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1. SCONTRO PROCURA MILANO: CSM NON RIASCOLTERÃ ROBLEDO
(ANSA) - Il Csm non ascolterà nuovamente il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, come chiesto da lui stesso con una nota inviata ieri a Palazzo dei Marescialli. Ma sia il magistrato sia il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati potranno dare ulteriori chiarimenti in forma scritta sulla vicenda controversa del doppio pedinamento.
Secondo Bruti Liberati, nei confronti di un indagato dell'inchiesta sull'Expo ci sarebbe stato un doppio pedinamento per colpa di Robledo; ma il suo aggiunto ha smentito totalmente la vicenda, allegando anche una nota della Guardia di Finanza per escludere qualsiasi sovrapposizione nell'indagine. Proprio su questa questione Robledo voleva essere sentito nuovamente dal Csm, ma oggi sia la Prima commissione, sia la Settima, hanno respinto la sua istanza.
Tuttavia la Prima commissione ha deciso di inviare ai due magistrati in conflitto i reciproci documenti presentati al Csm sulla vicenda, per dar modo loro di fornire ulteriori chiarimenti entro tre giorni di tempo. Tutte e due le commissioni hanno anche respinto un'altra richiesta di audizione che era stata presentata da un altro aggiunto di Milano, Nicola Cerrato. Martedì la Settima commissione, che si occupa dell'organizzazione delle procure, dovrebbe trarre le sue conclusioni; e, secondo indiscrezioni, ci sarebbe già una maggioranza favorevole all'archiviazione del caso.
2. EXPO: BOCCASSINI A CSM, DOPPIO PEDINAMENTO C'Ã STATO
(ANSA) - "Purtroppo questo è avvenuto". Così il pm di Milano, Ilda Boccassini, nella sua audizione davanti al Csm, ha confermato che nell'inchiesta sull'Expo c'è stato un doppio pedinamento, la cui responsabilità sarebbe stata del collega Alfredo Robledo.
3. BOCCASSINI, RIFIUTATO RISPOSTA A ROBLEDO? FALSO
(ANSA) - "Ho letto sui giornali che mi sarei rifiutata di rispondere. Quando gli atti non saranno più coperti dal segreto, valuterò quello che dovrò fare nei confronti di chi ha dichiarato il falso". Così Ilda Boccassini nella sua audizione al Csm del 12 maggio scorso a proposito della lamentela del collega Alfredo Robledo relativa al procedimento contenente il filone sull'Expo, di non aver ricevuto da lei risposta alla sua richiesta di trasmettergli gli atti.
4. ROBLEDO: "IO SABOTATORE? BRUTI MENTE E LO DIMOSTRO"
Paolo Colonnello per "La Stampa"
«Affermazioni del tutto inveritiere e fuorvianti». La replica del procuratore aggiunto Alfredo Robledo alle accuse lanciate ieri dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, non si fa attendere e segnala un clima in Procura giunto ormai al calor bianco.
Così, alla missiva del Procuratore inviata al Csm lunedì scorso che lo accusava di aver «ostacolato» le indagini su Expo-Sanità , ieri Robledo ha risposto con una contro-lettera al Csm accusando apertamente il suo capo «di dire falsità ». In particolare a proposito del «doppio pedinamento» di un indagato dell'inchiesta, rivelato ieri da Bruti, Robledo sostiene che si tratta di affermazioni «da ritenersi non veritiere, radicalmente inventate e prive di qualunque fondamento«. E per dimostrarlo allega alla sua missiva anche un rapporto del nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano «nel quale si afferma e si dà documentalmente atto che l'episodio non è mai avvenuto».
La vicenda riguarda un pedinamento di pochi mesi fa di Angelo Paris, il numero di Expo, arrestato giovedì scorso. Un'operazione che Robledo rivendica come ordinata da lui e avvenuta nel primo pomeriggio, cioè alle 15,30 e che non avrebbe avuto nessun "raddoppio". «In esito a quanto richiesto dalla signoria vostra... - è scritto nel rapporto della Gdf allegato - nel corso della attività di osservazione e controllo svolte da personale di questa articolazione non si sono registrati episodi di sovrapposizione operativa con personale della polizia giudiziaria della Guardia di Finanza».
Dunque, Robledo sembrerebbe avere ragione e Bruti torto. Ma in queste storie scivolose e delicate è sempre meglio aspettare ciò che deciderà infine il Csm. Va ricordato inoltre che l'inchiesta è stata seguita sia dalla Guardia di Finanza che dalla Divisione investigativa Antimafia, che dispone di suoi uomini.
