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Mario Gerevini per il "Corriere della Sera"
Il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, ha scritto al consiglio di amministrazione di Seat Pagine Gialle una lettera chiedendo che venga letta durante l'assemblea di martedì prossimo. Si tratterebbe, secondo quel poco che filtra, di una ricostruzione dell'operato del manager quando fu consigliere della società dal 2004 al 2009.
Da quanto si apprende, un'altra lettera, per tutt'altri motivi, è stata inviata venerdì al vertice dell'azienda dalla Consob che chiederebbe una risposta entro domani sera: la Commissione vuole sapere perché l'azione di responsabilità non è stata estesa anche ai sindaci (in carica da 12 anni).
Dopodomani l'assemblea ordinaria e straordinaria di Seat Pagine Gialle non sarà un appuntamento qualsiasi. La straordinaria, con l'incognita quorum al 20%, delibererà sul piano di ristrutturazione finanziaria che accompagna il concordato preventivo al quale l'azienda è stata ammessa la scorsa estate.
L'ordinaria (a maggioranza semplice) guarderà indietro, al passato. Segnerà un precedente perché è la prima volta che viene portata al voto dei soci un'azione di responsabilità che copre un arco temporale così lungo (2003-2012), rivolta a così tanti e illustri ex consiglieri (17) e con un danno ipotizzato (2,4 miliardi) così elevato.
Gli atti di gestione che avrebbero danneggiato la società sono messi in fila in un documento degli avvocati Fabio Franchini, Ettore Maria Negro e, per la parte contabile, Paolo Agrifoglio: l'acquisizione del 2003 con successiva distribuzione di 3,6 miliardi di dividendo straordinario; l'acquisto per 148 milioni e la rivendita pochi mesi dopo per 47,8 milioni della società internet tedesca Wlw; la ristrutturazione del debito nel 2011-2012.
Ogni ex consigliere (soprattutto i rappresentanti dei fondi di private equity Cvc, Investitori Associati, Permira e Bc Partners) è chiamato in causa per il periodo del suo mandato, solo quattro sono stati sempre presenti e dunque indicati come responsabili per tutti i profili del presunto inadempimento ai loro doveri: il presidente Enrico Giliberti, Lino Benassi, Dario Cossutta e Luigi Lanari.
A Gros Pietro, che era un indipendente, viene "addebitata" insieme ad altri l'operazione Wlw. Inoltre l'ex presidente dell'Iri, dell'Eni, di Atlantia, attuale membro del board Fiat e di altre società quotate, era presidente del comitato per la remunerazione quando l'ex a.d. di Seat, Luca Majocchi, nel 2009 lasciò l'incarico incassando 10 milioni (di cui 5 di patto di non concorrenza) mentre l'azienda perdeva centinaia di milioni. Operazione molto criticata nella relazione all'assemblea. Su Wlw Gros Pietro darà , nella lettera, la sua versione ai soci, forse anche sull'emolumento a Majocchi.
La Consob intanto è ritornata alla carica sui sindaci. Perché - chiede in una lettera al presidente Guido de Vivo - sono stati graziati dall'azione di responsabilità ? In effetti sono in carica da 12 anni e hanno condiviso tutte le scelte gestionali del vecchio management ora contestate. Tant'è che sono contrari all'azione contro gli ex cda. Risposta entro domani.
Sullo sfondo resta una questione dimenticata. Nel giugno 2012 prima di lasciare Seat i fondi di private equity integrarono all'ultimo l'ordine del giorno dell'assemblea di allora con una manleva totale per sindaci e consiglieri e con la delibera (poi approvata) che impegnava la società a non promuovere azioni di responsabilità .
Nessuno finora ha rivendicato quella delibera e la sua efficacia. La questione è aperta e non è di poco conto. Insomma la carne al fuoco è tanta e anche il ruolo dell'amministratore delegato, Vincenzo Santelia, potrebbe essere oggetto di discussione. I manager dei fondi che gestirono Seat finora non sono usciti allo scoperto.
Ma la loro linea è abbastanza chiara: abbiamo fatto tutto - sostengono - nel rispetto delle regole e degli interessi dell'azienda, in base al contesto di business e di mercato conosciuto ogni volta che venivano prese le decisioni. E anche sulla base dei suggerimenti e degli studi predisposti dai consulenti.
Tra questi c'era la Bain & Co. per i piani industriali. E Santelia è stato uno dei dirigenti Bain più vicini al cliente Seat. Appare contraddittorio, secondo i fondi, vederlo ora dall'altra parte della barricata così risoluto, insieme al giudice delegato Giovanna Dominici e al commissario giudiziale Enrico Laghi, nel procedere all'azione di risarcimento danni.
Ci sono segnali, insomma, di una vicenda che potrebbe inasprire molto i toni dello scontro. Va detto, tuttavia, che le contestazioni alla vecchia gestione sono centrate quasi esclusivamente sulle operazioni finanziarie (con relativi, enormi, costi di consulenza) e non sulle scelte industriali.
Ma l'assemblea di dopodomani non è solo rivolta al passato. Può essere una svolta per Seat perché se passa, in sede straordinaria, il piano di risanamento legato al concordato l'accordo con i creditori è a portata di mano.
E' necessario un quorum costitutivo e deliberativo del 20%, una scommessa considerato che il capitale è molto frammentato e il principale azionista (la Carisma di Cagnoli, ex Bain & C.) possiede meno del 3%. In Seat, tuttavia, si respira un certo ottimismo. Tutto il gruppo, dai dirigenti agli impiegati alla rete di vendita, ha fatto quadrato in questi mesi e si è mobilitato per far camminare un'azienda che anche l'anno scorso, quando è scattato il concordato, ha prodotto 90 milioni di margine lordo (ebitda).
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