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Flavio Vanetti per www.corriere.it
Una serie di incontri con vari interlocutori della F1 e la voglia di essere a fianco della squadra, soprattutto dopo il caso-Baku e la vicenda che ha coinvolto Sebastian Vettel. Sergio Marchionne è giunto a Zeltweg e prima del Gp d’Austria, nono e cruciale atto del Mondiale, non si è negato alla stampa. Si è parlato di tutto e di più: di Vettel e della vicenda che l’ha coinvolto con Hamilton, del rinnovo del contratto con i piloti e delle voci di mercato che circolano, dei rapporti con Liberty Media e del futuro della scuderia e, infine, di quanto ha detto Silvio Berlusconi circa un’eventuale investitura per un ruolo importante in politica. Alla quale, comunque, chiude la porta con gentilezza ma con altrettanta fermezza.
BERLUSCONI ABBRACCIA MARCHIONNE
Presidente Marchionne, l’ha sorpresa l’uscita di Silvio Berlusconi e la potenziale investitura che le ha dedicato?
«Berlusconi è un grande, nella sua uscita ha piazzato tutti quanti. Chapeau per lui».
Lei non pensa proprio alla politica?
«Ma nemmeno di notte!».
Qual è il bilancio di metà stagione?
«Positivo. Potremmo vincere sempre, sono felice per lo sviluppo della vettura. C’è stato un grande lavoro di Mattia Binotto e dei ragazzi del team. In Austria potremmo allungare nel campionato? Sì, ma anche l’ultima gara, a Baku, ci aveva dato una chance: avrebbe potuto andare meglio».
Che cosa le ha detto Sebastian Vettel dopo il fattaccio?
«L’ho visto il giorno dopo a Maranello. Ci siamo detti che era una cosa da evitare, soprattutto per i punti iridati persi. Ma abbiamo chiuso il capitolo. Temuto una sanzione più dura? Si è parlato molto di Vettel, ma non di quello che ha fatto Bottas a Raikkonen. Seb ha preso la “paga”».
Secondo lei, la Fia lo ha messo sotto tutela?
«Quello che ha detto per lui varrà d’ora in poi per tutti i piloti. Se un collega di Vettel ripeterà quello che Sebastian ha fatto a Baku, sarà sanzionato. Sebastian non è l’unico che ha perso i punti: c’è un bell’elenco di potenziali “condannati”».
La Fia vi ha imposto restrizioni tecniche, ad esempio sul fondo da irrigidire.
«Ma la macchina è competitiva sempre e comunque. Siamo contenti dello sviluppo, abbiamo un’agenda molto complessa per renderla ancora più forte».
Si è tenuta una riunione dei motoristi: si va verso il doppio turbo, rinnegando la scelta dell’ibrido seguita fin qui e gradita ai grandi gruppi.
«L’ho ripetuto stamane a quelli di Liberty, i nuovi padroni della F1: cercare di negare una forma di sviluppo che si lega alle esigenze dell’industria è una “bufalata”. Bisogna essere coerenti con lo sviluppo dell’industria: dico dunque no alle soluzioni facili che tolgono la parte ibrida del motore. Tornare all’aspirato e magari ai 12 cilindri è roba vecchia, l’abbiamo già vista».
La sfida con la Mercedes ed Hamilton è ad alta tensione e si lega anche alla vostra capacità di aver riportato la Ferrari in alto in pochi mesi.
«Sarà una lotta bella tra due campioni. La scorsa estate avevamo preso l’impegno di cambiare modo di gestire squadra. Sono contento di Binotto e di Arrivabene, ora però bisogna finire il lavoro. Tutto dipenderà dagli sviluppi e dalla loro tempistica: ci aspettiamo molto da Monza e dal Gp d’Italia».
Era necessario parlare con Sebastian e chiarirsi con lui?
«Capisco anche la pressione che ha avuto. Non è stata una gara facile, alla seconda curva avevamo già perso la seconda macchina in modo non molto corretto. Non voglio dire chi si è comportato bene e chi no, ma adesso andiamo avanti».
La conferma dei vostri due piloti è allora vicina?
«È un argomento sul tavolo, si va avanti nella discussione con Kimi mentre su Sebastian ribadisco quello che ho già detto: se gli va bene, può restare quanto vuole».
È contento di quanto ha fatto Raikkonen in questa prima parte della stagione?
«Voglio un gran bene a Kimi, è bravo ma deve lavorare ancora. La cosa importante è proteggere la possibilità di vincere il campionato. A noi della Ferrari interessa il Mondiale costruttori. Quello dei piloti ha un valore essenziale, soprattutto se vengono alla Ferrari. Ma il riconoscimento alla scuderia è più importante».
Mondiale non è più una parola tabù?
«Spero davvero che non lo sia. Siamo pronti a giocarcela. Abbiamo il rispetto della Mercedes? Noi siamo stati molto attenti a quello che hanno fatto loro e continuano a fare. Bravi anche loro, rispetto tutti i quanti».
Il caso Sassi, il capo progettista della power unit che ha lasciato l’incarico, è stato amplificato dalla casacca rossa?
«La gente scorda la sua origine nella parte GT della Ferrari. Continua a essere uno sviluppo assolutamente normale della sua carriera, un po’ come avevamo fatto con Cardile nel settore dell’aerodinamica. Abituatevi: succederà ancora, questa è un’azienda».
Ha parlato con i dirigenti di Liberty Media?
«Sì, poco fa. Abbiamo le idee chiare su come lavorare e abbiamo ancora tempo per farlo. Ho detto loro in modo molto chiaro: se riusciremo a condividere il futuro, ci saremo».
Hanno capito l’importanza della Ferrari?
«Più vinciamo e più continuiamo a confermare che siamo importanti. Come ho detto ad Arrivabene e a Binotto, la Ferrari vale quando vince. Quando perde, la storia ce la dimentichiamo in tre secondi. L’idea di poter vincere quest’anno e di continuare questo sviluppo tecnico non è da mettere in discussione. Il futuro della Ferrari dipende da come funziona in pista, non dalla galleria del vento».
Gerhard Berger vorrebbe vedere l’Alfa nel Dtm, che lui adesso segue.
«Me l’ha già detto, me l’ha pure scritto. Ma un passo alla volta: prima faccio guadagnare due soldi all’Alfa».
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