siae soundreef

E COSÌ SIAE! - IL MERCATO DEL DIRITTO D’AUTORE IN ITALIA È STATO LIBERALIZZATO, MA SOLO IN TEORIA: L'AGCOM RIVELA CHE SIAE CONTINUA A DETENERE IL 99.2% DEI DIRITTI SULLE OPERE DEGLI AUTORI DI OPERE MUSICALI, MENTRE "SOUNDREEF" SI FERMA ALLO 0.8% - NEL 2023, LA SOCIETA' CHE AVREBBE DOVUTO RIVOLUZIONARE IL DIRITTO D'AUTORE HA PERSO 2,8 MILIONI DI EURO, L’ATTIVO PATRIMONIALE SI È DIMEZZATO IN UN ANNO, DA 9,1 A 4,4 MILIONI - LA LISTA DEGLI ARTISTI CHE SI ERANO AFFIDATI A SOUNDREEF MA SONO TORNATI IN SIAE: FEDEZ, SFERA EBBASTA, J-AX...

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Da http://www.lettera43.it

 

siae soundreef

Se quello di Agcom non è uno sgambetto ai piani finanziari di Immobiliare.it, poco ci manca. Qualcuno legittimamente si chiederà: cosa c’entra l’Authority delle comunicazioni con la più nota piattaforma digitale dell’intermediazione sul real estate in Italia?

 

C’entra, perché la Società per azioni della compravendita di case è azionista al 62,36 per cento di Soundreef Spa, azienda milanese con sede in Via Manzoni, che attraverso la controllata Soundreef Ltd Uk si occupa della gestione dei diritti d’autore nel settore musica.

 

La holding meneghina, invece, sviluppa direttamente la tecnologia per il monitoraggio, la raccolta e la distribuzione royalty ed era arrivata sul mercato tra squilli di trombe e rulli di tamburi con l’obiettivo di sfruttare la fine del monopolio nel comparto e scardinare così la posizione dominante di Siae, l’antica Società italiana degli autori ed editori, ente pubblico economico che esiste dal 1882.

 

La delibera dell’Agcom sulla valutazione della rappresentatività nei diritti d’autore

siae soundreef

Ma cosa ha deciso l’Agcom? Con una delibera di fine maggio dedicata alla valutazione della rappresentatività, in riferimento al 2024, degli Organismi di gestione collettiva (Ogc) e delle Entità di gestione indipendenti (Egi) dei diritti d’autore, ha certificato che Lea ha avuto un peso tutt’altro che rilevante nel ramo autori di opere musicali: Siae infatti domina al 99,2 per cento e il restante 0,8 è andato alla no-profit Liberi editori e autori che è stata liquidata proprio l’anno scorso e dal 2025 sostituita da Soundreef Ltd Ireland, cui l’altra controllata inglese di Soundreef ha assegnato l’intermediazione dei diritti degli iscritti in Italia. Insomma, la montagna ha partorito il topolino. Si tratta dei primi numeri ufficiali che arrivano dall’Authority.

 

DAVIDE D'ATRI DI SOUNDREEF

Ma soprattutto, a valle del nuovo quadro normativo introdotto in Italia dalla direttiva Ue 790 del 2019 sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale e a seguito del regolamento della stessa Agcom di un anno fa, che disciplina i criteri di rappresentatività degli Organismi di gestione collettiva, l’autorità ribadisce quanto già espresso sin dal 2023, ossia che in un regime di concorrenza è «fondamentale la disponibilità di parametri obiettivi condivisi per stabilire i rapporti di forza tra i diversi soggetti operanti nel mercato, certificando in maniera univoca, a cadenza periodica, quella che debba essere considerata la “quota di mercato” di ciascun soggetto in un determinato settore di intermediazione». E ancora «la concessione delle licenze deve avvenire a condizioni economiche ragionevoli e proporzionate al valore economico dell’utilizzo dei diritti negoziati e alla rappresentatività di ciascun organismo di gestione collettiva».

