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CANZONIERI, RESTA O SE NE VA? – MEDIOBANCA SMENTISCE DAGOSPIA SULL’USCITA DEL 41ENNE BANCHIERE D’AFFARI, ARTEFICE DELLE MAGGIORI OPERAZIONI DEGLI ULTIMI MESI - “RESTA, PER ORA”, DICONO I SUOI COLLABORATORI. COME DIRE: C’È QUALCOSA CHE NON VA, MA SI PUÒ RISOLVERE. LA QUESTIONE PARE CHE SIA IL RICONOSCIMENTO DI UN RUOLO CHE HA PORTATO UTILI E COMMISSIONI ALL’ISTITUTO. ERGO: PIÙ “DINDI”, PLEASE…
Mediobanca: priva di fondamento ipotesi uscita Canzonieri
(askanews) - Quanto riportato oggi su un sito di informazione on-line relativamente a una possibile uscita del Global Co-Head del Cib e Italy Country Head di Mediobanca, Francesco Canzonieri, "è privo di ogni fondamento". Lo ha fatto sapere l'istituto di piazzetta Cuccia.
Mediobanca e il rebus del banker Canzonieri da risolvere in fretta
Alessandro Graziani per Il Sole 24 Ore
Resta o se ne va? “Resta, per ora”, dicono i suoi collaboratori. Come dire: c’è qualcosa che non va, ma si può risolvere. Francesco Canzonieri, capo del corporate & investment banking di Mediobanca e deal-maker delle maggiori operazioni di m&a degli ultimi mesi, e’ un ancor giovane 41 enne banchiere d’affari emergente – o forse ormai abbondantemente emerso – che si trova nel posto giusto al momento giusto.
Nel vecchio tempio della finanza di Piazzetta Cuccia tornato epicentro delle grandi operazioni di merger and acquisition in Italia (e non solo), ha acquisito meriti che lo hanno fatto diventare, nel percepito esterno alla banca, il numero due dell’amministratore delegato Alberto Nagel che ormai da alcuni anni gestisce la banca in ticket con il presidente Renato Pagliaro.
Le voci (riportate dal sito Dagospia) di una sua uscita da Mediobanca hanno fondamento? Secondo quanto risulta a #Bankers&co, e’ vero che esistono “fibrillazioni” tra Canzonieri e il vertice della banca. Ma non si tratterebbe di guerre di potere interno a Piazzetta Cuccia, come visto altre volte in passato.
Per capirsi meglio: niente che riporti ai tempi delle vecchie battaglie interne alla Mediobanca guidata dall’ad Vincenzo Maranghi e che videro prima Gerardo Braggiotti e poi Matteo Arpe scontrarsi con il vertice per diventare direttore generale e quindi numero due operativo di Mediobanca.
Il tema, in questo caso, pare che sia il riconoscimento di un ruolo che ha portato utili e commissioni all’istituto. Non esistono battaglie di potere, ne’ “avamposti” dell’attivista Leonardo Del Vecchio in Mediobanca. Come spesso capita nel mondo dei banchieri d’affari che portano business e generano utili, c’e’ chi sostiene che la questione gira piu’ sui “dindi”. Dati i tempi che viviamo, se la vedano in fretta tra di loro nelle segrete stanze di Mediobanca. Poi di nuovo tutti a lavorare. Siamo seri.
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