
DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN…
DAGOREPORT
Benvenuti a bordo di Air-one Passera che nelle prossime ore, secondo le ultime notizie raccolte da "la Repubblica" di stamane, atterrerà nel Palazzi della politica con il suo partito dal titolo-programma "Si può" assai simile all'obamiano "Yes we can" che non portò fortuna al suo primo imitatore italiano, Walterino Veltroni.
La scesa in campo dell'ex ministro dello Sviluppo (governo-Zero di Monti) rivelata nel corso di manager e imprenditori riuniti in un albergo milanese dal club dei potentoni Ambrosetti, non coglie davvero di sorpresa Dagospia. E dove? se non ad un forum dal ciclo Economic Indicator?
Tant'è.
Il 6 maggio dello scorso anno questo sito titolava impertinente, ma con grande anticipo sui paludati giornaloni: "Il Corriere dei morti viventi: de Bortoli riciccia Passera e Mannheimer". Mentre gli altri media si limitavano a registrare (gelosi?) l'intervista rilasciata dall'ex ministro al direttore del Corrierone, Dagospia rilevava puntuale: "Corradino Passera non ci sta. Non gli piace affatto l'idea di passare per una candela spenta, una specie di residuo bellico abbandonato sul campo dopo una guerra che all'inizio sembrava gloriosa e poi e' finita nell'infermeria della politica.
Così - aggiungevamo - dopo aver riflettuto per un paio di mesi sul suo destino, l'ex banchiere ha deciso di rimettere fuori la testa con una lunga intervista (...) che senza particolari pudori si dedica a riabilitare i fantasmi della politica e, senza imbarazzo alcuno, riapre le sue pagine anche a chi come il sondaggista Mannheimer e' stato messo in disparte per presunti reati fiscali".
E già prefiguravamo un "duello politico-mediatico" tra "la Repubblica" di Mauro-De Benedetti, appiattita ormai sul rampante Matteo Renzi, e il Corrierone di Flebuccio de Bortoli, orfano del Comandante Zero Rigor Mortis, che puntava invece le sue cartucce (bagnate) proprio sull'ex delfino dell'Ingegnare di Ivrea.
Una confermava che l'ex corazzata di via Solferino s'apprestava a imbarcare il naufrago dell'esecutivo Monti arrivava di lì a poco dell'intervista a Passera, a metà novembre 2013.
Il quotidiano ormai di casa Agnelli, ma bazoliano d'indole politica, pubblicava un editoriale del condirettore Lucio Fontana che prevedendo la "deflagrazione del centro destra" (uscita di Alfano dalla Casa delle libertà ) finiva con un invito sibillino quanto scoperto verso chi intendeva fare il suo appello: "Per l'Italia moderata che si è riconosciuta in quell'esperienza inizia una traversata del deserto, con una meta forse impossibile da raggiungere. Chi ha idee e coraggio sa che è il momento di prendersi le proprie responsabilità ". E a rinforzare i sospetti sul binomio Corriere-Passsera provvedeva una cover story sul magazine di famiglia "Sette", affidato alla penna rosa di Camilla Baresani.
Del resto un the nel deserto non si nega a nessuno in questo paese del Banana (marcito) e dei banani in fiore. Nemmeno ad Airo-ne Passera.
2. PRONTO IL PARTITO DI PASSERA ANTEPRIMA TRA GLI IMPRENDITORI "UNO SHOCK CONTRO IL DEGRADO" - L'EX MINISTRO: NEI PROSSIMI GIORNI L'ANNUNCIO
Andrea Montanari per "la Repubblica"
«Uno shock per non far scivolare il Paese nel baratro. Si può». Corrado Passera torna in campo italianizzando il motto Yes we can, lo slogan della prima campagna elettorale di Barak Obama per la corsa alla Casa Bianca. Il nuovo movimento politico dell'ex ministro dello Sviluppo economico del governo Monti è ormai pronto.
