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LA BOLLA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE STA PER SCOPPIARE? – UN RAPPORTO DEL MIT RIDIMENSIONA IL BOOM DELL’AI: SOLO IL 5% DEI PROGRAMMI DI INVESTIMENTO DELLE IMPRESE NEL SETTORE STA CREANDO VALORE, NEL 95% DEI CASI NON CI SONO RITORNI APPREZZABILI – I COLOSSI DI BIG TECH SI STANNO SVENANDO PER ENORMI DATA CENTER, E PRESTO POTREBBE MANCARE LA LIQUIDITÀ PER SUPPORTARE L’AI – L’AVVERTIMENTO DI SAM ALTMAN, CEO DI OPENAI: “GLI INVESTITORI SONO TROPPO ECCITATI, PROBABILMENTE PERDERANNO MOLTI SOLDI…”
1. "L'IA NON CREA VALORE PER LE IMPRESE" IL REPORT MIT CHE SPAVENTA LE BORSE
Estratto dell’articolo di Raffaele Ricciardi per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/economia/2025/08/21/news/mit_boston_business_ia-424799239/
sam altman lancia gpt 5 chatgpt 2
Spesso nelle sale operative dei broker si aspetta una buona ragione per correggere il tiro, quando il clima si surriscalda. Era successo con DeepSeek, qualche mese fa. Sta succedendo ora che il Mit di Boston ha rilasciato uno studio, basato su qualche centinaio di interviste a manager e lavoratori, per il quale solo il 5% di programmi d'investimento delle imprese in IA generativa sta creando valore, per milioni di dollari. Ma nel 95% dei casi non ci sono ritorni apprezzabili.
In realtà, il documento non mette in dubbio la bontà dei modelli IA, quanto la capacità di introdurli efficacemente nei processi aziendali.
[…] Alla memoria tornano le recenti parole di Sam Altman, ad di OpenAi, che vede gli investitori «troppo eccitati», aggiungendo che «probabilmente perderanno molti soldi». Uno scenario da bolla, che resta magmatico. L'assegno da 2 miliardi di SoftBank per una quota di Intel e l'interventismo Usa nei chip supportano la convinzione che dalla rivoluzione IA non si scappi.
Per altri osservatori, la secchiata servirà per calmare un comparto reduce da un lungo rally e che inizia a ragionare sui suoi eccessi, tanto sul mercato pubblico che privato. Che OpenAi viaggi a 500 miliardi di valutazione e Databricks abbia superato quota 100 ha forse fatto credere a troppe startup che basti mettersi l'etichetta dell'IA per raccoglier soldi.
In realtà la maggioranza dei capitali fluisce verso l'1% di aziende top, in una concentrazione che sempre più si vede anche sullo S&P500, dove ormai un terzo dello spazio è occupato dalle Magnifiche 7.
Questo ruolo sempre più ingombrante rischia ora di tirare giù tutto il mercato, già con i nervi tesi in attesa di conoscere le mosse della Fed sui tassi […]. Resta da vedere se i capitali migreranno via dal tech verso titoli più tradizionali o volteranno le spalle ai listini azionari.
2. QUESTO È IL DETTAGLIO CRUCIALE CHE POTREBBE SBROGLIARE IL MERCATO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE: NESSUNO LA STA PAGANDO
Traduzione di un estratto dell’articolo di Christine Ji per www.marketwatch.com
Chi ha scommesso contro la crescita dell’intelligenza artificiale si è trovato a perdere un rally epico durato anni. Ma ci sono segnali sempre più evidenti che la rivoluzione dell’AI stia andando a sbattere contro un muro: quello della mancanza di liquidità.
Mentre i titoli dei giganti tecnologici hanno continuato a salire quasi in verticale dallo scorso aprile, qualcosa sta scendendo: il free cash flow, ovvero la liquidità generata dalle attività al netto delle spese operative e dei crescenti investimenti in conto capitale.
Inseguire l’AI non è stato economico per gli hyperscaler — i fornitori di servizi cloud che stanno costruendo l’infrastruttura alla base del boom dell’intelligenza artificiale. Stanno investendo cifre enormi. Alphabet, Microsoft, Amazon e Meta sono destinate a spendere quasi 400 miliardi di dollari quest’anno in spese per infrastrutture. Una netta rottura rispetto ai modelli di business storicamente “leggeri” in capex.
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Ma in realtà pochissime aziende o consumatori stanno pagando davvero per l’AI. Così il flusso di cassa libero degli hyperscaler è in calo, con l’eccezione di Microsoft. Negli ultimi due trimestri, Amazon e Oracle hanno registrato free cash flow negativo, mentre Alphabet e Meta hanno visto un declino. Significa meno liquidità disponibile per buyback azionari o dividendi.
Finora la grande vincitrice è stata Nvidia, che ha capitalizzato la corsa all’oro dell’AI vendendo GPU ai data center degli hyperscaler. La domanda è talmente elevata che Nvidia è vincolata dall’offerta da anni. Ma a un certo punto gli hyperscaler potrebbero esitare a continuare a bruciare cassa.
effetto dei dazi di trump sui mercati
Il trend, comunque, sembra destinato a proseguire: Meta e Alphabet hanno alzato le previsioni di spesa in conto capitale per il resto del 2025, e gli altri hyperscaler hanno aumentato i loro investimenti rispetto al 2024.
Se c’è qualcuno in grado di sostenere il conto, sono proprio le Big Tech. Tranne Oracle, tutte hanno posizioni nette di cassa positive. Ma le loro riserve non sono più robuste come cinque anni fa.
Nonostante le spese esorbitanti, o forse proprio per questo, gli analisti di Wall Street restano convinti rialzisti. I multipli di valutazione prospettici sono saliti per la maggior parte delle aziende tech. L’S&P 500, per confronto, ha reso il 10,5% da inizio anno (dividendi reinvestiti), con il P/E forward salito a 22,5 da 21,7 a fine 2024.
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Secondo FactSet, Microsoft e Amazon guidano la classifica, con oltre il 90% degli analisti che raccomandano di acquistare. Il messaggio è chiaro: gli investitori credono che i miliardi spesi oggi porteranno a guadagni futuri, con l’AI pronta a rivoluzionare la produttività in ogni settore.
Il problema è che non è affatto chiaro quando — o se — questo accadrà. Una recente ricerca del MIT (iniziativa NANDA) ha rilevato che il 95% delle aziende che usano applicazioni AI non ha visto alcun impatto materiale sui profitti. Risultati deludenti hanno portato molte imprese a congelare gli investimenti in software AI per “decision fatigue”, secondo Jefferies.
satya nadella e sam altman - microsoft e openai
[…]
Se l’adozione diffusa dell’AI non dovesse materializzarsi, gli hyperscaler rischiano di ritrovarsi con infrastrutture sovradimensionate per miliardi e una domanda insufficiente. Gli investitori attendono: questo ciclo storico di spesa si trasformerà in un boom — o in una maxi svalutazione.
DONALD TRUMP I DAZI E I MERCATI
CROLLO WALL STREET
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