Si attende a questo punto la replica di Bruti Liberati che ieri non ha voluto fare alcun commento. Robledo invece, così scrive nella lettera mandata al Csm, ritiene che «anche altre affermazioni che la stampa nazionale attribuisce alla nota del procuratore appaiono altamente lesive della dignità e della funzione di procuratore aggiunto coordinatore del dipartimento dei reati contro la pubblica amministrazione e turba il regolare svolgimento della funzione».
Le "altre affermazioni" di Bruti contenute nella lunga missiva al Csm spaziano dall'attuale inchiesta Expo (l'asserito "doppio pedinamento" e il rifiuto a una coassegnazione dell'indagine) fino a quella per il San Raffaele. Dove il Procuratore accusa Robledo di aver estratto arbitrariamente degli atti dal processo il 10 aprile scorso, chiedendoli direttamente al gip in vista della sua audizione davanti al Csm. «Senza alcuna interlocuzione né con il sottoscritto, né con l'aggiunto Francesco Greco», coordinatore dell'inchiesta.
In particolare il procuratore si riferisce a 4 verbali del luglio 2011 - di cui ha poi dato notizia "Il Fatto" - in cui già l'ex presidente della Lombardia Formigoni veniva accusato di aver preso tangenti. Un modo per sostenere che le indagini erano state fatte male e con ritardi. Cosa ovviamente negata sia da Bruti che da Francesco Greco che inquadrano diversamente l'esistenza di quei verbali.
Inoltre Bruti ha accusato Robledo di aver rifiutato la coassegnazione dell'inchiesta Expo e anzi, di aver preteso a un certo punto che venisse separata e assegnata in parte solo a lui. Infine di utilizzare sempre solo una parte della polizia giudiziaria. Nella stessa lettera infine, Bruti respingeva le accuse di favoritismo nel caso Sallusti. E' solo l'ennesima puntata. Altre, purtroppo, ne arriveranno.
5. LA TRATTATIVA PER IL SAN RAFFAELE HA BLOCCATO L'INCHIESTA SU FORMIGONI?
Dall'articolo di Marco Lillo per "il Fatto Quotidiano"
(...)
Scrive Robledo: "Venni chiamato dal Procuratore, alla presenza del collega Francesco Greco (a capo del primo dipartimento che si dovrebbe occupare di reati finanziari e non di reati contro la pubblica amministrazione, Ndr) . Entrambi mi confermarono l'esistenza di un procedimento al riguardo, concordando sulla necessità di procedere ad indagini coordinate con il II Dipartimento, anche se il collega Greco mi suggerì di iniziare tali indagini dal mese di settembre, senza però alcuna motivazione di tale proposta.
Esposi la mia assoluta contrarietà sul punto (...) Il Procuratore sottolineò che si trattava di una situazione molto delicata, essendo in corso "trattative" sulle quali non avrebbe voluto che le indagini influissero in qualunque modo, e concluse disponendo che il collega Greco mi inviasse al più presto le carte in suo possesso relative alle indagini sino ad allora espletate". Quel giorno stesso con una lettera Bruti chiese ai suoi due aggiunti di non disporre "alcuna nuova iscrizione".
Le trattative a cui fa riferimento Robledo sono quelle in corso in quel momento nel 2011 per il salvataggio del San Raffaele da parte di una cordata che comprendeva anche lo IOR, la banca del Vaticano. La Procura di Milano diretta da Bruti avrebbe quindi evitato di iscrivere subito nel registro degli indagati per corruzione a luglio gli uomini vicini a Formigoni per tenere fuori dall'indagine il dipartimento diretto da Robledo ma anche per non far saltare le trattative per il salvataggio del polo ospedaliero?
Questa sembra essere la tesi di Robledo. A sostegno di una simile lettura, Robledo allega una serie di documenti. Il 27 luglio del 2011 la dottoressa Laura Pedio, del pool che indagava sul San Raffaele, scrive nel decreto in cui dispone le intercettazioni su alcuni telefoni per l'ipotesi di istigazione al suicidio del manager del San Raffaele Mario Cal che: "il quadro complessivo che si va delineando porta all'individuazione di flussi finanziari da e per l'estero con specifico riferimento alla Svizzera e a fiduciari ivi operanti, attraverso i quali sono state costituite e gestite provviste illecite parte delle quali destinate al pagamento di '''tangenti''".
Inoltre Danilo Donati, collaboratore stretto di Mario Cal e don Luigi Verzé al San Raffaele dichiara a verbale il 26 luglio 2011: "Daccò è collettore di tangenti per il sistema politico regionale ed, in particolare per Roberto Foprmigoni". Robledo allega al suo esposto le schermate con le iscrizioni nel registro degli indagati . Sono avvenute solo un anno dopo, nel luglio 2012.
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