DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Dagonota
Nell'intervista a Sky, Renzi manda un pizzino a D'Alema e Bersani. il senso è: conosco bene il caso-Siena. E sulle banche non ho sassolini, ma macigni, da togliermi le scarpe.
Andrea Greco per “la Repubblica”
Con un tempismo a dir poco bislacco, la lettera è arrivata alla vigilia del referendum su Brexit, noncurante del suo esito. Mittente la Bce di Francoforte, destinatario Monte dei Paschi. Due vecchie conoscenze: l' authority del credito continentale e l' istituto senese che più di tutti in un anno e mezzo di unione bancaria è finito dietro la lavagna.
Pochi e lapidari concetti, finora riservatissimi: «Monte dei Paschi presenti al più presto un piano triennale per riportare a livello fisiologico la percentuale dei crediti in sofferenza della banca», è il succo della missiva. Tradotto in cifre, e in azioni, significa più o meno che i banchieri senesi devono compilare una nuova mappa per smaltire almeno una decina di miliardi di euro di sofferenze lorde, degli oltre 27 miliardi che ne frenano da anni il rilancio. Gli obiettivi sono più alti di quelli del piano strategico Mps di un anno fa, che prevedeva al 2018 la vendita di 5,5 miliardi di sofferenze e il recupero interno di altri 6 miliardi.
Vendere più cattivi crediti però non è semplice né indolore. Poiché Mps li valuta in bilancio in media il 39% del loro valore nominale, mentre sul mercato un euro di sofferenze si compra in media a 20 centesimi, ripulire per bene i libri potrebbe generare un ammanco di capitale fino a 3 miliardi, il triplo della capitalizzazione di Borsa (siamo a 1,12 miliardi dopo la perdita del 69% da gennaio).
Ma per la "cabina di regia" romana che in queste ore cerca di salvare il salvabile, i soci Mps non sono più il problema, benché anche il Tesoro abbia un 4%.
Il problema sarebbero casomai gli obbligazionisti, se un altro scossone della banca, frutto dell' esito degli stress test che il regolatore londinese Eba annuncerà a fine luglio, fosse come si teme negativo. A un mese dalla diffusione dei risultati, sembra infatti che i criteri di assunzione degli scenari critici posti dall' autorità guidata dall' italiano Andrea Enria siano stati talmente severi e innestati su una realtà già da anni "stressata", da lasciare poche chance di ottimismo sui test degli operatori più fragili.
Preoccupa la sorte di circa 60mila investitori al dettaglio che hanno in portafoglio quasi 5 miliardi in subordinati Mps, carta che potrebbe deprezzarsi pesantemente se le autorità di vigilanza decidessero di chiamare la risoluzione della banca, perché ritenuta non più solida. Per ora questo rischio non c' è: per Siena siamo alle early intervention, quelle misure di intervento tempestivo che le nuove norme assegnano a chi vigila proprio per evitare la "risoluzione" di una banca. E che comprendono, nei casi più gravi, la rimozione del cda e della dirigenza, o la nomina di amministratori temporanei.
Anche se non si arriverà a tanto, governo e banchieri sanno che una meno che ottimale gestione del caso Mps sarebbe nefasta per l' intero Paese. Lo dicono i numeri, sei volte più grandi, per individui e peculio, rispetto agli obbligazionisti delle quattro banche che hanno acceso l' arena politica l' inverno scorso.
Lo sottolinea il momento, di turbolenze borsistiche e vicissitudini interne a vari istituti: da Unicredit il cui nuovo ad Jean-Pierre Mustier dovrà tentare un rafforzamento patrimoniale da almeno 5 miliardi, a Veneto Banca e Vicentina che il fondo Atlante deve ristrutturare per poi rivendere, alle stesse quattro good bank con la loro scatola dei crediti dubbi, da cedere entro settembre anche se finora non si vedono offerte e prezzi decenti.
Del caso Mps si parlerà oggi pomeriggio a Roma, dov' è in agenda una riunione tra membri di vertice del Tesoro, della Cassa depositi e prestiti, e di altri protagonisti che da un paio di mesi hanno costituito il fondo Atlante e cercano di affrontare con responsabilità una situazione complessa. I contatti e le riunioni di giugno tra soci di Atlante, esponenti del governo, banchieri senesi e i loro advisor di Ubs e Citi lasciano ancora aperte più ipotesi.
Una è la ricapitalizzazione bis di Atlante, cui servirebbe qualche altro miliardo per poter affrontare la montagna di insolvenze senesi. Il fondo gestito da Quaestio sgr, tra l' altro, tratta da settimane con Mps l' acquisto di crediti difficili. Un' alternativa ad Atlante sarebbe l' apporto delle sofferenze senesi a un veicolo specifico (tipo bad bank), che lasci l' onere di colmare lo sbilancio al compratore della parte "good" dell' istituto.
L' indiziato numero uno, in quel caso, rimane l' Ubi: tuttavia la banca bresciano-bergamasca intende considerare il dossier solo dopo l' intervento di ripulitura crediti di Atlante, o di consimili attori. E l' ad Victor Massiah è stato finora un negoziatore così esigente da far sfumare ogni trattativa, con Siena e non.
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