«Lo annuncerò nei prossimi giorni» - ha anticipato ieri l'ex ministro illustrando il suo progetto a un gruppo selezionato di manager, imprenditori, economisti, banchieri riuniti a porte chiuse dal club Ambrosetti in un grande albergo del centro di Milano. La cornice era quella degli incontri del ciclo Economic Indicator.
Le prime sfide del ritorno politico di Passera sono tre. Ridisegnare la macchina dello Stato per tornare ad attirare gli investimenti esteri. Progettare un nuovo welfare. Una nuova legge elettorale a doppio turno per far tornare agli italiani la passione per la politica.
«La sfida all'antipolitica si vince puntando sulla qualità dei candidati - spiega Passera al termine dell'incontro - Se in lista si candidano persone non di valore, la gente vota da un'altra parte o non vota nemmeno perché non ha più fiducia nella politica. Il mio progetto è una legge elettorale a doppio turno. Con collegi molto piccoli e liste ridotte al minimo. Possibilmente composte anche da un solo candidato. Nel primo turno si presentano tutti per coinvolgere il massimo numero di elettori. Nel secondo si possono formare le coalizioni».
Ad ascoltare la conferenza dell'ex banchiere e manager, poi ministro con Monti, ci sono nomi dell'economia e della finanza. Tra gli altri, l'amministratore delegato del gruppo Hewlett-Packard Stefano Venturi. Il presidente e ad di Guala Closures Marco Giovannini. Il numero uno del gruppo editoriale De Agostini Alessandro Belloni. L'amministratore delegato di General Electric Italia Sandro De Poli. Ma anche banchieri come Andrea Soro, responsabile per l'Italia e il Sud Europa di Royal Bank of Scotland. Il direttore generale di Visa Europa Davide Stefanini. Quello della sede italiana del colosso bancario britannico Hsbc, Marzio Perelli, e John Stewart Crowe, dell'omonimo studio di consulenza contabile.
L'uscita dalla recessione è lenta. I volti dei manager sono preoccupati. Passera sfodera
subito il suo programma choc per dare una scossa all'economia. La prima missione è quella di riportare in Italia gli investimenti stranieri fuggiti all'estero. Per colpa delle troppe regole, del peso della burocrazia, dell'instabilità politica. La parola chiave, però, sembra essere qualità .
A cominciare dai nomi dei candidati da mettere in lista. «Un grande lavoro per mettere insieme proposte che rimettano in moto questo Paese, che non sono né di destra né di sinistra», aveva detto Passera due mesi fa al forum organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio, sul lago di Como. Nel quale aveva annunciato: «La squadra è ormai pronta».
Il vero battesimo di questo nuovo cantiere dei moderati è ormai solo questione di giorni. L'obiettivo di Passera sembra essere non solo raccogliere l'eredità del professor Monti, ma di allargare la base del consenso di questa nuova formazione a tutti gli scontenti che non si riconoscono nell'attuale scenario politico. Parlando dell'addio di Mario Monti a Scelta civica, Passera aveva detto: «Era il mio timore. Per questo, con grande sofferenza, ai tempi dissi di no a entrare in quel partito. In quel progetto è sicuramente mancato il coraggio della proposta radicale e la sufficiente novità della proposta politica».
Quel coraggio e quella scelta radicale che oggi l'ex ministro del governo Monti conta di aver messo nel suo progetto per un nuovo modello del Paese. In grado di contribuire ad arrestare il declino dell'economia italiana e ad iniziare a recuperare il tempo perduto.
Alla fine dell'incontro di ieri commenti tutti positivi. Sui volti era perfino tornato qualche sorriso. A guardare con interesse il progetto politico annunciato da Passera era stata nei mesi scorsi anche Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai, rimasta dentro Scelta civica dopo la scissione e tuttora sottosegretario ai Beni Culturali nel governo presieduto da Enrico Letta.
