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1- MPS, POSSIBILE APPLICAZIONE DELLA 231. INDAGA ANCHE TRANI
Roberto Sommella per "Milano Finanza"
Su Monte dei Paschi di Siena pende anche la scure della legge 231 sulla responsabilità penale delle imprese. L'indiscrezione è stata riferita a milanofinanza.it da fonti investigative. Come anticipato oggi da MF-Milano Finanza, il fronte giudiziario su Mps si è allargato: ora indaga anche la Procura di Trani, dove è stata depositato un esposto di alcuni azionisti del Monte che hanno perduto l'80 per cento dei loro risparmi in titoli della banca senese.
I presunti reati che farebbero scattare la 231, che dovrebbe essere decisa dai magistrati della Procura di Siena, e che di fatto risulterebbe come un commissariamento giudiziale dell'istituto di credito di Viola e Profumo, sono quelli del falso in bilancio e della truffa. L'Adusbef, sempre a Trani, ha presentato un esposto anche per omessa vigilanza della Banca d'Italia e il suo presidente Elio Lannutti in qualità di senatore ha spedito una lettera al presidente del Senato Schifani per chiedere l'audizione del presidente della Bce Mario Draghi. Oggi, infine la Commissione Finanze della Camera decidera' se ascoltare sul caso Mps anche il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.
2- MPS: ADUSBEF, PROCURA TRANI INDAGA SU BANKITALIA E CONSOB
(ANSA) - Anche la procura di Trani starebbe indagando su Mps e in particolare per omessa vigilanza della Banca d'Italia e della Consob. Lo sostiene l'Adusbef che nei giorni scorsi ha presentato un esposto chiedendo "di accertare le ragioni che hanno indotto Bankitalia e Consob a non vedere, né verificare nei bilanci Mps, ricoperture rischiose in prodotti derivati, e se tali poste contabili fossero state o meno segnalate nei bilanci". Fonti della procura confermano di avere ricevuto l'esposto che sarebbe al vaglio dei magistrati.
Nell'esposto, il presidente di Adusbef, Elio Lannutti, chiede di verificare "le ragioni del nulla osta di Bankitalia all'acquisizione di Banca Antonveneta, per un valore superiore a quanto non fosse stato pagato qualche mese prima da Banco Santander, e perché nel pacchetto, Mps non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell'istituto del Nord Est che da solo valeva 1,6 miliardi di euro che rimase, invece, nelle mani degli iberici".
Chiede anche "se dietro l'enorme plusvalenza di circa 4 mld di euro tra il prezzo pagato dagli iberici e quello versato da Mps per entrare in possesso di una banca, l'Antonveneta, il cui valore patrimoniale il presidente del collegio sindacale di Monte Paschi, Tommaso Di Tanno, aveva stimato in appena 2,3 miliardi, non vi fossero stati tangenti e/o altre provvigioni".
"Essendoci stati risparmiatori fortemente danneggiati dall'omessa vigilanza di Consob e Bankitalia che hanno perso oltre il 90% dei loro investimenti e che sono residenti nel territorio della Procura di Trani - è precisato nella nota - Adusbef ritiene che questa indagine, qualora la notizia di reato non fosse stata iscritta in precedenza da altre Procure, possa essere ben radicata nelle competenze dei pm pugliesi e del dr. Michele Ruggero, tra i massimi esperti nel perseguire i reati finanziari - come dimostrano le inchieste su American Express, derivati Mps (che vede indagata la signora Anna Maria Tarantola per culpa in vigilando), la manipolazione dell'Euribor, i tassi usurari e la turbativa dei mercati delle agenzie di rating".
3- DALL'OPERAZIONE «CHIANTI CLASSICO» UNA NUOVA FALLA DA 500 MILIONI NEI CONTI MPS
Da "Panorama"
Oltre ad Alexandria e Santorini, c'è un'altra operazione finanziaria che potrebbe aprire un nuova falla nei conti del Monte dei Paschi di Siena: si chiama Chianti classico e rischia di provocare una perdita fino a 500 milioni, come emerge da alcuni documenti di cui Panorama è venuto in possesso e che il settimanale pubblica nel numero in edicola da domani, giovedì 31 gennaio.
Nel novembre del 2010 il Monte dei Paschi di Siena realizzò una cartolarizzazione di una parte del proprio patrimonio immobiliare e collocò sul mercato titoli per un valore di 1,5 miliardi. Da questa operazione la banca si aspettava di incassare 450 milioni, ma le condizioni dei mercati hanno trasformato Chianti classico in una trappola, come risulta dai verbali dei consigli di amministrazione del 27 novembre e dell'11 dicembre 2012 consultati da Panorama.
In quelle occasioni un consigliere esprime il suo disagio per aver scoperto le «rilevanti conseguenze economico-patrimoniali delle operazioni Alexandria, Santorini e Chianti classico», mentre il management avverte che quest'ultima «ha sofferto dell'andamento dei prezzi di mercato e dello spread e oggi l'incentivo del cliente a rivendere non è marginale», con il rischio per la banca di un danno economico e di un «contraccolpo reputazionale». Non solo, dai verbali emerge un'altra grana da 150 milioni di euro rappresentata da «costi del personale non correttamente contabilizzati».
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