DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Gianluca Di Feo per la Repubblica
angelino alfano saluta luigi marroni della consip
Consip è la centrale acquisti della pubblica amministrazione. Opera nell' esclusivo interesse dello Stato". Bisogna ripartire dai principi per non perdere di vista il cuore della questione, superando la valenza politica del dibattito al Senato e delle turbolenze nella maggioranza che sostiene il governo Gentiloni.
Consip è stata concepita come una rivoluzione, l' arma finale per combattere gli sprechi e debellare le camarille degli appalti: un' unica struttura che decide tutta la spesa pubblica, abbassando i costi ed eliminando gli accordi oscuri.
Trasparenza ed efficienza sono le due parole chiave, ribadite come un mantra nei programmi del gran committente che ogni anno assegna commesse per decine e decine di miliardi. Già, ma come sono stati scelti gli uomini al vertice di Consip? La distanza tra i buoni propositi e la triste realtà si è manifestata sin dagli inizi, riproponendo il meccanismo più nefasto della storia repubblicana: la lottizzazione. Dirigenti promossi più per la fedeltà a un partito o a un leader che non per il curriculum.
Prendiamo ad esempio Ferruccio Ferranti, amministratore delegato dal 2002 al 2005, che dieci anni dopo ha dichiarato ai magistrati: «La mia nomina è stata decisa dal ministro Tremonti e proposta da Gianfranco Fini, che conoscevo da tempo, fin dalla comune militanza nel Fronte della Gioventù e di cui ero rimasto amico, oltre che persona di fiducia».
Non è certo questa la premessa per imporre "l' interesse esclusivo dello Stato". E tra alti e bassi lo stesso copione si è ripetuto fino alla designazione di Luigi Marroni, manager senese con brillanti trascorsi internazionali e una decennale contiguità alla cerchia fiorentina di Matteo Renzi.
Tutti conoscevano questo sistema, tollerato e sostenuto da destra e sinistra. Ma nello scorso gennaio il re è infine apparso nudo. Perché se le responsabilità penali sono tutte da accertare, l' inchiesta su Consip aveva già allora portato alla luce una serie di episodi di indubbia gravità. Lo stesso Marroni ha messo a verbale una serie di incontri discutibili: dallo spicciafaccende fiorentino Carlo Russo a babbo Tiziano Renzi, dal vecchio amico dell' allora premier Filippo Vannoni all' onnipresente Denis Verdini.
Ha addirittura parlato ai pm di pressioni da parte di Renzi senior e di Verdini, definiti «arbitri del mio destino professionale». Ha poi precisato di non avere mai accolto le loro richieste e di essere stato «un muro di gomma», ma mai si è premurato di denunciare questi interventi.
Così come di fronte alle rivelazioni sull' indagine in corso, attribuite al generale Saltalamacchia, a Vannoni, al presidente di Consip Luigi Ferrara e al ministro Luca Lotti - che le ha smentite - ha avuto una sola preoccupazione: far bonificare il suo ufficio dalle microspie. Sono comportamenti compatibili con la guida di una società che decide appalti per decine di miliardi?
A gennaio le dimissioni di Marroni sono state respinte dal ministro Pier Carlo Padoan, titolare del Tesoro e quindi azionista unico di Consip, che in Parlamento ha scritto: «Non si trova in una condizione per la quale lo statuto della società contempli la decadenza».
filippo vannoni e matteo renzi
Precisando che la sua figura rispondeva ai requisiti di «autonomia e professionalità » previsti dalle regole di Consip: requisiti formali e legali, in contrasto con le aspettative di rigore per chi occupa incarichi di tale rilievo economico, a cui è stato demandato l' impegno di infondere efficienza e trasparenza nella spesa pubblica di tutto il paese.
Quella decisione è stata un errore politico, che ha costretto sabato scorso l' esecutivo a una rapida retromarcia facendo decadere l' intero cda di Consip e ha esposto ieri la maggioranza a un rischio parlamentare altissimo.
Ma è stato soprattutto un pessimo segnale lanciato alla cittadinanza, come se ancora una volta la politica non fosse capace di formulare un giudizio autonomo senza aspettare le conclusioni della magistratura, come se lo status di testimone congelasse qualunque valutazione sulle frequentazioni di Marroni e sul suo comportamento spregiudicato davanti alla fuga di notizie sulle indagini.
Adesso Gentiloni e Padoan possono trasformare l' errore in occasione e nominare al vertice di Consip personalità che offrano autonomia e professionalità assolute, e non solo quelle formalmente chieste nello statuto: figure lontane dagli interessi di partiti e cricche.
La missione di Consip è troppo importante per il futuro del Paese, perché dalla qualità della spesa pubblica dipende la vita quotidiana dei cittadini e dei servizi che ricevono. E se naufragasse per le beghe di una politica incapace di guardare al futuro, allora ci troveremmo davanti a un disastro nazionale.
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