DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Ugo Bertone per “Libero Quotidiano”
«È inutile portare il cavallo al fiume se non vuole bere». Il detto inglese, citato a suo tempo nientemeno che da John Maynard Keynes, si rivela quanto mai attuale al tempo del Quantitative Easing, cioè il programma di acquisti di titoli da parte della Bce (ma adottato anche da Giappone e Regno Unito) per dotare le aziende dei capitali necessari per investire. Ma dopo 18 mesi dall' avvio del programma, Mario Draghi dovrà prender atto che il cavallo, cioè l' economia reale, non beve.
In cifre il fenomeno è drammatico. La Bce ha iniettato finora la bellezza di 1.070 miliardi di euro nel sistema finanziario europeo, ovvero circa un settimo dei bond pubblici dell' area Euro, medicina che ha consentito un sensibile ribasso dei tassi. I risultati, però, lasciano a desiderare: una bella fetta dei quattrini arrivati alle banche sono tornati nelle casse della Bce, nonostante l' alto pedaggio (rendimento negativo dello 0,40%) imposto agli istituti. A fine agosto i depositi sono saliti a 370,6 miliardi (dai 176 di gennaio).
Ancor più incredibile il dato delle imprese. L' intervento di Draghi è servito a raffreddare i tassi: gli interessi medi praticati alle aziende per prestiti oltre i cinque anni sono scesi del 15% dal marzo 2015 (quando sono iniziati gli acquisti della Bce), quelli a 12 anni fino al 21%. Ma l' effetto pratico è stato molto modesto: gli impieghi bancari a favore delle imprese non finanziarie sono saliti solo dello 0,5%.
Il risultato è tanto più preoccupante se si pensa agli "effetti collaterali" della politica di Francoforte. Il calo dei rendimenti mette a rischio i bilanci di banche ed assicurazioni, specie le polizze vita. Per giunta, si sta manifestando l' effetto scarsità. I tecnici della Bce hanno già lanciato l' allarme: se non cambiamo le regole, a novembre non avremo più nulla da comprare in Germania ed in alcuni altri Paesi (vedi l' Irlanda). La conseguenza?
O si cambiano le regole, allargando gli acquisti ad altre categorie di beni, le obbligazioni societarie o addirittura le azioni delle società quotate tedesche, oppure si rinuncia agli acquisti divisi per Stato. A complicare la sfida contribuisce la congiuntura in frenata: l' inflazione veleggia attorno allo 0,2%, molto al di sotto dell' obiettivo del 2%.
Intanto, secondo Ubs, la previsione di crescita per il 2017 dovrebbe registrare un ribasso dall' 1,7% all' 1,3-1,4%.
Non sono pochi dunque i problemi sulla scrivania di Draghi: la maggior parte degli esperti prevede che la Bce possa annunciare domani un allungamento del Qe fino al settembre 2017, portando ad oltre 2 mila miliardi il totale degli aiuti al mercato. Più difficile che vengano proposte misure di altro tipo, vedi un maggior pedaggio per i depositi piuttosto che l' aumento degli acquisti mensili da 80 a 90 miliardi mese. Le controindicazioni, però, non mancano, sia sul piano tecnico che su quello politico.
«A questo punto è una questione di credibilità» commenta Franck Dixmier, responsabile del reddito fisso nel colosso Allianz. «La Bce deve dirci quali strategie e quali obiettivi intende seguire». Non è (ancora) tempo per adottare misure più drastiche, come la distribuzione di denaro a gratis per stimolare l' economia. È senz' altro l' ora per richiamare i governi alle proprie responsabilità. Come la Germania, che accumula surplus ma non rimette in circolo i quattrini sotto forma di investimenti.
C' è chi prevede, però, che nella conferenza stampa di domani chieda di accelerare il passo delle riforme del sistema bancario per rimuovere quei crediti incagliati che rappresentano, assieme al debito pubblico, la palla al piede che frena l' economia italiana.
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