IL FUTURO E’ POCO MOBILE: MENO DI CINQUE PASSI FRA LA CASA E L’UFFICIO

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Maria Giulia Minetti per "la Stampa"

«Lavori online retribuiti», «Offerte di lavoro a casa», «Cerchi un lavoro da casa?», «Lavori a domicilio seri», «Fare soldi online subito», «Lavoro da casa internet» eccetera eccetera. Sono innumerevoli le proposte lavorative in rete che reclamizzano attività - all'apparenza sempre appetitose - da svolgere nei propri spazi privati, senza bisogno di andare in ufficio. Basta possedere un computer e le competenze necessarie e il gioco è fatto.

Delle tante rivoluzioni tecnologiche che negli ultimi decenni hanno cambiato la nostra vita, internet è certo la più sconvolgente. Per limitarci all'impatto che ha avuto sul lavoro del singolo, possiamo dire che moltissimi individui hanno scoperto l'inutilità di quello che sembrava un rito ineliminabile della loro vita: l'uscita di casa mattutina diretti in ufficio a guadagnarsi il pane.

Oggi chi svolge un lavoro intellettuale e non ha bisogno, per svolgerlo, d'essere sempre a contatto con un team, può tranquillamente decidere di rinunciare all'ufficio e restarsene a lavorare a casa. Di più: perfino il mitico «studio», quel locale casalingo che i professionisti adibivano a sancta santorum dove si richiudevano per finire il lavoro supplementare che si portavano a casa alla sera, o per «portarsi avanti» durante il week end, perfino quel mitico locale ha perso i suoi connotati di rifugio, di «doppio» domestico dell'ufficio, e si è per così dire «sciolto» nell'ambiente.

Il computer portatile consente a chiunque di accoccolarsi a lavorare dappertutto, in giardino se c'è una bella giornata, accanto alla tv, vicino ai fornelli tenendo d'occhio un piatto che non deve bruciare...

È questa, forse, la parte più interessante, per lo spettatore comune, della mostraevento firmata da Jean Nouvel che costituisce il clou del Salone del Mobile di quest'anno. Intitolata «Progetto: ufficio da abitare» coinvolge nella nozione di «ufficio» ogni spazio dove si lavori, dall'appartamento all'ufficio vero e proprio al capannone industriale.

Il proposito dell'architetto francese è d'infondere «il piacere di vivere» negli ambienti dove si lavora. Come? «Liberandosi di tutti i sistemi clonati e alienanti, progettando e pensando il lavoro in modo alternativo, creando spazi carichi di umanità, pieni di storia e di oggetti, insomma, luoghi piacevoli».

Un'impostazione che tende a eliminare le differenze progettuali tra arredi per uffici e arredi domestici (l'eliminazione delle barriere è una costante, un trend inarrestabile dell'arredo contemporaneo, che ha fuso cucina e sala da pranzo, salotto e giardino, ha sostituito le solide pareti delle varie stanze con i cartongessi flessibili dei loft, che Doppio uso Di Starck per Cassina il sistema Living MyWorld per usi sociali e professionali ha usato per le abitazioni le luci pensate per le strade ecc.), e l'eliminazione delle differenze tra arredi domestici e arredi da ufficio si esprime sia dotando mobili casalinghi di «prolungamenti» funzionali al lavoro (come - vedi sopra - il divano di Philippe Starck per Cassina), sia adottando nell'arredo domestico mobili pensati per l'ufficio e viceversa (vedi le sedie di Cappellini e la scrivania di Emmanuel Gallina per Colé).

Per lo spettatore comune, dicevamo, la parte più interessante della rassegna di Nouvel è quella che riguarda la transustanziazione della casa in ufficio, ovvero: la casa resta casa pur essendo diventata un luogo di lavoro. Oltre a mobili nuovi, l'architetto francese esorta a cercare nella vasta, geniale produzione «designeristica» delle maggiori aziende italiane, che già da tempo offrono arredi intercambiabili e felicemente integrabili anche agli ambienti più classici. Come vedrete coi vostri occhi visitando l'esposizione.

 

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