16 novembre 2013
Un nuovo duello mediatico-elettorale. Corriere della Sera contro Repubblica. I due quotidiani pronti a sostenere il "proprio" leader lungo la strada, lunga o corta che sarà , verso le prossime elezioni. E se non c'è alcun dubbio su quale sia il candidato del giornale diretto da Ezio Mauro - ossia Matteo Renzi - il sindaco che ha recentemente incassato il "bacio della morte" dell'editore, Carlo De Benedetti -, meno semplice è capire quale sia l'uomo di via Solferino.
L'uomo coraggioso - Basta però essere un po' smaliziati, come per esempio sono smaliziati Roberto D'Agostino e il suo Dagospia, per mettere insieme un paio di tasselli. Si inizia dall'editoriale del Corsera di oggi, sabato 16 novembre, firmato dal condirettore Lucio Fontana. Un fondo sulla "deflagrazione del centrodestra" dopo la scissione Berlusconi-Alfano, che si conclude così: Cosi', dopo aver riflettuto per un paio di mesi sul suo destino, l'ex banchiere ed ex-ministro dello Sviluppo ha deciso di rimettere fuori la testa con una lunga intervista che e' apparsa ieri sul Corriere della Sera,il giornale diretto da Flebuccio De Bortoli che senza particolari pudori si dedica a riabilitare i fantasmi della politica e, senza imbarazzo alcuno, riapre le sue pagine anche a chi come il sondaggista Mannheimer e' stato messo in disparte per presunti reati fiscali.
Mister Passera - Una risposta, forse, la si trova a pagina 13 della stessa edizione del Corriere: Corrado Passera. Ecco in taglio basso un articolo "sospetto" - "Passera, 50 esperti per la discesa in campo" - in cui si annuncia: "L'ex ministro potrebbe partire con una fondazione, poi un vero movimento politico". Quindi si citano i punti chiave del programma "coraggioso": pubblica amministrazione, giustizia, riforme economiche e internalizzazione. Il Corsera, da sempre, è stato vicino all'ex superministro Passera. Vedere nello stesso giorno un editoriale firmato dal condirettore e un pezzo che "lancia" Corradino può far sorgere qualche sospetto. E se il sospetto si rivelasse fondato, ecco che all'orizzonte potrebbe defilarsi il già citato duello mediatico-elettorale: Repubblica e Renzi contro Corriere della Sera e Passera.
Corrado Passera
7 gennaio 2013
"Si è persa una grande occasione, io credevo al progetto di una lista unica Monti sia alla Camera sia al Senato. C'è un grande mondo che non si riconosce né con la sinistra soprattutto se condizionata dalle componenti estreme, né con l'antipolitica né con Berlusconi. Avevo dato la mia disponibilità a candidarmi, senza pretese di ruoli presenti o futuri. Durante la riunione hanno prevalso le posizioni di Italia Futura, di Montezemolo, di Riccardi, di Casini. Ho preso atto e me ne sono tirato fuori, ma non farò mancare il mio sostegno a Monti". In una lunga intervista al Corriere della Sera Corrado Passera, ministro dello Sviluppo, spiega le ragioni che lo hanno spinto a "rompere" con il Proff. Lui non ha mai digerito il compromesso che ha messo insieme Monti,Casini & C. . "Non si è creata quella nuova formazione forte e chiara che io auspicavo ma un insieme di liste collegate che certamente faranno un buon lavoro, rimanendo però esposte alle vecchie logiche di corrente". Quando il direttore del Corriere della Sera gli chiede se abbia reagito così perché si è sentito un po' messo in disparte, lui risponde: "Monti mi aveva chiesto di assisterlo in un ruolo di coordinamento ma avevo legato l'accettazione al progetto di lista nuova e unica". Per quanto riguarda altre potenziali candidature come quella della Lega e del Pdl, Passera rispondo di non essere mai stato contattato.
