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Rita Querzé per il “Corriere della Sera”
Si chiudono oggi i giochi rispetto al nuovo vertice di Confindustria. Domani il consiglio generale voterà squadra e programma. Obiettivo del presidente designato Vincenzo Boccia: allargare il consenso e andare oltre i 100 voti ottenuti il 31 marzo (contro i 91 del bolognese Alberto Vacchi).
Nella difficile ricerca di una sintesi Boccia dovrà tenere conto di un equilibrato rapporto tra imprese grandi, medie e piccole. Ma anche di un’adeguata presenza di donne nella squadra (oggi il 25% del consiglio di presidenza è composto da imprenditrici).
Oltre a Boccia, sono nove i posti nel consiglio di presidenza. I presidenti dei Giovani e della Piccola – rispettivamente Marco Gay e Alberto Baban – entrano di diritto. Come il futuro presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali (da individuare). Completeranno la squadra sei vicepresidenti con diverse deleghe. Sette, quindi, i posti da assegnare.
L’«opposizione» guidata da Emilia e Lombardia ha chiesto tre vicepresidenze. Per la precisione, quelle con delega all’Innovazione, alle Politiche regionali e all’Organizzazione. È soprattutto la delega all’Organizzazione che Vincenzo Boccia non avrebbe alcuna intenzione di cedere. D’altra parte fino a ieri sera fonti dell’«opposizione» confindustriale dicevano che proprio la delega all’Organizzazione sarebbe indispensabile a un’intesa.
LICIA MATTIOLI E ALBERTO MONCADA
Morale: non è escluso che la trattativa finisca con un nulla di fatto, come già accaduto nel 2012 con la formazione della squadra di Giorgio Squinzi. Veniamo ai nomi. In campo restano Giuseppe Pedrollo a capo della Confindustria di Verona, la torinese Licia Mattioli, Antonella Mansi (oggi all’Organizzazione).
Si fa il nome di Maurizio Stirpe alle Relazioni industriali, in questo caso un «pontiere» non ascrivibile a nessuno dei due fronti. Come espressione dell’ambito pro Vacchi si sfila il presidente della Confindustria dell’Emilia Romagna Maurizio Marchesini. Resta in campo Sergio Dompé, ex presidente di Farmindustria, per la delega all’Innovazione. In serata tra i papabili è spuntato anche il lombardo Aldo Fumagalli Romario.
ALBERTINO CARRARO SERGIO DOMPE
A capo del Consiglio delle Regioni potrebbe andare Stefan Pan, presidente degli imprenditori dell’Alto Adige. Gli ex supporter di Vacchi (che nel frattempo si è fatto chiamato fuori dalle contese confindustriali) chiedono uno spostamento di risorse e persone dalla sede di Roma a quella di Bruxelles. E una «operazione trasparenza». Che Assolombarda ha in qualche modo ha già iniziato. Mettendo online il suo bilancio .
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