 

davide d'atri soundreef

L’Autorità conferma che il criterio del calcolo della rappresentatività – applicato per la prima volta nel 2024 – ha una valenza generale: determina la rappresentatività degli organismi di gestione collettiva (Ogc) e serve a individuare, per ciascuna categoria di titolari di diritti, i tre soggetti più rappresentativi, abilitati a stipulare accordi di licenza per lo sfruttamento delle opere, accordi che producono effetti anche nei confronti di altri titolari non associati (i cosiddetti “apolidi”) o di altri organismi del settore. Per il 2024, il calcolo è stato effettuato in via transitoria sulla base della media annua dei compensi incassati negli ultimi tre anni. Tuttavia, questo metodo è stato esplicitamente definito dall’autorità stessa come una tantum e utilizzato per garantire una prima applicazione rapida del nuovo sistema.

 

SIAE

A partire dal 2025, l’Agcom applicherà un metodo strutturalmente diverso, basato sull’effettivo utilizzo delle opere da parte degli utilizzatori. Questo nuovo approccio mira a riflettere in modo più accurato il reale impatto di ciascun organismo sul mercato, superando i limiti del metodo fondato sui soli incassi. L’Autorità, inoltre, ribadisce che nel 2024 il sistema è stato non vincolante: qualora, nell’ambito di una negoziazione, un utilizzatore e una collecting siano in grado di fornire dati analitici sull’effettivo impiego del repertorio, questi potranno prevalere sugli indicatori generali. In altre parole, sarà possibile dimostrare concretamente il proprio ruolo nel mercato anche al di fuori del calcolo standard.

 

In ogni caso, la valutazione dell’autorità suona come uno stop alle ambizioni della galassia Soundreef. Va detto che il regime di concorrenza nel comparto, cui fa riferimento l’Authority delle comunicazioni, è stato formalmente sdoganato nel 2017 con un decreto legge che recepiva la celebre ‘direttiva Barnier’ del 2014, ma sostanzialmente teneva ancora chiusa la porta alle Entità di gestione indipendente (Egi) con scopo di lucro. Già due anni prima Soundreef Spa, fondata dal Ceo Davide D’Atri, aveva acquisito il 100 per cento della già citata Soundreef Ltd Uk, azienda britannica costituita nel 2011. Poi, nel 2018, ecco Immobiliare.it: entrò all’inizio con il 9,99 per cento nel player dei diritti d’autore musicali per salire via via fino al 62 per cento.

SIAE

 

L’altra svolta nel comparto, però, è arrivata l’anno scorso con la totale liberalizzazione del mercato: a marzo del 2024 la Corte di giustizia Ue ha interpretato la direttiva Barnier sulla libera prestazione dei servizi e ha sancito la completa apertura del settore dei diritti d’autore a soggetti indipendenti (anche le Egi con scopo di lucro, appunto), scardinando il duopolio che vedeva protagonisti proprio Siae e il già citato Organismo di gestione collettiva Lea.

 

La sentenza della Cgue originava da un contenzioso tra la stessa Lea e la piattaforma web con sede in Lussemburgo Jamendo, che licenzia e distribuisce opere musicali indipendenti. Nel frattempo Lea, nel 2018, era subentrata nella gestione degli associati Soundreef in accordo con quest’ultima, ma giusto l’anno scorso, come detto, è stata liquidata e la holding di D’Atri ne ha preso il posto nel management diretto, beneficiando appunto dell’apertura del mercato anche alle Egi con scopo di lucro.

 

SALVO NASTASI SIAE

La delibera dell’authority ridimensiona adesso le ambizioni della società milanese, che finora in molti casi ha imposto per l’utilizzo delle opere musicali tariffe alquanto alte se rapportate alla quota di catalogo rappresentata. «Se Siae dovesse, in proporzione alla sua quota di catalogo, fissare tariffe al livello di Soundreef, nessuno potrebbe più fare eventi musicali e riprodurre in pubblico opere coperte dai diritti. Le tariffe dovrebbero essere commisurate alla rappresentatività», spiega a Lettera43 una fonte vicina al dossier.

 

La società di D’Atri ha fatto leva sulla liberalizzazione e su guadagni più elevati usati, secondo i critici, come specchietto per le allodole per attrarre autori ed editori. E dall’altra parte ha imposto aggi molto salati ai titolari dei diritti. Entrando nel dettaglio, sull’online Siae è al’8 per per cento contro il 19 per cento, su radio-tv all’11,5 per cento contro il 19 per cento, sulla copia privata al 3 per cento di Siae fa da contraltare il 10 per cento di Soundreef. Adesso, però, Agcom ha fissato dei paletti nel bilanciamento di interessi tra chi crea un contenuto e chi lo sfrutta legittimamente per eventi e altri scopi commerciali.