Agenda più coraggiosa Secondo il ministro la salita in politica di Monti è stato un gesto di "coraggioso civismo. Ha Ha fatto ciò che era giusto, non quello che forse era per lui personalmente utile. Monti in questo senso è uomo di passione, non un freddo" ma quando il direttore del Corriere Ferruccio de Bertoli gli chiede se lui ritiene che tale scelta del presidente del Consiglio non sia una soluzione politica all'altezza di ciò che ha rappresentato il suo esecutivo, lui risponde: "à una buona sintesi". Passera spiega che avrebbe voluto un'Agenda più coraggiosa. E spiega: "Mi è dispiaciuto non rivedere richiamato con più forza, anche nei simboli, il concetto di Agenda per l'Italia, anche se sul tema dei contenuti sicuramente si sarebbe potuto lavorare a una piattaforma più completa. Siamo tutti d'accordo che non serve un Monti bis, ma un percorso di lavoro per i prossimi cinque-dieci anni che costruisca anche un modello di società nel quale i cittadini possano riconoscersi. Una società più dinamica, ma anche più coesa e dove il privato profit, il privato non profit e il pubblico condividano le responsabilità dello sviluppo sostenibile".
Niente tasse Secondo Passera dovrebbe essere più chiaro "l'impegno a unon aumentare la tasse, anzi a ridurli. " No, quindi, a una nuova patrimoniale. Alleggerire il carico fiscale per le famiglie con redditi bassi e con figli e per le imprese che investono in innovazione e internazionalizzazione e soprattutto che assumono, attraverso un nuovo contratto di inserimento e reinserimento da mettere a punto. La spesa pubblica va ripensata e tagliata con interventi strutturali profondi. Valorizzato lo sconfinato patrimonio pubblico formato da terreni, immobili, partecipazioni, crediti, al fine di trovare le risorse per lo sviluppo e facilitare la riduzione del debito. Ecco un capitolo sul quale il nostro governo non ha avuto il tempo, e forse la determinazione, per portare risultati soddisfacenti».E ancora: "Si deve fare sicuramente di più per i beni culturali e ambientali e a favore del terzo settore in tutte le sue forme; c'è un tessuto fitto e prezioso di economia sociale, di sussidiarietà , che forma un capitale sociale italiano ineguagliabile".
Famiglia, scuola, spesa pubblica Passera dice di condividere e apprezzare il richiamo alla centralità del ruolo femminile ma sul tema della famiglia obietta: "Si continua a sottovalutare l'enorme pressione che si accumula sulle famiglie a basso e medio reddito. Se una donna che vuole lavorare non riesce a trovare un asilo nido per i figli ogni discorso sull'occupazione appare inutile. Se non garantiamo servizi adeguati agli anziani non possiamo dirci un Paese civile. E lo stesso discorso vale per la scuola a tempo pieno, per la sanità di prossimità ". E ancora, per quanto riguarda l'apparato dello Stato: "Ripensamento totale di tutte le strutture intermedie, non solo le Province. Bilanci consolidati, certificati e confrontabili per ogni entità pubblica. Commissariamento, vero non finto, di ogni ente che non rispetta le regole; riduzione drastica di tutte le assemblee elettive locali e centrali. Si può fare molto, molto di più di quanto non si creda per migliorare il nostro federalismo. Le resistenze incontrate anche dal nostro governo sono state formidabili, veti a tutti i livelli, spesso eravamo circondati da sguardi divertiti e poco indulgenti dei dirigenti pubblici, ma quando si riusciva ad ottenere qualche risultato, l'effetto positivo era perfino contagioso. Nella pubblica amministrazione ci sono tanti talenti e persone fiere di servire lo Stato. Dobbiamo dare loro fiducia con il buon esempio. Le Poste per me sono diventate una specie di metafora dell'Italia che in pochi anni può passare dalle ultime posizioni alle prime in Europa".
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