
DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO…
DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?
DAGOREPORT
Come destabilizzare il nemico più intimo e vivere felici? Seguite il metodo Meloni: ad ogni intralcio che si inventa quel guastafeste in servizio permanente effettivo di Matteo Salvini - dal ritorno al Viminale al rifiuto della riforma elettorale in chiave totalmente proporzionale (che penalizzerebbe la Lega a favore di Fratelli d'Italia) -, l’immancabile replica minacciosa della Ducetta è sempre la stessa: andiamo al voto anticipato e vediamo quanto vale ‘sto Carroccio.
ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Questo ritornello meloniano di anticipare di un anno la scadenza delle politiche del 2027, perché non lo fa suo anche Elly Schlein?
Anziché star lì a piagnucolare di “salario minimo”, di “politica industriale che non c’è” e di “ceto medio che si è impoverito”, se il paese va a puttane, metta il governo Branca-Meloni in difficoltà e vada all’attacco: si tolga l’eskimo da gruppettara e lanci lei a gran voce una bella campagna fatta di slogan e frasi ad effetto per chiedere le elezioni anticipate per sfrattare il governo Meloni, subito.
Un tema che frulla sovente nelle telefonate dei leader del Pd sotto il solleone.
Certo, di mezzo c’è il Quirinale, che ha il potere di sciogliere le Camere, e la sfida al governo Meloni di contarsi nelle urne sarebbe nient’altro che una mossa di strategia propagandistica.
Ma nello stesso tempo, chiedendo di aprire le urne e contarsi, la segretaria del Pd lancerebbe un guanto di sfida all’arroganza della Ducetta, la metterebbe in difficoltà con il suo indomabile alleato padano togliendole la parola (e l’arma) del “Muoia Sansone con tutti i filistei”.
Non solo: se Elly volesse colpire davvero l’Armata Branca-Meloni, l’appello a una campagna del genere riuscirebbe a trasmettere al popolo disunito dell’opposizione e dell’opinione pubblica un sentimento forte necessario ad aumentare la fiducia (‘’Non abbiamo paura’’) e a diffondere che il sogno di mandare a casa Giorgia Meloni può diventare realtà.
Purtroppo Elly avrà pure una fidanzata e tre passaporti ma difficilmente aggancia a fatti concreti la sua spinta ideale, proprio per il linguaggio complesso e astratto, dimostrando di non possedere i fondamentali della retorica politica nell’era della cultura di massa contemporanea, la cui massima espressione è digitale, attraverso internet e i social media: una macchina narrativa e simbolica perfettamente in grado di spettacolarizzare al massimo la propaganda delle ciance evitando nello stesso tempo i fatti reali.
Chi lo aveva capito per primo, avvalendosi unicamente delle televisioni, fu Silvio Berlusconi: poco importano i programmi politici, i calcoli economici, le questioni morali di berlingueriana memoria.
Ciò che importa e porta voti, per l’elettore immancabilmente deluso dai partiti, ingannato dal potere, spaurito al cospetto del tracollo del proprio tenore di vita, è scodellare una sorta di zuppa edulcorata e sfolgorante impregnata di effetti speciali e falsificazioni.
Da grande venditore di pubblicità, “Sua Emittenza” era un esperto di comunicazione che aveva inventato una sua propria lingua in grado di catturare e di coinvolgere l’elettore-cliente con frasi ad effetto, battutacce e persino neologismi: ‘’L'Italia è il Paese che amo’’, “Mi consenta!”, “Bunga bunga”, “Cene eleganti”, ”Unto dal Signore”, “Presidente operaio”, “La nipote di Mubarak’’, ‘’Ho scoperto che cos'è il punto G delle donne... È l'ultima lettera di shopping’’, ‘’Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino’’, ‘’Obama è giovane, è bello e anche abbronzato”, ‘’la patonza deve girare…’’
Un parolaio che affabulava slogan motivazionali a go-go: “Per un nuovo miracolo italiano”, “Meno tasse per tutti. No alla patrimoniale”, “Un milione di posti di lavoro”, “Pensioni: abbiamo mantenuto quello che avevamo promesso”, “Dentiere gratis per gli anziani over 60”.
Tutti i leader della destra oggi al comando riprendono l’eredità della lingua populista e dei comportamenti cazzari di Berlusconi. L’esultanza popolare per gli exploit di rara imbecillità di Trump che danza in modo imbarazzante in occasione di eventi politici, per il presidente argentino Milei che agita una motosega, per i saluti romani di Elon Musk, fino a Giorgia Meloni che in tre anni di governo ne ha dette di ogni.
Per capire il suo successo, impermeabile ad ogni catastrofe, bisogna cominciare dalla lingua che parla: sempre diretta come un cazzotto, concreta, vicino a come parlano le fasce meno colte della popolazione, impastata non solo nell’inflessione ma negli intercalari di dialetto romanesco (“Come dice coso”), in modalità “sono una di voi”, preferendo frasi coordinate brevi a lunghi periodi di subordinate (vedi il politichese di Elly Schlein).
È qui che nasce l’illusione che il potere, poiché esercitato da “una di noi”, non possa che essere “a favore di noi”. È da questo che nasce il consenso di cui tuttora gode la “Giorgia dei Due Mondi”.
andrea giambruno giorgia meloni
E quando le cose vanno storte, “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana”, non si perde mai d’animo: così liquidò brutalmente con un pubblico tweet il decennale rapporto con il suo compagno Andrea Giambruno, padre di sua figlia, reo di fantasie erotiche di gruppo.
Le sue formidabili potenzialità comunicative, accompagnate da ammiccamenti, espressioni colorite e smorfie e mossette, perfette per generare identificazione con il pubblico, la fanno sopravvivere alle gaffe più terribili.
Come quando Meloni e Salvini, premier e vicepremier, il giorno dopo il naufragio di Cutro (180 vittime), furono beccati a cantare nel bel mezzo di una festa, una canzone di De Andrè che parla di un annegamento: “Questa di Marinella è la storia vera - Che scivolò nel fiume a primavera…”.
È inoltre abilissima nell’adattare la propria comunicazione al contesto e al pubblico. In un comizio in Sicilia, la Statista della Garbatella non ebbe problemi a liquidare le tasse come “pizzo di Stato”: “L’evasione devi combatterla dove sta: big company, banche, non sul piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato solo perché devi fare caccia al reddito più che all’evasione fiscale”. Eccetera eccetera.
Se alle parole, pur concrete, non seguono i fatti, chissenefrega: l’importante è vendere illusioni (Berlusconi docet: “Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo nuove sfide, cercheremo altre vittorie”).
Del resto, l’adesione popolare nei confronti della Fiamma della Meloni Sister è nutrita più da trame simboliche, estetiche ed affettive che non politiche: come risulta da tanti sondaggi, una porzione consistente di persone che hanno scelto Fratelli d’Italia ha agito senza alcuna conoscenza del suo programma.
Se mai come oggi la storia dei nuovi mostri politici si fonda sull’immaginario e l’immaginario è diventato il più delicato campo delle battaglie in corso, cosa aspetta Elly Schlein a cambiare musica?
Certo non riuscirà a bucare lo schermo continuando a sgranare il rosario del “salario minimo”.
Per mettere la sua avversaria in difficoltà, Elly non ha altra strategia che orientare la sua comunicazione in direzione dell’immaginario delle persone.
silvio berlusconi
silvio berlusconi
SILVIO BERLUSCONI
berlusconi con la bandana
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