.
Bolloré non è, o non è più, un raider da plusvalenze. Nella scalata a Mediaset ha messo subito in campo Vivendi, capofila di un impero nei media, e non finanziarie laterali del suo arcipelago. Operazione con finalità industriali, hanno dichiarato i francesi fin da subito. Dunque si profila una «long term accomodation» a Cologno di un socio oltremodo scomodo per Fininvest.
berlusconi confalonieri mediaset
E' ormai acquisito l' obiettivo annunciato del 20%. Ma sopra il 20% nulla è scontato. Quattro pesantissime parole contenute in un inciso del comunicato Vivendi del 12 dicembre fanno supporre che l' ascensore possa salire fino a insidiare casa Fininvest. Sempreché il colpo di mano dei francesi non sia un mezzo, assai poco diplomatico, di rimettere la famiglia Berlusconi a sedere intorno al tavolo di Premium.
Dice Vivendi nel comunicato che la partecipazione potrebbe essere «in un primo tempo» tra il 10 e il 20% di Mediaset. «In un primo tempo». E poi? Ovvio che il mercato già senta profumo di Opa, anche se è uno scenario molto lontano. Proviamo a ipotizzarlo: un' Opa ostile avrebbe chance? Se si guardano i numeri, sì. Fininvest ha il 38,2% può ancora fare acquisti per raggiungere circa il 40% senza incorrere negli obblighi di Opa. Dunque, sottraendo il 3,8% di azioni proprie detenute da Mediaset, il 56,2% potrebbe essere target di un' offerta vantaggiosa.
Ma Cologno ha a disposizione l' arma letale. E cioè la delibera approvata dall' assemblea di aprile che autorizza il consiglio di amministrazione ad acquistare entro 18 mesi, anche negoziando opzioni o derivati sul titolo Mediaset, fino al 10% del capitale. L' operatività sui titoli propri è soggetta ad una serie di paletti normativi ma resta una leva fondamentale per congelare un 10% del capitale, poiché su quei titoli viene sterilizzato il diritto di voto. Certo ha un costo: oltre 400 milioni per il 10% ai prezzi attuali. Dunque in teoria con solo un 90% votante la maggioranza assoluta si collocherebbe al 45% più un' azione, decisamente a portata di mano per Fininvest.
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
Soprattutto se riesce a portare dalla sua parte alcuni grossi fondi come Mackenzie e Fidelity che da soli hanno messo insieme tra l' 8 e il 9%. Va detto però che il rapporto con gli investitori esteri non è idilliaco. La delibera sul buy back, ad esempio, aveva dovuto incassare la bocciatura del 12% delle azioni presenti in assemblea e sulla remunerazione i voti contrari (pressoché tutti esteri) erano stati il 38%. Scalzare Berlusconi dal controllo di Mediaset con un' offerta ostile appare perciò un azzardo. Fargli la guerra in assemblea non è probabilmente l' obiettivo di una grande azienda come Vivendi. Alla fine un tavolo, due sedie e quaranta avvocati potrebbero bastare, forse.
Mario Gerevini mgerevini@corriere.it.
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