LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Raccontano che ai piani alti delle banche il «no» secco della Consob non sia stato affatto gradito. La Commissione che vigila sulla Borsa ha sbarrato la strada all’ultimo tentativo degli istituti di credito di «fregare» i consumatori. La questione ruota attorno alla trasparenza delle informazioni da fornire al mercato in relazione ai bond, cioè le obbligazioni che le stesse banche emettono e poi vendono ai clienti.
Questione che si intreccia con la riforma dell’Unione europea sulle crisi bancarie, nota come «bail in», vale a dire il principio che estende ai correntisti e agli obbligazionisti il peso dei salvataggi bancari. Se un istituto farà crac, i clienti (azionisti, correntisti e obbligazionisti in diversa misura) d’ora in poi contribuiranno di tasca loro.
IL PRESIDENTE DELLA CONSOB GIUSEPPE VEGAS
Ragion per cui, devono aumentare le informazioni da fornire al pubblico in modo che i clienti siano più consapevoli sui pericoli che corrono investendo i loro quattrini allo sportello. E proprio su questo terreno si è consumato lo scontro tra la Consob e l’Abi, l’associazione degli istituti. Che ha provato a far cancellare da una bozza di provvedimento l’obbligo di inserire nei documenti relativi alle offerte di bond il «credit spread», una sorta di spia sul rischio di credito, cioè la possibilità che un titolo non venga rimborsato.
In buona sostanza, il giro di vite della Commissione - arrivato parallelamente alla direttiva di Bruxelles sui fallimenti bancari - mira ad aumentare le tutele per il mercato, obbligando i banchieri a mettere in guardia i consumatori. Il carteggio che Libero ha potuto consultare è pieno di tecnicismi, ma il peso «politico» della presa di posizione dell’authority presieduta da Giuseppe Vegas è di rilievo.
Anzitutto per il valore del business: i dati della Banca d’Italia dicono che a fine 2014 c’erano in circolazione obbligazioni bancarie pari a 724 miliardi di euro. Soldi che, di fatto, i clienti prestano agli istituti a caccia di liquidità e che ora sono meno garantiti di prima. Non tutti questi titoli verrebbero coinvolti negli eventuali salvataggi (le regole Ue escludono alcune categorie dai «bail in»), ma la maggior parte sì.
Tuttavia, è assai probabile che oggi la quasi totalità dei possessori di bond bancari siano all’oscuro della novità. Senza dimenticare che pure chi ha azioni o depositi superiori a 100mila euro verrebbe coinvolto nel salvataggio di un istituto. Una rivoluzione copernicana. Non a caso, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha ricordato che «gli investitori devono essere consapevoli dei rischi sottostanti il nuovo sistema di gestione delle crisi».
La spia sul credit spread pare andare proprio nella direzione suggerita da via Nazionale. Le banche, però, ritengono che la stretta sulle informazioni rappresenti un carico eccessivo in termini di procedure e adempimenti interni, quindi costi in più, ma la Consob è stata irremovibile. E (forse) sta giocando di sponda con Bankitalia. Visco ha parlato il 27 maggio in occasione dell’assemblea annuale di palazzo Koch, mentre la lettera di Vegas spedita a palazzo Altieri era stata firmata sei giorni prima. Ipotizzare un’azione congiunta delle due authority finanziarie non è azzardato.
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