 

fedez

Eppure sembrava, a un certo punto della storia, che Soundreef, con il proprio avvento, potesse fare sfaceli e rivoluzionare il panorama della gestione dei diritti d’autore. In effetti, in Rete si trovano molte pagine con messaggi encomiastici e una certa enfasi, quasi motivazionale, attorno al lavoro di D’Atri e alle chance di mercato che Soundreef aprirebbe a beneficio di autori ed editori. Toni che lo stesso protagonista alimenta attraverso una narrazione certamente legittima, ma stridente con i numeri veri. I conti della Spa meneghina infatti, nonostante le percentuali di spettanza, sono tutt’altro che floridi.

 

Lettera43 ha potuto consultare l’ultimo bilancio, relativo all’anno 2023 e le perdite di esercizio ammontano a 2,8 milioni di euro, che si sommano a 10 milioni di rosso portati a nuovo, ossia trascinati dalle annualità precedenti. L’attivo patrimoniale si è praticamente dimezzato in un anno, da 9,1 a 4,4 milioni, ma il patrimonio netto è salito da poco meno di 15 mila a 360 mila euro per la conversione in azioni di un prestito obbligazionario deliberato nel giugno 2022. [...]

 

Bisognerà ora vedere come inciderà la decisione Agcom su queste prospettive. Ancor più interessante, comunque, è leggere la relazione al bilancio che prende atto del rosso e spiega che «i volumi di business nell’attuale fase non consentono ancora il raggiungimento di una redditività sufficiente ad assicurare l’integrale copertura dei costi». Tuttavia la società «intende continuare a investire nelle proprie partecipate nella prospettiva di accrescere la propria quota di mercato» fino a guadagnare l’equilibrio economico e finanziario. Si punta proprio sulla controllata londinese, prevalentemente impegnata nelle attività di raccolta dei diritti radio e tv, online, mechanicals, live e copia privata, e sulla milanese Soundreef Media Service Srl, impegnata nella raccolta di diritti per la musica in store.

Laura Pausini 30 World Tour

 

E si spera nel break even l’anno prossimo, ma servono sempre risorse fresche: quindi nel frattempo azionisti e potenziali altri finanziatori devono mettere mano al portafogli. Tanto che la nota parla di «significativa incertezza sulla continuità aziendale». Dal canto suo, il socio di maggioranza, Immobiliare.it, pare mantenere la volontà paziente di supportare quella che considera ancora una start-up, concedendo al piano strategico del gruppo 2024-2027 il tempo che serve perché maturi i suoi effetti. Intanto, però, il player delle compravendite di immobili ha dovuto tirar fuori 4,2 milioni soltanto tra il 2023 e il 2024, su un totale di 13,3 milioni, ma la sua partecipazione si è svalutata di 8,6 milioni dal 2018.

 

gli occhi del musicista enrico ruggeri 1

La grancassa intorno a Soundreef aveva convinto inizialmente molti artisti di grido a fare il salto della barricata, abbandonando Siae per la nuova collecting society. Tuttavia, poi si sono registrati passi indietro e ritorni anche clamorosi. Paradigmatico il caso di Fedez che nel 2016 aveva scatenato una guerra contro la Società italiana autori ed editori per tornare all’ovile a novembre del 2023.

 

Alla Spa milanese si affidano comunque nomi di calibro come Laura Pausini (per l’online e la radio-tv), Enrico Ruggeri, Giovanni Allevi, per citarne alcuni. Ma nel frattempo sono rientrati in Siae artisti come Sfera Ebbasta o J-Ax, che inizialmente avevano creduto nella collecting di D’Atri, forte pure di un vantaggio tecnologico, tipico di una “nativa digitale”, su cui Siae ha poi via via recuperato terreno, soprattutto durante la pandemia. «Avevano promesso di sbaragliare il mercato, ma evidentemente non è stato così», riflette la fonte. [...]